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Siamo il Paese dei figli di papà lo stipendio è un fatto ereditario

  1. #1
    obo
    .
    35 anni
    Iscrizione: 23/9/2005
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    Piaciuto: 122 volte

    Predefinito Siamo il Paese dei figli di papà lo stipendio è un fatto ereditario

    L'Ocse rivela un record italiano: in un caso su due il reddito dei genitori
    incide sulla vita degli eredi. Un genitore laureato è garanzia di un buon salario


    Siamo il Paese dei figli di papà
    lo stipendio è un fatto ereditario


    di MAURIZIO RICCI








    Andate nel reparto maternità di qualsiasi ospedale. Guardate due culle vicine. I due neonati sembrano uguali, ambedue sani, vispi, vitali. Ma voi siete già in grado di dire che quello a sinistra, da adulto, guadagnerà almeno il 20 per cento in più di quello a destra, 2.500 euro al mese, ad esempio, invece di 2 mila. Come fate a dirlo? Semplice, quello a sinistra è figlio di un ingegnere. Non che quello a destra sia figlio di un barbone. Suo padre, in fondo, è ragioniere. La distanza fra i due titoli di studio paterni non sembra un abisso: ma è sufficiente per prevedere, con buona approssimazione, i loro, futuri, rispettivi redditi. Del resto, il bambino ancora più a destra, da adulto, porterà a casa non più di 1.500 euro al mese: suo padre è un operaio, che non è andato al di là delle medie inferiori.

    E' l'instantanea di una società immobile, pietrificata, con gerarchie sociali ed economiche pressoché immutabili, dove il merito individuale conta poco e in cui, dunque, salire la scala è una possibilità minima e precaria. In buona misura, lo sapevamo già, ma adesso lo certifica l'Ocse, l'organizzazione che raccoglie i paesi industrializzati, in uno studio di prossima pubblicazione ("A Family Affair"), che esamina, dati e statistiche alla mano, la mobilità sociale tra le generazioni, nei paesi ricchi del mondo. Ne risulta una spaccatura netta fra chi (Australia, Canada, paesi nordici) tende ad avere una mobilità sociale vivace e chi, invece, ne registra una lenta e faticosa: i paesi mediterranei e altri, che siamo abituati a considerare "democrazie avanzate", come Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna. Ma l'Italia va a collocarsi nel gruppo di testa della vischiosità sociale in quasi tutti i parametri considerati. E il futuro non appare migliore, visto che uno dei punti positivi, rispetto ad altri paesi, per la mobilità italiana (la scuola pubblica) appare oggi incerto, alla luce delle direzioni di riforma del sistema scolastico nazionale.


    Quanto pesa, dunque, lo stipendio di papà? In Italia, per quasi il 50 per cento. Questa, dicono le statistiche raccolte dall'Ocse, è la misura in cui il reddito dei figli riflette in Italia quello dei genitori. Nel senso che, in media, metà del vantaggio di reddito che un padre che guadagna molto ha su uno che guadagna poco si trasferisce comunque, automaticamente - a prescindere dai talenti e dalle storie individuali - al proprio figlio. La percentuale è appena superiore in Gran Bretagna e appena inferiore in Francia e Stati Uniti. In Danimarca, Australia, Norvegia, questa trasmissione, per così dire, ereditaria non arriva al 20 per cento. Il risultato è il divario nei redditi, a seconda delle famiglie di provenienza. Avere un papà laureato, ad esempio, è una sorta di polizza assicurativa. Non solo perché, in Italia (con uno scarto vistoso rispetto a Francia e Inghilterra), il figlio dell'ingegnere ha quasi il 60 per cento di possibilità in più di laurearsi come papà, rispetto al figlio dell'operaio e oltre il 30 per cento, rispetto al figlio del ragioniere. Ma perché la laurea in famiglia sottintende un background culturale e sociale più favorevole. E, dunque, il figlio di un laureato italiano (si laurei o meno egli stesso) guadagnerà, in media, il 50 per cento di più del figlio di uno che si è fermato alle medie inferiori. Va peggio - per chi ha il padre che ha lasciato presto la scuola - solo ai portoghesi e agli inglesi. In Francia, questa dote scolastica preaccumulata è del 20 per cento. In Austria e Danimarca, non arriva al 10.

