NAIROBI - Calma relativa, ma molto tesa, durante la notte e stamani in Kenya, dove comunque appare certo che i morti nelle violenze post elettorali sono oltre 300. Mentre anche il presidente della Commissione elettorale esprime dubbi sulla vittoria contestata del presidente uscente, Mwai Kibaki, tutti attendono col fiato sospeso la giornata di domani, quando il leader dell'opposizione, Raila Odinga, ha convocato una manifestazione a Nairobi che la polizia ha proibito. Si teme una prova di forza: Odinga aveva detto l'altro ieri di attendere un milione di persone. Lo stallo politico appare totale. Odinga dice che l'elezione di Kibaki è frutto di un gigantesco broglio elettorale, e quindi non accettabile.
Forti dubbi sulla correttezza dello scrutinio sono avanzati peraltro da tutte le cancellerie mondiali: Usa, Gran Bretagna, Unione europea, Canada, Norvegia, Giappone e l'elenco potrebbe continuare. Samuel Kiwuito, il presidente della Commissione Elettorale (Kec), a quanto riporta il sito web del quotidiano 'Standard' - ma poi non ci sono state conferme - ha detto di non essere del tutto certo della vittoria di Kibaki, e di aver subito forti pressioni dall'entourage presidenziale. Dubbi analoghi erano stati espressi ieri da altri componenti la Kec. I capi della diplomazia britannica e statunitense hanno lanciato un forte appello alle parti perché cerchino un compromesso attraverso il dialogo; ma per ora appare difficile.
Da un canto Kibaki non è accettato come presidente; dall'altro il Capo dello Stato parla di elezione piena e corretta. Intanto effetto domino nella regione. In Uganda la benzina - che proviene dal Kenya - è quasi introvabile, e vola a prezzi da capogiro; mentre almeno 2.000 profughi keniani vi hanno cercato rifugio. La benzina, peraltro, scarseggia sempre più anche in Kenya, così come molti altri generi di prima necessità.
Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, e il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, hanno lanciato un appello ai dirigenti del Kenya, affinché "facciano prova di spirito di compromesso". Lo si legge in un comunicato congiunto.
Intanto il governo del presidente keniano Mwai Kibaki accusa il leader dell'opposizione Raila Odinga di incoraggiare la 'pulizia etnica' contro i kikuyo, principale gruppo etnico keniano, di cui fa parte lo stesso Kibaki, e che lo ha appoggiato in massa. E' quanto ha sostenuto in un'intervista alla Bbc il portavoce governativo Alfred Mutua.
Le accuse sono state respinte al mittente,e con gli interessi, da parte dell'entourage di Odinga, etnia Luo, la terza del Paese. La situazione in Kenya resta drammatica, anche se gli slum di Nairobi sono rimasti calmi nel corso della notte. Oltre 60.000 persone in fuga dai luoghi degli scontri, più di 300 morti, l'orrore degli arsi vivi (una cinquantina di persone, tra cui donne e bambini, nella chiesa di Eldoret, ovest del Paese), centinaia di feriti, saccheggi, devastazioni di ogni tipo che non si vede come si possano fermare.
La speranza è che l'azione decisa e congiunta di Washington e Londra in cui si chiede alle parti di cercare strade di riconciliazione possa avere effetto. Ma il problema è Kibaki: difficile un'intesa se lui non trova il modo di lasciare la carica di presidente, ora che dopo i dubbi di Ue, Usa, Gran Bretagna, Canada, Giappone e l'elenco potrebbe continuare sulla correttezza dello scrutinio presidenziale sembra (ma non ci sono conferme ufficiali) che perfino il presidente della Commissione Elettorale, Samuel Kivuito non sia più tanto certo che Kibaki -da lui proclamato vincitore- avesse davvero vinto, e parla di formidabili pressioni effettuate su di lui dall'entourage del presidente.
fonte: ANSA.it - SCONTRI IN KENYA, ACCUSE DI "PULIZIA ETNICA"
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