quello che c'è scritto lì sono ottime cose..
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la buona fede del governo berlusca, pronto per il bene dell'italia
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Un emendamento alla Finanziaria per far emergere i beni archeologici: basta pagare il 5% del loro valore Il condono per i ladri d'arte
Ottime notizie per tombaroli, depredatori e trafficanti di antichità, collezionisti finti e mercanti disonesti: la Finanziaria 2005 ha in serbo per loro un regalo che nemmeno i più cinici osavano sperare. Secondo un emendamento in discussione in questi giorni al Parlamento, il Codice dei Beni Culturali viene integrato come segue: "I privati possessori o detentori a qualsiasi titolo di beni mobili di interesse archeologico non denunciati né consegnati a norma delle disposizioni del Codice, ne acquisiscono la proprietà mediante pagamento del 5% del valore", purché vi sia "una dichiarazione dell'interessato attestante il possesso o la detenzione in buona fede".
In altri termini: basta che chi ha occultato beni archeologici anziché denunziarli o consegnarli secondo la legge dichiari che lo ha fatto "in buona fede", e il reato che ha commesso si trasforma in merito: si tiene il maltolto, pagando - sinistra beffa - il 5% del suo valore. E chi determina il valore? La soprintendenza competente, ovviamente; ma nel caso essa non si esprima in tempo, "la richiesta si intende accolta": l'orrido principio del silenzio-assenso, che già si era insediato nel Codice (ma almeno in modo temporaneo) per un diktat di Tremonti diventa in tal modo, come era troppo facile profetizzare, un grimaldello per radere al suolo ogni principio di tutela.
Non è tutto qui: in deroga (anzi in barba) a qualsiasi altra disposizione, i beni archeologici ormai privatizzati "possono essere oggetto di attività contrattuale a titolo gratuito o oneroso e la loro circolazione è libera". Anzi, a scanso di equivoci, chiunque ne presenti istanza è ipso facto non più punibile non solo per i reati previsti dal Codice dei beni culturali, ma nemmeno per i reati di cui agli articoli 648 e 712 del Codice Penale (rispettivamente: "Ricettazione" e "Acquisto di cose di sospetta provenienza"). Ricettare antichità, acquistarle e rivenderle anche se di sospetta provenienza (purché "in buona fede") diventa una virtù.
Questa vergognosa proposta è stata presentata dai deputati Carlucci, Orsini, Santulli, Licastro Scardino (tutti di Forza Italia) e, in un'altra variante senza modifiche sostanziali, da altri due deputati dello stesso partito, Gianfranco Conte e Marinello. Continua dunque, e fu facile profezia, l'opera di smantellamento della tutela e del Codice Urbani approvato pochi mesi fa. La legge-delega sull'ambiente fa a pezzetti l'art. 181 del Codice, regalando sanatorie indiscriminate a chiunque abbia deturpato il paesaggio in aree vincolate.
Il nuovo emendamento sui beni archeologici ha una portata ancor più vasta: non si tratta infatti di una sanatoria di situazioni pregresse (o che possono passare per tali), bensì di una "licenza di uccidere" il patrimonio archeologico ora e sempre, senza alcun limite e alcun discrimine se non la dichiarazione che tombaroli e ricettatori operano "in buona fede". E come negarlo, se i loro complici siedono in Parlamento?
Ma all'impudicizia non c'è fine. L'on. Conte ha dichiarato alla Camera (2 novembre) che la sua proposta ha il nobile fine di favorire "l'emersione dei beni archeologici in mano privata". Non dunque di legittimare traffici illeciti e ricettazione si tratta, bensì di far "emergere" gli oggetti di scavo: "emergere", cioè sommergere senza speranza nelle mani di chi li ha illecitamente scavati, trafficati, acquistati e può ormai impunemente continuare a farlo.
