Un ragazzo all'Artistico mi aveva fatto dispetti per quasi un anno.
Poi scoprii in seguito che era innamorato di me [sono lenta in queste cose].
Per conquistarmi fece una cosa che fino ad ora resta il gesto più romantico che mi abbiano mai rivolto.
Aveva scritto una poesia per me - veramente bella tral'altro - e se l'era fatta tradurre in giapponese [all'epoca ero molto fissata per il Giappone] da un giapponese di piazza Duomo, quelli che fanno i quadri o robe simili. Era stato lì cinque ore a farsela tradurre, in piedi. Il risultato furono due pergamene lunghe ognuna mezzo metro. Me le consegnò un pomeriggio, assieme alla traduzione ed alla dichiarazione scritta in bella grafia e racchiuse in una lettera che ancora conservo. Ricordo di quanto si fosse dannato perchè il giapponese non capiva molto bene e sperava che avesse scritto tutto giusto.