Ninfomania
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Il termine
ninfomania (dal
greco antico
nymphè, νύμφη:
ninfa sposa e
mania, μανία:
mania) fu coniato nel
1771 dal medico francese J. D. T. de Bienville, che lo utilizzò per la prima volta nel suo studio
La Nymphomanie, ou Traité de la fureur utérine (
La ninfomania, ovvero trattato sul furore uterino).
Fu considerata dapprima una
perversione e, in tempi successivi, una
patologia sessuale femminile caratterizzata da una compulsiva ricerca di partner e accompagnata da
anorgasmia o
frigidità.
Nel
1992 l'
Organizzazione Mondiale della Sanità non riconobbe più nella ninfomania una patologia e nel
1995 la
American Psychiatric Association cancellò tale voce dalla IV edizione del
Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, riconducendo tuttavia il concetto, insieme all'equivalente maschile noto come
satiriasi, entro la più vasta categoria dell'
ipersessualità.
I termini
ninfomania e
ninfomane entrarono presto nel linguaggio comune in un'accezione generica e spregiativa, per definire donne sessualmente libere e intraprendenti. In questo senso il filosofo
Umberto Galimberti, ha voluto vedere nel concetto di ninfomania "un prodotto dell'immaginario maschile che teme la
sessualità attiva della donna, perché l'uomo si compiace di attivare la sessualità nella donna, ma va in
angoscia se la donna attiva la propria sessualità da sé [....] Questo tipo di relazione, che gli uomini di frequente instaurano con le donne, è vissuto in modo angoscioso se sono le donne a instaurarlo con loro, perché, di fronte all'intraprendenza femminile, l'uomo si vede collocato in quella condizione di passività in cui ama invece vedere collocate le donne [...] siccome un uomo senza potere fa vergogna a se stesso, allora, per salvarsi, non gli resta che iscrivere la donna che lo riduce in queste condizioni nella sfera della patologia e, scomodando la
mitologia greca, traduce il fascino di una
ninfa in una malattia [...]. Alcune definizioni psichiatriche come l'
isteria e la ninfomania raccontano molto più delle difese degli uomini nei confronti delle donne, di quanto non dicano delle patologie femminili."