Nella discussione alla V Commissione, un'opposizione tanto flebile da somigliare a un applauso è venuta dall'on. Maurandi (Ds), a cui la proposta non piace perché "non raggiungerebbe l'obiettivo che il presentatore si prefigge"; mentre l'on. Boccia (Margherita) ha parlato di "un vero e proprio colpo di spugna", e il sottosegretario all'Economia Vegas ha usato un linguaggio non meno duro ("una sanatoria per i tombaroli").
Ma entrambe le definizioni sono molto al di sotto della realtà: questa norma intende essere (e sarà, se approvata) un invito a un generalizzato do-it-yourself dello scavo archeologico, gratificato dall'assoluta certezza non solo di non compiere alcun reato, ma anzi di acquistare la proprietà dei rinvenimenti, e di poterli liberamente commerciare previo pagamento di un modestissimo obolo allo Stato.
In tal modo, il principio plurisecolare che ha regolato la tutela in Italia - la proprietà statale dei reperti archeologici comunque rinvenuti - viene cancellato con un blitz brutale. Si apre su tutto il territorio nazionale una gigantesca caccia al tesoro, si beffeggiano i Carabinieri del benemerito Nucleo per la tutela del patrimonio artistico, impegnatissimi nel recupero dei beni archeologici trafugati (resteranno ora senza lavoro?), si vanificano tutte le azioni in corso (anche della magistratura) per il recupero del patrimonio archeologico illegalmente acquisito da collezioni e musei stranieri.
Questa norma non solo viola la Costituzione, ma la offende. Essa rivela che cosa è il "Codice Urbani" per una parte almeno della maggioranza di governo che lo ha approvato: uno specchietto per le allodole, che ha consentito di concentrare il fuoco sul ministro Urbani al momento della discussione, diffondendo tuttavia la falsa impressione che con l'approvazione del Codice "i giochi sono fatti".
E' vero il contrario: per una qualche lobby il Codice è già in corso di smantellamento sul fronte dell'ambiente e dei beni archeologici. Il resto fatalmente arriverà, se mancheranno reazioni adeguate nel Parlamento e nel Paese, e il Codice sarà presto carta straccia. A poco serviranno i ponderosi commentari che stanno già arrivando in libreria.
Questa, è bene sottolinearlo, non è una battaglia né di destra né di sinistra, è una battaglia di civiltà. Le tiepide proteste delle opposizioni contro una norma tanto spudorata non sono meno preoccupanti della norma stessa. Perché il partito trasversale dei nemici della tutela venga sconfitto, occorre un'alleanza delle buone volontà, degli onesti, di coloro (e ce ne sono in ogni parte politica) a cui ripugna la connivenza con ricettatori e trafficanti. Ma occorre anche informazione e consapevolezza dei cittadini.
Faremo in tempo ad arrestare questo cinico, irresponsabile invito allo scempio del nostro patrimonio archeologico? (8 novembre 2004) (repubblica)
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Da "LA REPUBBLICA" di mercoledì 29 ottobre 2008
Ripresentato un emendamento che sana il possesso illegale Tornal`archeo-condono peri ladri dell`arte antica SALVATORE SETTIS NON è vero che, dopo il blitz estivo della legge 133, la Finanziaria di fine anno non possa riserbarci più sorprese.
Una ce n`è, almeno stando alle intenzioni dell`onorevole Gabriella Carlucci, che ha presentato due versioni di uno stesso emendamento (nrr. 2076 e 2077), pudicamente etichettato «Riemersione di beni culturali in possesso di privati». Basta una scorsa per accorgersi di che si tratta.
SEGUE A PAGINA 28 E una riedizione "dell`archeo-condono" già proposto dall`on. Gianfranco Conte, dalla stessa Carlucci e da altri deputati nel 2004 (nr. 5119), poi ritirato e ripresentato come emen- damento alla Finanziaria 2005 (nr. 30.068), ma sconfitto, dopo una denuncia di questo giornale, anche per il deciso intervento di esponenti di spicco del governo Berlusconi di allora, come il ministro ai Beni Culturali Giuliano Urbani e il sottosegretario all`Economia Giuseppe Vegas. Vediamo di che si tratta: secondo la proposta Carlucci, « i privati possessori o detentori a qualsiasi titolo di beni mobili di interesse archeologico antecedenti a1476 d. C., non denunciatine consegnati a norma delle disposizioni del Codice dei Beni Culturali, ne acquisiscono la proprietà mediante comunicazione alla Soprintendenza competente per territorio».
