Originariamente inviata da
Cal Lightman
Strisciando fino alla deriva(bordo forse...) del dirupo mi accorsi che la luce che proferiva dal cielo era sì (abbreviazione arcaica di "così",immagino...) brillante da impedire ai miei occhi di rimanere aperti . Sollevandomi faticosamente da terra, con la mano perennemente poggiata sul mio viso, m’apprestai a praticare l’ascesa celeste che m’avrebbe condotto a quel signore che, da la su, in tutto l'universo impera.
I miei piedi levitarono alcuni centimetri da terra sicché appresi che stavo ascendendo verso un vortice di nubi alte e vertiginose che si snodavano fino a un livello del cielo che mai avrei pensato potesse esser raggiunto. Continuavo a salire verso l’occhio dorato di quel ciclone, incalzato da globi di luce azzurra che mi rotearono attorno, e in poco tempo fui assorbito dal cuore di quella luce fredda e intensa.
Leggero e svincolato dal groviglio mortale dei miei tormenti terrestri arrivai ad un davanzale d’avorio che sconfinava oltre l’orizzonte visibile. In quella distesa immacolata vidi un figuro imponente di fronte a me che venendomi in contro(incontro) m’offriva le sue braccia in segno di riconciliazione. A lui volsi finalmente lo sguardo riconoscendo il volto d’un essere di magnifico aspetto che nulla aveva a da condividere con la stirpe d’Adamo. Quando arrivai d’innanzi a lui gridai: “E’ questo il motivo di tanta sofferenza? È tutto qui ciò per cui ho combattuto?” ed egli a me con tono amichevole: “E non è abbastanza? Numerosi ostacoli hai superato lungo il tuo cammino, e molte persone a te care si sono sacrificate per far sì che tu ora fossi qui a parlare con me, credevi davvero che ti avrei abbandonato? “
Poi,con un lungo sorriso pacifico,aggiunse: “No, ti sbagli, io ho sempre vegliato su di te, sapevo che ce l’avresti fatta e che mi avresti raggiunto in qualità di buon figlio”
“Allora sei tu Dio?”
“Se così vuoi definirmi, si, sono il tuo Creatore, il tuo vero Padre”
“Perché allora? Perché tanta morte? Perché mi hai costretto a fare tutto questo?”
Ed egli perplesso: “Costretto? Io ti ho reso libero, ti ho reso magnifico”.
“Tanto sangue, tanta sofferenza...e questa tu la chiami libertà?”
“Ma l'ho fatto affinché tu potessi diventare forte! Cos’eri prima di intraprendere questa incredibile storia? Eri un fabbro! Solo un misero fabbro, e ora guardati, guardati!” ripeté con tono solenne “Sei magnifico e perfetto, sei l’essere perfetto che ho trasformato e ora sei pronto a raccogliere la mia eredità!”
Al termine di quelle parole strinsi il pugnale nella mano destra e con uno scatto furioso arrivai a lui tagliandogli la gola e facendo scorrere la lama da un lato all’altro dell’orecchio.
“E adesso” cominciai a sussurrargli “per quale altra gioia dovrei continuare a vivere?”
Egli cadde a terra cercando di tamponare la ferita in un continuo gargarismo di sangue che non trovava fine, allora lo afferrai per i capelli pronto a decollarlo, ma nel mentre del mio collerico gesto egli trovò modo di parlare ed esclamò: “Se tu mi uccidi tutto finirà e tu non sarai mai esistito”. Ma non diedi ulteriore ascolto alle sue parole e con un colpo netto posi fine alla sua e alla mia vita.
Da quel collo mutilato una macchia nera si riversò per il bianco avorio del pavimento allargandosi per ogni direzione inghiottendo ogni cosa sul suo cammino; in pochi secondi tutto fu nero e io mi ritrovai solo nel vuoto privo di gravità.
Una voce imponente spezzò il silenzio di quella stasi cosmica:“Credevi davvero che sarebbe stato così facile? Sciocco, nessun essere sovrannaturale può uccidermi, perché dovrebbe farlo un mortale?”