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rconsumo si rivolge alla Commissione Ue: iniqua la nuova tassa prevista dal decreto Bondi su cellulari, pc, chiavette usb, decoder e apparati per riproduzione di ALESSANDRO LONGO
Altroconsumo fa ricorso alla Commissione europea per bloccare la
nuova tassa introdotta dal decreto Bondi su cellulari, pc, chiavette usb, decoder e vari apparati elettronici provvisti di memoria. Secondo l'associazione dei consumatori, si tratta di un vero e proprio "aiuto di Stato", e quindi illecito, a favore dell'industria dell'audiovisivo e ai danni del mercato dell'innovazione tecnologica. Il governo quindi avrebbe deciso di togliere a uno per dare all'altro, alterando le logiche di una corretta concorrenza; in base a questo ragionamento Altroconsumo si è rivolto alla Commissione europea e in particolare al nuovo titolare della direzione generale Concorrenza, Joaquin Almunia.
L'Europa potrebbe decidere così di bloccare la nuova tassa, che va sotto il nome di "equo compenso" alla Siae. Il decreto l'ha esteso a un'ampia gamma di prodotti, mentre finora si applicava solo a Cd/Dvd vergini e a masterizzatori. E' in sostanza una somma che i produttori di beni tecnologici devono versare a Siae, a "compenso" della copia privata. Cioè del fatto che l'utente può usare quelle tecnologie per fare una (legittima) copia personale di cd e film acquistati. E' prevedibile che questo rincaro sarà poi trasferito dai produttori al consumatore finale.
Altroconsumo la chiama "tassa iniqua" perché il nuovo decreto la porta a livelli inauditi in Europa, sia per ammontare sia per numero di prodotti cui si applica. Compresi quelli- come i decoder o le console di videogame - che difficilmente o per niente potrebbero essere usati per memorizzare copie private di musica o film. Proteste sono giunte anche dalle associazioni di settore, da Confindustria e Assinform. "Il decreto penalizza l'innovazione e influirà sui prezzi al dettaglio", ha detto Guidalberto Guidi, presidente di Confindustria Anie (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche). Proteste anche da Nokia: l'amministratore delegato di Nokia Italia, Alessandro Mondini Branzi, si dice "sconcertato" dal decreto e parla di tassa "iniqua e ingiustificata".
Siae replica che l'equo compenso è comune in Europa, da anni, e che in Francia è più alto del 50 per cento rispetto all'Italia. "Lo sviluppo dell'industria degli strumenti di comunicazione e dei servizi non può essere realizzata a danno degli autori editori e produttori dei contenuti creativi dalla cui utilizzazione le industrie traggono alimento", dice Gaetano Blandini, direttore generale Siae.
"Ci sono pezzi del nostro Stato che continuano a guardare al futuro con gli occhi del passato", dice invece a Repubblica.it Marco Pierani, responsabile rapporti istituzionali Altroconsumo. "Chi ne fa le spese sono sicuramente i consumatori ma anche l'innovazione e lo sviluppo di un mercato equo e sostenibile dei contenuti nell'era digitale. Ci siamo rivolti alla Commissione europea perché su questioni di questo tipo non se ne viene a capo presso Autorità e Tribunali italiani".
(09 febbraio 2010)
FONTE:
Repubblica.it