"Ecco come cambiamo la giustizia"
Parla l'avvocato-deputato Ghedini (Pdl)
Il premier Berlusconi era stato chiaro: se il lodo Alfano farà la stessa fine del lodo Schifani (bollato come incostituzionale e rispedito al mittente), allora “bisognerà ripensare profondamente il sistema giudiziario italiano”. In che modo lo spiega l’ideologo della prossima riforma della giustizia, Nicolò Ghedini. “Il nuovo Csm non sarà presieduto dal Colle, concorsi diversi per pm e giudici e doppio Csm”.
A riferirlo è l’avvocato-depudato fedelissimo di Berlusconi in una intervista ‘doppia’ a “La Stampa” e al “Il Sole24Ore”. Il lodo Alfano è stato solo l’inizio, perché adesso in cantiere ci sono separazione delle carriere, sdoppiamento del Csm, obbligatorietà dell’azione penale secondo la gerarchia dettata da governo e Parlamento, autonomia della polizia giudiziaria e ridimensionamento delle intercettazioni solo ad alcuni ambiti.
I punti della riforma
L’obiettivo è arrivare a Natale “con l’approvazione della riforma da parte di almeno un ramo del Parlamento”, spiega Ghedini. La prima grande riforma riguarderà proprio il Csm, il cui presidente non coinciderà più con il Capo dello Stato, in questo momento Giorgio Napolitano. “I Consigli superiori della magistratura saranno due, uno per le funzioni inquirenti, uno per le funzioni giudicanti. Modificati anche nella composizione”, commenta ancora Ghedini. “Un terzo dei membri sarà scelto dai magistrati, un terzo dal parlamento, un terzo dal Quirinale”. Insomma, si prospetta una copia della scelta dei membri della Corte Costituzionale. Anche per l’elezione del Presidente dei due Csm il modello è la Consulta, che elegge da sé il reggente. “Difficile che possa essere il Capo dello Stato, e per il lavoro, e perché elegge un terzo dei membri”, semplifica Nicolò Ghedini.
Poi il secondo punto della riforma, quello della separazione delle carriere, sin dai concorsi, per pm e giudici. A corollario di questa radicale riforma anche maggiori poteri, soprattutto investigativi, da parte dello polizia. “Ma – ammonisce Ghedini – sbaglia chi parla di Stato di Polizia. Si tratta solo di dare loro maggiore autonomia nella ricerca del reato e nella gestione delle indagini. Il pm continua a guidarla ma non a vincolarla. Oggi accade che la polizia – conclude Ghedini – senza un ordine di servizio è di fatto paralizzata sulla microcriminalità e deve invece occuparsi 24 ore su 24 di Berlusconi”.
L'uscita di D'Alema
Sembra infine chiudersi la polemica innescata dalle dichiarazioni di Berlusconi sul lodo Alfano. Sull’argomento è intervenuto anche Massimo D’Alema: "Non è motivo di stupore che la magistratura abbia fatto ricorso alla Corte Costituzionale, affinchè si pronunci sulla costituzionalità del Lodo Alfano. Credo che, di fronte a questo fatto e prima di lanciare referendum, sia del tutto ragionevole attendere la pronuncia della Consulta".