    Molti parlerebbero di giustizia sociale, ma questo non è un problema dell'Ocse. Una società in cui tutti, nel bene e nel male, sono - e restano - "figli di papà" è, per l'organizzazione dei paesi ricchi, anzitutto un problema economico: un immane spreco di risorse. "Primo - dice lo studio - società meno mobili tendono più facilmente a sprecare o utilizzare male talenti e capacità. Secondo, la mancata uguaglianza di opportunità può influenzare le motivazioni, gli sforzi e, alla fine, la produttività dei suoi cittadini, con effetti negativi sulla efficienza complessiva e sul potenziale di crescita dell'economia". Forse, c'è anche l'immobilismo sociale a spiegare il lungo ristagno dell'economia italiana, dagli anni '90 ad oggi. A moltiplicare la vischiosità dell'impianto sociale italiano c'è, infatti, una distribuzione vistosamente ineguale del reddito e della ricchezza di partenza. L'Ocse conclude che più è alta l'ineguaglianza sociale in un paese, più il paese è immobile. E l'Italia è uno dei paesi a più alto tasso di ineguaglianza, in Occidente.

    I due dati - l'immobilismo e l'ineguaglianza - e i loro effetti sull'economia bruciano. Tanto di più, perché i timori dell'Ocse sullo spreco di risorse sono fondati sui numeri. Se è vero che il figlio di un laureato ha maggiori probabilità di laurearsi a sua volta e, comunque, di guadagnare di più, status sociale non significa affatto, in Italia, essere più brillanti a scuola. Nella classifica dell'Ocse, l'Italia (al contrario, ad esempio, di Usa, Francia, Germania e Gran Bretagna) è uno dei paesi in cui l'ambiente familiare ha meno influenza sui risultati scolastici, misurati dai test internazionali sulle capacità scientifiche degli studenti: il figlio dell'ingegnere non se la cava meglio del figlio dell'operaio in matematica. Più neutrali di noi, sotto questo profilo, sono solo canadesi, coreani e qualche paese nordico. Frutto, probabilmente, di un sistema scolastico pubblico ancora sostanzialmente omogeneo e socialmente integrato. In cui, cioè, non si apre un fossato fra scuole d'eccellenza e scuole di risulta e in cui è facile che il compagno di banco del figlio dell'ingegnere sia il figlio dell'operaio. Con vantaggi per tutti: lo studio registra che aumentare il mix sociale all'interno delle scuole può migliorare i risultati degli studenti economicamente svantaggiati, senza che appaiano effetti negativi sui risultati complessivi. L'Ocse insiste sugli effetti che il sistema scolastico ha nel compensare l'influenza del background familiare sui risultati scolastici del singolo studente. Da questo punto di vista, tuttavia, le ultime iniziative in materia di riforma della scuola italiana sembrano andare in direzione opposta a quella caldeggiata nello studio. L'Ocse, ad esempio, sottolinea che un sistema che spinga gli studenti ad anticipare la separazione fra i diversi percorsi di formazione si traduce, normalmente, in una maggiore influenza dell'ambiente familiare sui risultati scolastici. Analogamente, lo studio suggerisce che il proliferare delle opzioni fra diversi corsi alternativi finisce per esaltare l'importanza del background familiare di partenza sui risultati scolastici.

    Il paradosso italiano è che preoccuparsi di assicurare a tutti uguali opportunità scolastiche, a prescindere dalla famiglia, finisce per apparire, alla fine, inutile. E' come se il successo a scuola e quello nella vita, nel lavoro e nel reddito, fossero l'esito di due campionati diversi, separati, distinti e incomunicanti. Non solo, infatti, buona parte del futuro è già scritta nello stipendio di papà, ma dannarsi per studiare sembra servire a poco: a sentire gli economisti, in Italia, il grosso degli avanzamenti di carriera, nel nostro paese, è legato più ad anzianità ed esperienza che livelli di istruzione e competenza. E, d'altra parte, la catena delle rigidità è, probabilmente, più lunga di quello che appare dallo studio dell'Ocse. Qui entra in campo non solo lo stipendio di papà, ma anche quello di nonno. Se, infatti, il mio futuro si gioca fin da subito, sul reddito di famiglia, non ci sono possibilità che papà diventi ricco, spargendo promesse sulle future generazioni? La risposta è: scarsissime. La mobilità intergenerazionale in Italia è bassa, anche perché è bassa quella intragenerazionale. In parole più semplici, i redditi dei figli tendono a replicare quelli dei padri, perché è assai raro, statisticamente, che qualcuno modifichi, in modo significativo, le proprie condizioni di partenza, diventando molto più ricco (o più povero). Se la prima cosa la dice l'Ocse, la seconda la dice la Banca d'Italia. Fra il 2000 e il 2008, meno di una famiglia ricca su 100 è diventata povera. E solo una famiglia povera su 50 è diventata ricca. Oltre l'80 per cento dei poveri è rimasta povera o quasi. E quasi il 90 per cento dei ricchi è rimasto, più o meno confortevolmente, ricco.

