offésa s. f. [lat. off?nsa, der. di off?nd?re «offendere», part. pass. offensus]. – 1.a. Danno morale recato alla dignità di una persona (o di un’istituzione) con atti o con parole; l’atto stesso o le parole con cui si offende: fare o. a qualcuno;recare (meno com. portare) o.; ricevere, subire, patire un’o.; o. grave, atroce, sanguinosa; lieve, leggera o.; o. volontaria,involontaria; o. al capo dello stato, alle pubbliche autorità, alla bandiera, alla religione, figure di reato contemplate dal codice penale; perdonare, dimenticare le o.; vendicare le o.; lavare un’o. col sangue; riparare l’o. (da parte dell’offensore);chiedere soddisfazione o riparazione di un’offesa. b. estens. Atto, comportamento e sim. con cui si viola un principio, un valore etico, una norma comunem. accettata, o che sia comunque con questi in contrasto: o. alla legge, alla giustizia,alla libertà; o. alla morale, al pudore, al decoro; in senso fig.: costruzioni, quadri, sculture, versi che sono un’o. al buon gusto.
mistificare v. tr. [dal fr. mystifier, in origine «prendere in giro», coniato scherz. da mystère «mistero» (1764) a proposito delle beffe di cui era oggetto un certo Poinsinet famoso per la sua credulità] (io mistìfico, tu mistìfichi, ecc.). –1. Alterare, per lo più deliberatamente, la realtà dei fatti, o anche una situazione o un concetto, in modo da suscitarne un’interpretazione distorta: m. la verità; m. i termini di un problema; spesso le ideologie mistificano la natura dei rapporti umani. 2. non com. Ingannare una o più persone carpendone la buona fede: cerca di non lasciarti m. da quell’imbroglione.
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Così, giusto in caso qualcuno abbia dubbi su cosa sia una cosa e cosa sia l'altra...
Si sa mai...