Qualche documentazione che attesti la provenienza? Non c`è bisogno: basta che il dichiarante «attesti il possesso o la detenzione in buona fede», e paghi un piccolo balzello per le «spese di catalogazione». Ma niente paura, le spese di catalogazione non rovineranno nessuno, visto che vanno («in relazione al numero dei beni oggetto di comunicazione», e non al loro valore storico, artistico o archeologico) da un minimo di 300 euro a un massimo di 10.000. Non basta:
con l`eccezione di quegli oggetti che la Soprintendenzadichiari di particolarissimo interesse culturale, tutti gli altri «possono essere oggetto di attività contrattuale a titolo gratuito o oneroso, e la loro circolazione è libera, in deroga alle disposizioni del Codice», e in particolare del Capo IV, sez. I (circolazione nel territorio nazionale) e del Capo V, sez.1 e Il (uscita dal territorio nazionale).
Inoltre, AI censimento è esteso atutti gli oggetti che i collezionisti detengono all`estero, purché li facciano rientrare all`interno dei confini nazionali», e naturalmente sulla base di un generale «principio di depenalizzazione», che si applica anche ai «non cittadini italiani che detengono i beni suddetti all`interno dei confini italiani».
Poiché questa proposta null`altro è se non la fotocopia di quella del 2004, possiamo commentarla con le parole usate alloraalla Camera da due esponenti del Pdl. Il senatore Giuseppe Vegas, allora come ora sottosegretario all`Economia, definìlaproposta «una sanatoria per i tombaroli» e invitò l`onorevole Conte a ritirarla. L`onorevole Gioacchino Alfano espresse Al timore che la norma finisca di fatto con l`incentivare il saccheggio del sottosuolo alla ricerca di reperti dei quali legittima 1` appropriazione».
Questa è infatti la ratio della proposta Carlucci: in deroga (o in barba) al Codice deiBeni Culturali firmato da Giuliano Urbani, che è, o dovrebbe essere, fra i massimi vanti del governo Berlusconi (anche perché consolidato in una logica bipartisan dai piccoli ritocchi dei ministri Buttiglione e Rutelli), si propone qui di sanare migliaia di reati con un sol colpo di spugna, e si invitano tombaroli, depredatori e trafficanti di antichità, collezionisti finti e mercanti disonesti a mettere in vendita in Italia e all`estero i beni archeologici che fino a ieri avevano dovuto nascondere, tremando al pensiero di esser colti in castagna dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio.
Questa "licenza di uccidere" il patrimonio archeologico, senza alcun limite e alcun discrimine se nonla dichiarazione che tombaroli e ricettatori operano "in buona fede" non contrasta solo con le leggi e col Codice, ma anche con l`azione intrapresa dal ministro onorevole Sandro Bondi in favore del patrimonio archeologico.
Giustamente egli può vantarsi di aver continuato l`opera intrapresa dai suoi predecessori Buttiglione e Rutelli nel recupero dei beni archeologici trafugati all`estero. Giustamente abbiamo celebrato nella grande mostra Nostoi, nelle nobili sale del Quirinale, il ritorno in Italia di pezzi illegalmente espo rtati e finiti nelle collezioni di grandi musei a New York, Boston, Los Angeles.