    (03 marzo 2010)

    Siamo il Paese dei figli di papà lo stipendio è un fatto ereditario - Repubblica.it
    Foto: http://www.stilearte.it/cgi-bin/rivi...iaBellelli.jpg
    dopo aver letto e pensato a quanto abel balbo ha scritto qualche tempo fa in un topic (non ricordo bene quale), due giorni fa qui http://forum.fuoriditesta.it/consule...legittima.html e letto questo articolo,
    anche a me viene da pensare che forse bisogna cambiare il sistema ereditario perchè non è per niente giusto ed equo.

    comunque è sconfortante leggere questo articolo e capire che non si è l'unico a pensare che se si nasce contadini si resta contadini. a meno di emigrare.

  2. # ADS
     

  3. #2
    Assuefatto da FdT
    Uomo 39 anni da Estero
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    Piaciuto: 0 volte

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    a em sarebbe piaciuto ke il figlio aveva diritto se voleva a prendere il posto di lavoro del padre una volta pensionato

  4. #3
    "Etiamsi omnes, ego non" imok
    Uomo 37 anni
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    Non è una novità, se nasci in una famiglia benestante hai gia 300 porte aperte, se nasci in una famiglia povera di porte aperte non ne hai.

    Vero è che se nel secondo caso arrivi ad un certo livello puoi dire di aver sbarcato il lunario, cosa che nel primo caso non sussiste.

    Come chi si rompe il culo per comprarsi la Punto e chi invece chiede il Bmw a papà...

  5. #4
    Eurasia
    Ospite

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    In Italia esiste una bassa mobilità sociale, ma è vero che spesso il problema risiede nelle famiglie stesse. In una Paese come il nostro, dove l'unico canale ufficiale di promozione è la scuola, ci scontriamo con un tasso catastrofico di abbandoni scolastici stimato al 18,5%. L'impegno dovrebbe essere orientato prima di tutto nel convincere le famiglie che conviene lasciar studiare il proprio figlio, quanto meno nel conseguire il diploma di scuola media superiore. La maggior parte delle famiglie appartenenti a dei retroterra culturali bassi e medio-bassi preferisce adottare delle soluzioni di breve termine e quindi convince il figlio a lavorare anzichè a studiare.
    Quindi, se è vero che da un lato in Italia esistono tanti figli di papà e canali di accesso privilegiati, è anche vero che si dovrebbe educare all'istruzione (alcuni sono riusciti, per questo motivo non lavorano più in magazzino come i genitori).

  6. #5
    "Etiamsi omnes, ego non" imok
    Uomo 37 anni
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    Se poi le scuole funzionassero a dovere e non con professori che hanno meno voglia di te e strutture da paleolitico uno sarebbe anche più incentivato a studiare.

    Io ho fatto le superiori in una scuola privata e quando ho dato l'esame in una statale sembrava essere in un'altro mondo... Professori che facevano i loro comodi, apparecchiature del 1732 e studenti che non sapvano una mazza.

    Chissà perchèp in Italia ciò che è pubblico fa schifo, se invece paghi ti trovi bene...

  7. #6
    Sempre più FdT
    37 anni
    Iscrizione: 25/9/2008
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    quell'articolo è vistosamente una cagata.

    poi "in un caso su due", cioè al 50%, è pochissimo.

    è ovvio che il reddito dei genitori incida sulla vita degli eredi, avrei detto in molti più casi del 50%.

    che senso avrebbe accumulare ricchezza se poi non puoi darla a tuo figlio?

    ma poi voglio dire... il 50%!! cioè tu nasci e hai una possibilità su due di avere il reddito di tuo padre, è una cosa assolutamente insicura.

  8. #7
    FdT-dipendente
    Uomo 39 anni
    Iscrizione: 1/1/2009
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    il potere dei soldi....effettivamente per il discorso scuole, nella maggior parte dei casi la situazione è tragica;soprattutto perchè i professori se ne fregano altamente di insegnare(anche per me è stato così e l'essermi diplomato con un buon 92 come perito elettronico, non mi ha aiutato, tanto è vero che ho lavorato come operaio).
    Per il discorso dei "figli di papà", se hai le spinte giuste, puoi andare con facilità in alto.
    Non viviamo in un paese meritocratico e una situazione familiare agiata è fondamentale per il nostro futuro.
    Comunque fanno sempre esempi del cavolo:
    intanto un operaio che guadagna 1500 euro al giorno d'oggi fai fatica a trovarlo...poi catalogano spesso l'operaio come colui che rappresenta l'ignoranza e che non è andato oltre le elementari..(ma metterci un politico ignorante no?..solo che con 1500 euro ci si puliscono il xulo..).

