Sìsì è vero, però è un medicinale abbastanza invasivo rispetto a un Ketodol o ad un'Aspirina, quindi invece di rompere col Papa che era contro avrebbero dovuto spiegare meglio a chi è a casa, anche perché se poi si parla coi medici ognuno ha la propria visione.. i ricercatori invece magari sono meno di parte, penso..
Vabeh
Ma di solito gli effetti collaterali ed i rischi dei medicinali, o delle cure,
o degli interventi in genere, si conoscono quando bisogna ricorrere
all'utilizzo di 'ste cose.
Inutile farci sapere gli effetti collaterali PRIMA dell'approvazione.
Cioè.. non è il consumatore finale che deve approvare un prodotto di questo genere...
Il Consiglio Superiore di Sanità ha deliberato che la somministrazione della pillola abortiva RU486 in Italia possa avvenire soltanto a fronte di un ricovero ospedaliero ordinario.
Con il paradosso che la donna che abortirà chirurgicamente lo potrà farà in day hospital, mentre chi vuole evitare il bisturi dovrà restare in ospedale
Il Consiglio Superiore di Sanità, organo pletorico e francamente poco autorevole, ha deliberato che la somministrazione della pillola abortiva RU486 in Italia può avvenire soltanto a fronte di un ricovero ospedaliero ordinario fino alla verifica dell'espulsione completa. Quindi, nel nostro Paese - diversamente da ciò che normalmente accade da anni in tutti i paesi della Ue (con l'eccezione dell'Irlanda e del Portogallo), negli Usa e in Canada - si autorizza una pillola che ha come funzione quella di evitare un costoso e gravoso ricovero ospedaliero, ma se ne vincola l'uso al suddetto ricovero ospedaliero. E si dice chiaramente alle regioni che avevano deciso di somministrare la RU486 in day hospital che il ricovero giornaliero non va bene. Con l'incredibile paradosso che la donna che abortirà chirurgicamente lo potrà farà in day hospital, mentre quella che avrebbe preferito evitare il bisturi e inghiottire una pillola lo dovrebbe invece fare restando chiusa in ospedale (senza motivo e con evidente stress psicologico) per almeno tre giorni. E con un inevitabile effetto boomerang: le donne decideranno di "firmare" l'uscita dopo aver preso la pillola e se ne andranno a casa sotto la propria responsabilità.
Chiunque dica che il ricovero "va fatto per tutelare la salute della donna", non ha letto la letteratura scientifica e non ha capito bene a cosa serva l'Aifa. Che è l'ente governativo preposto al controllo sui farmaci e, presumiamo, se autorizza un farmaco è perché ne ha verificato efficacia e sicurezza. Dunque, se l'Aifa ha autorizzato la RU486 non si vede perché un organo consultivo pletorico debba metterne in discussione la sicurezza. Il Css era chiamato quindi a esprimersi su un farmaco autorizzato a seguito di una delibera dell?Aifa pubblicata in Gazzetta Ufficiale dopo amplissime valutazioni sia scientifiche che giuridiche. Quella delibera si limita ad indicare che la RU 486 è un farmaco ospedaliero e che come tale da prescrivere solo in ospedale. Non entra volutamente nel merito del ricovero ordinario o del day hospital, lasciando tale scelta al prescrittore e alle sue valutazioni del caso.
Insomma, com'è logico, l'Aifa dice: ecco il farmaco, lo prescriva solo il medico ospedaliero perché è un presidio delicato e lo prescriva secondo scienza e coscienza, come sempre i medici possono e devono fare. Valuti lui se la donna ha problemi clinici che consigliano il ricovero o se non li ha e quindi se ne può andare a casa. Qualunque discussione medico scientifica è chiusa.
È quindi evidente che non c'è un problema medico, ma giuridico. Un problema che riguarda la legittimità o meno dell'uso in day hospital della pillola rispetto a quanto contemplato dalla legge 194 che regola l'interruzione volontaria di gravidanza. Anche in questo caso, la lettura della legge in chiave restrittiva e anti day hospital cozza vistosamente con quanto effettivamente scritto e voluto dal legislatore del 1978. E questo perché in nessun comma della legge è detto che l'aborto debba avvenire obbligatoriamente in regime di ricovero ordinario in ospedale. Al contrario, è previsto che esso possa avvenire anche "presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali ed autorizzati dalla regione" (art.8). Ma anche presso case di cura autorizzate dalla regione (sempre art.8). Inoltre viene chiaramente detto che la degenza in ospedale per l'aborto è una eventualità ma non la prassi (articoli 8 e 10). E, infine, viene esplicitamente previsto che si debba promuovere "l?uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza" (art. 15). Insomma la 194 non pregiudica in alcun modo la possibilità di usare la RU 486 con protocolli di monitoraggio a distanza da parte dell'ospedale, consentendo alla donna di stare a casa nel periodo di attesa del processo abortivo. E qui si apre un altro incongruo: il Css dice che la donna deve stare in ospedale fino all'espulsione avvenuta. Quindi giorni e giorni, giacché, per lo più, la sola somministrazione della RU (mifepristone) non è sufficiente e dopo un paio di giorni necessita della somministrazione di prostaglandine: tutte pillole, s'intende, che la donna potrebbe prendere in ospedale e poi andarsene a casa sua a consumare in silenzio e tra i suoi cari la sua personalissima tragedia (giacché non va dimenticato: l'aborto è sempre una tragedia per una donna). Invece i Soloni del Css decretano che lei dovrà starsene in ospedale a piangere in solitudine occupando un letto prezioso e sprecando denaro pubblico. È ovvio che il vero motivo di tutta questa inutile manfrina è annullare di fatto ragioni e convenienza dell'aborto farmacologico. Ma proprio per questo è altrettanto ovvio che scatterà il "signora, se vuole, può firmare e andarsene". Ed è ovvio che la maggioranza delle donne lo farà. Punite due volte.
L'ultima beffa della pillola RU486 | L'espresso
A monte.
Via a antidolorifici-calmanti e raschiamenti a go-go.
Evviva!Evviva!
che roba ridicola, una legge fatta da ignoranti in materia medica