Ma il principio etico e giuridico in base al quale imusei stranieri hanno cominciato a restituire all`Italia il maltolto si fonda sul fatto che essi, dopo enormi fatiche della magistratura, del Ministero, dell`Avvocatura dello Stato e dei Carabinieri, hanno finito col riconoscere la solidità giuridica e culturale del principio normativo secondo cui in Italia i beni archeologici, in quanto testimonianza di civiltà che forma contesti non segmentabili, sono di pertinenza dello Stato. Se passasse la proposta Carlucci, che legittima ogni possibile traffico e consacra la clandestinità come una virtù, con quale faccia potremmo insistere per la restituzione di altri oggetti da parte dei musei stranieri? Non è pensabile che il Governo, e in particolare il ministro Bondi, possa accogliere, in nessuna forma nemmeno truccata o mitigata, un principio che cancellerebbe di colpo ogni regolamentazione o prerogativa statale nella conduzione dell`attività di ricerca archeologica, aprendo su tutto il territorio nazionale una gigantesca caccia al tesoro. Non è possibile che un Ministero preposto alla tutela venga (come vuole la proposta Carlucci) obbligato per legge ad «assicurare la più sollecita ed ampia diffusione della conoscenza della presente legge presso l`opinione pubblica, avvalendosi anche dei mezzi di comunicazione di massa», cioè a spendere i pochi spiccioli che restano dopo i giganteschi tagli d`estate per reclamizzare il commercio di reperti illegali. E` sperabile che l`onorevole Carlucci, dopo aver distrattamente ripescato nei suoi cassetti del 2004 una proposta già allora bollata come impraticabile dai suoi colleghi di partito, sappia comprendere che non è il caso di insistere.
Nonpuò che andare in questo senso, lo scriviamo con fiducia, l`azione del Governo e in particolare del ministro Bondi, che tanto si sta prodigando per dare respiro e progettualità al suo Ministero pur nelle gravi difficoltà di bilancio. Ogni forma di "archeo-condono" non solo delegittimerebbe in modo irreparabile il Ministero e i suoi funzionari, e dunque anche il ministro), ma offenderebbe la secolare storia della tutela in Italia e violerebbe la Costituzione.
Nel 2004, un`identica norma fu bocciata (nonostante la fievole opposizione delle sinistre) proprio perla sensibilità istituzionale di membri del Governo.
Non si vede perché non dovrebbe accadere anche adesso.
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dopo aver letto cio pensate che il berlusca....faccia il bene dell'italia con i suoi atti di governo illuminato o sia il solito ciarlatano buono a fregare il prossimo...cioè noi italiani?
e per fortuna che c'e gente qui che crede nella buona fede di berlusca e lo difende pure ma se un governo si giudica dagli atti tale buona fides non mi sembra cosi ben riposta
ammetto a priori di non aver letto tutto..
per la storia dei beni archeologici comunque.. si è fatto così anche prima.. io conosco gente che ha la casa costruita su MURA ROMANE! eppure finchè non dice nulla nessuno gli rompe..
è cmq vergognoso
Già -.-"
Speriamo che invece di quel 5% si arrivi ALMENO al 100%, visto che si tengono oggetti di interesse della nazione.
Ovviamente c'è un ragionamento da fare: il contadino che arando il campo ritrova una punta di freccia, anche se la denuncia, non credo che gliela portino via.
Qui il discorso penso si debba fare su beni molto più preziosi.
chissà quanti beni archeologici e artistici tengono illegalmente nelle loro ville e appartamenti...
Vedo che i topic su Berlusconi sono sempre in primo piano , non vanno mai fuori moda. Che lo si voglia osannare , criticare o ammazzare Silvio sta sempre lì ,sulla bocca di tutti, nei pensieri di tutti ,sulla penna (o tastiera) di tutti . Deve avere qualcosa di straordinario quell'uomo. voi siete d'accordo con quello che ho scritto ?
w silvio.....allèèèèèèèèèèè
Sì, e c'era anche un altro che ai suoi tempi, nel bene e nel male, stava sempre sulla bocca di tutti. Aveva una pelata, un mascellone imponente e faceva l'istrione dal balcone di Palazzo Venezia...
Bel precedente
stalin?
Il famoso Palazzo Venezia di Mosca