  9. #8
    Sempre più FdT mformatteo
    Uomo 35 anni da Imperia
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    purtroppo qui mi viene da dire "s'è scoperta l'acqua calda"..

    credo sia normale, un figlio di genitori benestanti, soprattutto in Italia ma anche nel resto del globo, ha possibilità che un figlio di persone "normali" non può avere..

    avere più soldi in famiglia innanzitutto vuol dire poter permettere al figlio un'istruzione superiore..

    e questo in Italia non è assolutamente da sottovalutare, visto il divario che c'è tra scuole pubbliche e private.. tre domeniche fa su raitre hanno fatto un'intera puntata sulla differenza tra una scuola privata-tipo e una pubblica..

    giusto per dire, si parla di scuole private dove fin dalle elementari danno un'istruzione bilingue, inglese e italiano, li seguono ad ogni livello, potenziano già dalle elementari le eventuali attitudini di un bambino con corsi appositamente studiati di "potenziamento", seguono l'alimentazione, l'educazione dei bambini, fin dalle elementari li mettono a contatto con le tecnologie (faceva vedere una scuola elementare-media-superiore di milano dove hanno le lavagne elettroniche connesse ad internet etc etc), li educano allo sport, potendo disporre di VERE palestre (faceva vedere la gregorio 12* -o 13°- di milano, dove hanno una piscina olimpionica, campi da basket, da tennis...

    e le scuole pubbliche, dove raramente c'è un insegnante per più di due anni di seguito, dove le supplenze abbondano, dove mancano i fondi per tutto, dove i professori stessi in genere vanno dal precario al nullafacente..

    e si sa che il successo inizia da una buona istruzione.. ovvio che chi si può permettere di pagare 8 mila euro l'anno per una scuola elementare, garantirà al figlio un'istruzione che un figlio di operai non potrà mai avere..

    e una famiglia di lavoratori benestanti, professionisti, potrà certamente offrire al figlio uno sbocco sicuro..

    mal che vada un figlio di avvocato con uno studio ben avviato, si prende la sua laurea in giurisprudenza e via, sa che il posto ce l'ha assicurato..

    ma questo credo sia normale, visto che è ovvio che se un genitore può dare al figlio il meglio, glielo dà..

    diventa meno ovvio, o meglio, meno "giusto" quando la famiglia benestante diventa solo un modo facile facile di ottenere le spintarelle giuste e le raccomandazioni per andare a fare il parassita da qualche parte..

  10. #9
    Sempre più FdT
    37 anni
    Iscrizione: 25/9/2008
    Messaggi: 2,883
    Piaciuto: 1 volte

    Predefinito

    ah ovviamente, per quanto riguarda il discorso nepotismo, per quanto riguarda i fratelli e figli di registi che fanno attori/registi, i fratelli/figli di politici che fanno i politici o simili... ok, questo è scandaloso, ma non è un problema italiano... è mondiale purtroppo.
    vedi angelina jolie, nicholas cage, ma anche il presidente bush, hilary clinton

  11. #10
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 38 anni
    Iscrizione: 2/4/2006
    Messaggi: 43,734
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    Quote Originariamente inviata da Don Rodriguez Visualizza il messaggio
    quell'articolo è vistosamente una cagata.

    poi "in un caso su due", cioè al 50%, è pochissimo.

    è ovvio che il reddito dei genitori incida sulla vita degli eredi, avrei detto in molti più casi del 50%.

    che senso avrebbe accumulare ricchezza se poi non puoi darla a tuo figlio?

    ma poi voglio dire... il 50%!! cioè tu nasci e hai una possibilità su due di avere il reddito di tuo padre, è una cosa assolutamente insicura.
    Ero convinto di essere l'unico a pensarla così, ma a quanto pare no

    Piaccia o non piaccia, è ovvio che se uno riesce ad accumulare ricchezze e solidità economica (tramite imprese, proprietà immobiliari o simili) è impensabile che tutto questo muoia con lui stesso, è ovvio che passerà ai figli e starà ai figli riuscire a proseguire quanto i padri (o comunque gli ascendenti) hanno iniziato....stessa cosa faranno eventuali figli dei figli, e così via. Sinceramente non ci vedo neanche nulla di male, far durare a lungo una solidità economica è altrettanto difficile che farla nascere, quindi c'è da lavorare in entrambi i casi, non è per forza tutto "pappa pronta" come fa credere questo sciocco articolo.

    Quanto a raccomandazioni e robe varie....bè, le conoscenze giuste ce le può avere il figlio dell'operaio come il figlio dell'ingegnere....

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