Originariamente inviata da
Cal Lightman
Non badate alla situazione, era più un pretesto per cominciare a scrivere su qualcosa, ditemi piuttosto dove non funziona lo stile e la grammatica.
Presi il revolver e me lo puntai alle tempie. La mano tremava ma non avrei avuto rimpianti, sarei andato fino infondo nel mio intento, se non fosse stato per quel pensiero che balenò nella mia mente qualche istante prima di premere il grilletto . Pensai a quella bambina, a come l’avevo conosciuta, e a quello che avrebbe dovuto subire se fosse stata lasciata sola in mezzo a quei mostri. Pensavo che nessun bambino meritasse tanto orrore. In quell’attimo di debolezza psicologica ripensai al passato, e la mia vista fu proiettata a qualche settimana prima, il giorno in cui ricevetti l’incarico al distretto. Nella mia mente comparve l’immagine nitida dell’interno di un ufficio, e vidi me stesso mentre parlavo con il direttore della centrale.
Il direttore si era alzato dalla scrivania stringendomi la mano, e con uno sguardo serio dritto ai miei occhi, esclamò “la vita di questa bambina è nelle tue mani; nessuno se l’è sentita di prender parte a questa operazione di soccorso e ora lei è li sola e sta rischiando la vita per errori commessi da altri. Sono contento che tu abbia accettato l’incarico, e spero tu riesca a portarlo a termine tornando sano e salvo con lei” al che io risposi sorridendo “La vita di quella bambina è il motivo per cui sono diventato uno sbirro, difendere i cittadini, questo è il nostro dovere”.
Il direttore mi sorrise e mi congedò con i suoi migliori auguri.
Dall’ufficio del direttore di quelle settimane fa, tornai improvvisamente a qualche giorno prima, e ricordai l’abbraccio che diedi a mia moglie, agli amici del bar con cui avevo consumato una birra insieme prima di lasciare la città, e ripensai alle persone in gamba che avevo conosciuto e che mi avevano assistito nell’impresa, e che sono morte per salvare quella preziosa vita che ora ero pronto a rinnegare.
No. Non potevo proprio permettermi il lusso di andarmene all’altro mondo così, non potevo lasciarla sola, dovevo mettere da parte il mio egoismo e le mie paure e tornare da lei perché aveva bisogno di me, e solo su di me poteva contare.
Ritratto il dito dal grilletto, con un scatto nervoso riposi il revolver sul tavolo e dopo un profondo respiro mi alzai di scatto dalla sedia cominciando a correre verso l’armeria.
L’allarme era scattato e annunciava l’autodistruzione dell’impianto. Dovevo sbrigarmi, non rimaneva molto tempo. Il cuore batteva all’impazzata, la pura si stava mescolando all’adrenalina e presto si trasformò in pura furia vendicativa. Ora ero motivato, deciso e determinato ad affrontare il destino.
Presi la borsa da viaggio e ci buttai dentro tutte le munizioni e le armi da fuoco che trovai, poi presi l’elevatore che si trovava fuori dall’armeria e tenendo il mitra ben stretto in mano spinsi il pulsante per raggiungere il piano superiore.