Brunetta ha negato a chi è malato, con un artificio, una parte della retribuzione.
Di fatto tutto ciò che in busta paga si trova al di fuori della paga base.
Così, dopo una stortura antisindacale fatta in passato per metterla in quel posto ai lavoratori da parte di un passato governo, cioé quella di riconoscere aumenti di stipendio all'infuori della prima riga, camuffandoli come premi, per far si che essi non rientrassero poi nel computo del calcolo della pensione, adesso quegli stessi soldi vengono negati ai dipendenti statali in caso di malattia.
Ne consegue che se un malato di tumore deve assentarsi dal lavoro per andare a fare la chemio, nel periodo di assenza percepirà solo quella parte di stipendio che è in prima riga.
La decurtazione quindi e per altro, non è nemmeno equa, avendo poi ogni contratto seguito vicissitudini diverse tra loro ed è per questo che un comune impiegato con stipendio di circa 1500 euro, potrebbe vedersi una decurtazione giornaliera variabile da 8 a 30 euro, con una ulteriore ingiustizia che questo trattamento non è uguale per tutti.
Io non capisco su che dati si possa dire che i veri malati sono pochi e i finti sono tanti.
Sta di fatto che se si volesse davvero fare la guerra all'assenteismo per finta malattia, si andrebbe a parare semmai sull'operato dei medici, su sanzioni per certificazioni non attinenti alla realtà.
Così come oggi un medico è terrorizzato rispetto a un tempo a prescrivere una risonanza magnetica, per avere il badget limitato salvo incorrere in controlli da parte della USL, si potrebbe fare lo stesso per il numero di certificati emessi per malattia. Salvando così la retribuzione di un malato di tumore. O anche di chi annualmente si va a fare il pap test, abitudine che si dovrebbe incoraggiare anziché penalizzare.