Caos e tensione nella città calabrese di Rosarno dove da ormai due giorni è in corso una violenta protesta di immigrati africani. Dopo la guerriglia urbana e gli scontri di ieri con le forze dell'ordine, gli immigrati sono tornati in strada per manifestare già da questa mattina, chiamando a raccolta tutti gli immigrati della Piana di Gioia Tauro. In duemila circa, secondo i primi dati diffusi dalla polizia, si sono radunati davanti al comune di Rosarno, protestando, alcuni con spranghe e bastoni, e chiedendo di poter incontrare il commissario prefettizio del Comune. Dopo alcune ore e dopo aver parlato, come richiesto, con il commissario prefettizio al quale hanno chiesto migliori condizioni di vita e un maggiore controllo nelle strutture che li ospitano, gli immigrati si sono allontanati dal Comune per dirigersi verso il centro della città. "La situazione è grave, è pesante" ha detto il commissario del Comune che ha incontrato la delegazione di immigrati. "Ho detto loro - ha aggiunto - di non confondere l'azione delinquenziale di pochi dalla disponibilità della maggioranza degli abitanti di Rosarno. Ora la situazione è grave perché un qualsiasi altro incidente potrebbe innescare nuove tensioni". La tensione nella città resta alta e le forze dell'ordine schierate.
A far esplodere la protesta è stato il ferimento, ieri, di due immigrati con alcuni colpi sparati da sconosciuti con un fucile ad aria compressa. Uno dei feriti è un immigrato del Togo con lo status di rifugiato politico e un regolare permesso di soggiorno, come molti degli extracomunitari che partecipano in queste ore alla protesta. Costretti a vivere in strutture fatiscenti e in condizioni igienico sanitarie inaccettabili, gli immigrati della zona sono perlopiù lavoratori stagionali agricoli, sfruttati dalla criminalità organizzata. "Subiamo continuamente atti di intolleranza - ha dichiarato Sidiki uno degli immigrati - ma noi siamo lavoratori onesti che vengono qui solo per guadagnarsi il pane e non diamo fastidio a nessuno. Piuttosto, sono intollerabili le condizioni in cui ci fanno vivere perché avremmo bisogno di più igiene e dignità".
Il bilancio degli scontri scoppiati ieri è di 34 feriti, sette extracomunitari arrestati, una città messa a ferro e fuoco con danni alle automobili e cassonetti incendiati, scuole e negozi chiusi. Nel corso dei disordini i manifestanti hanno lanciato pietre contro una troupe del TG2 e diversi cittadini sono rimasti coinvolti nelle proteste, riportando ferite. Per gli investigatori, allo stato delle indagini la ‘ndrangheta non sarebbe responsabile della sparatoria che ha acceso la miccia, ma non è possibile escludere che quei colpi contro gli immigrati siano stati premeditati per sviare l'attenzione della giustizia e della politica dalla bomba a Reggio Calabria.
Gli abitanti di Rosarno sono sul piede di guerra.
Oggi un cittadino ha sparato in aria due colpi di fucile nel tentativo di far allontanare un gruppo di immigrati che si era radunato davanti alla sua abitazione. Gli immigrati sono poi entrati in casa dell'uomo, dove c'erano la moglie e i due figli, urlando e protestando per poi allontanarsi spontaneamente. Gli stessi cittadini sembrano intenzionati ad organizzare per le prossime ore una contromanifestazione di protesta davanti al Municipio.
Intanto una nota del ministero dell'Interno annuncia la creazione, oggi stesso, di una task force presso la prefettura di Reggio Calabria composta dal ministero dell'Interno, da quello del Lavoro e dalla Regione Calabria, che avrà il compito di 'affrontare la questione non solo dal punto di vista dell'ordine pubblico, ma anche per quanto riguarda gli aspetti legati allo fruttamento del lavoro nero e all'assistenza sanitaria'. In un intervento nel corso della trasmissione Mattino 5, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha imputato la rivolta al fatto che "in tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, una immigrazione clandestina che da un lato ha alimentato la criminalità e dall'altro ha generato situazioni di forte degrado come quella di Rosarno" dove, ha poi continuato Maroni "stiamo intervenendo con i mezzi e i tempi necessari. Inoltre, abbiamo per ora posto fine agli sbarchi di clandestini a Lampedusa e a poco a poco riporteremo alla normalità le situazioni".
Dichiarazioni che hanno provocato la reazione del segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che si trova a Reggio Calabria per incontrare i vertici della Procura generale della città dopo l'attentato di domenica scorsa: "Mi dispiace molto - ha detto Bersani - che il ministro dell'Interno Roberto Maroni non abbia perso l'occasione anche stavolta di fare lo scaricabarile sull'immigrazione clandestina. Vorrei ricordagli che subiamo anche danni, in vigenza, di una legge che si chiama Bossi-Fini. È ora che se lo ricordi anche il ministro". Bersani ha poi dichiarato che "per i fatti di Rosarno dico che in queste ore è necessario intanto fare calmare le cose.Bisogna però andare alla radice. Lì c'è mafia, sfruttamento, xenofobia e razzismo".
Un appello accorato è stato lanciato dal deputato del Pd Jean-Léonard Touadi, che si è rivolto agli immigrati per dire: "Lancio un appello ai migranti sudanesi, ivoriani, senegalesi, congolesi presenti a Rosarno: i motivi della vostra sofferenza non devono portarvi a compiere gesti di violenza urbana. Così facendo - ha detto il parlamentare - otterrete il risultato opposto, impedendo di capire le ragioni del vostro disagio. Quanto accaduto giovedì sera a Rosarno non deve più ripetersi. Mi ritrovo nelle parole del Presidente Loiero, il quale giustamente mette in evidenza che le vittime sono sia gli abitanti di Rosarno, allarmati per la situazione che si è determinata giovedì sera, che gli immigrati sfruttati e vessati dalla criminalità organizzata. Inoltre - conclude Touadi - mi metto a disposizione delle autorità locali calabresi per stabilire un contatto dialettico con le comunità di immigrati presenti in zona e chiedo al Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di non sottovalutare la drammatica condizione di sfruttamento dei lavoratori stranieri".
Don Pino de Masi, Vicario Generale della Diocesi di Oppido-Palmi e referente di
Libera per la Piana di Gioia Tauro, in una nota commenta così la rivolta degli immigrati a Rosarno:"Le proteste di ieri hanno sconvolto tutti per le modalità con cui sono state condotte e pur non giustificando nessuna azione violenta, sbagliata di per sé, ci rendiamo contro che era solo questione di tempo. Non si possono far vivere le persone come animali e pensare che non si ribellino. Qui è in corso una vera emergenza sociale. Quello che è accaduto a Rosarno è frutto della mancanza di una pianificazione adeguata per i lavoratori stagionali e della totale assenza di una politica dell'integrazione.
"Nella piana-prosegue Don Pino de Masi - ci sono circa 2000 immigrati africani che si accalcano per dormire la notte tra un'ex-cartiera in disuso e un immobile dell'ex-Opera Sila. Se qualcuno del governo centrale o della regione vedesse in che condizioni vivono, senza nulla, senza servizi, luce, acqua, alimenti o riscaldamento non si stupirebbe di quanto è accaduto. Immigrati che sono sotto minaccia continua dei caporali che li rendono di fatto "invisibili", vulnerabili e soli". "Confido nella popolazione degli abitanti della Piana- conclude Don Pino de Masi di Libera- che hanno un animo buono e conoscono la situazione di questa gente ma è necessario che le autorità si assumano la responsabilità di una situazione che necessita di giustizia prima ancora che di carità.
Il capogruppo alla Camera dell'Italia dei valori, Massimo Donadi ha dichiarato invece: "Noi non vogliamo negare che esista un problema legato all'immigrazione clandestina, il punto, semmai, è che questo governo non fa nulla di serio per contrastarlo. Ma questo problema è l'equivalente di una pagliuzza rispetto alla trave che Maroni ha nell'occhio ma non vede: i clandestini sono carne da lavoro nelle mani delle mafie che li sfruttano ai limiti del disumano per la prostituzione, per lo spaccio della droga e nel Sud come semischiavi di un nuovo caporalato".
La posizione del ministro Maroni è pienamente condivisa da Ignazio La Russa che afferma: "Troppa tolleranza verso i clandestini. Lo Stato ha il dovere di fare rispettare le leggi, di fare rispettare le regole. Non può esserci tolleranza, specie per chi usa la violenza in maniera così evidente, per il solo fatto che è un immigrato. Anzi - ha aggiunto La Russa - credo che il degrado sia proprio derivato dalla troppa tolleranza nei confronti dell'immigrazione clandestina di questi ultimi anni".
La Fondazione Farefuturo di Gianfranco Fini, presidente della Camera, commenta invece così quanto sta accadendo nella città calabrese: "Bando ai buonismi e alle cose non dette: in Italia esiste la schiavitù. E più precisamente a Rosarno, cittadina di quindicimila abitanti nella piana di Gioia Tauro". Il magazine online definisce i circa 5.000 immigrati della zona "un popolo di disperati" che svolgono "un lavoro massacrante che gli italiani non vogliono più fare" e le "condizioni di lavoro e di vita di questa gente sono ben al di là del limite accettabile in un paese civile".
Aprileonline.info: Rosarno, la rivolta degli schiavi