è il ritornello che mi risuona nella testa ogni volta, sia nei momenti di basso, che nei momenti in cui le cose vanno meglio.
Due anni e tre mesi di convivenza, vengo mollato, e l'ultimo messaggio, un laconico "Ma io non voglio proprio niente da te. Le persone cambiano".
Ho fatto ammissione di tutti i miei errori, che son stati tanti, tantissimi, e me li porterò nella tomba.
Ho sbagliato, ma mi hai veramente abbandonato a me stesso, in una città in cui sono stato un male cane.
Mi hai lasciato lì solo, in uno stato pietoso.
E ora che hai ritrovato felicità ed equilibrio, dopo avermi detto più volte che avresti continuato ad offrirmi amicizia, affetto, calore, sostegno, mi cancelli come se fossi l'ultima delle merde.
C'è più amore in un sicario di mafia, lui cancella i suoi nemici, tu hai cancellato alla stessa stregua una persona che ti ha amato e che hai amato.
Io il 15 luglio del 2008 ho preso la macchinina carica all'inverosimile in direzione Milano e da quel momento è cominciata la nostra vita insieme.
Sono partito carico come una molla, pensare che non avevo nemmeno un lavoro, e quanto a soldi ho qui sotto mano uno scontrino del bancomat del 6 agosto, il primo giorno di lavoro (precario): 1.178,16 euro, nella costosa milano. Lo tengo sempre nel portafogli.
In quei giorni mi aveva chiamato l'assistente sociale per dirmi che avrebbero messo un amministratore di sostegno a mia madre. Mi aveva minacciato: risaliremo a tutte le operazioni contabili.
è stata un'idea mia quella di andarea convivere. Lo so.
Avventata, immatura, irresponsabile, ma voluta col cuore, ca**o.
Ho lasciato una vita comoda, alcune feconde amicizie, per amore.
Le difficoltà che ho affrontato sono state mille, dai problemi in famiglia, la precarietà, il contesto troppo multietnico, il senso di atomizzazione, di annullamento, la mancanza di stimoli.
Sono esplose le conseguenze di un'infanzia vissuta in maniera assurda, la mancanza di una figura paterna dai 18 anni in poi, una famiglia divisa in fazioni, quell'affetto che non ho ricevuto quando avrei dovuto, e che non sono stato in grado di trasmetterti come avresti meritato. Perché non sapevo farlo. è una cosa che mi mancava. E che mi manca ancora. Non la posso inventare, è un percorso lungo, e devo prima imparare a riceverlo, così che sappia cos'è veramente.
Ho vissuto quei mesi sapendo che non avevo una famiglia dietro, a differenza tua, e che se avessi sbagliato qualche mossa, sarei finito col culo per terra. Senza un padre, con una madre che non ha mai fatto la madre, con una zia che mi diceva di stare tranquillo, che avrebbe fatto tutto il possibile per i suoi nipoti, e mi dava 20 euro..
Ci credo che risparmiavo, e che era diventata una cosa quasi patologica.
A te costruivano la casa, io cos'avevo?
Volevo costruire qualcosa con te, e per farlo ci vogliono i soldi.
Se hai abbandonato quel corso di studi e sei rimasta a fare niente per circa un anno e stavi male, non è colpa mia. Io dovevo lavorare duramente per ottenere le proroghe del contratto di lavoro, perché a me l'affitto non lo pagava nessuno, non potevo starti dietro più di tanto.
Poi è capitata l'occasione per crescere, e l'ho colta. Lì sono mancato troppo, lo so, ma ora sto c**o di posto fisso ce l'ho, e posso concedermi finalmente qualcosa, quello che merito, parte delle cose che non ho avuto.
E ora non ho più niente da costruire con nessuno.
Ti ho inondata di problemi, lo so.
Ne ho tanti, ancora adesso, mi porto dietro tutta la m***a dell'infanzia e dell'adolescenza, surreali.
Ho un sacco di lacune da colmare, specie nei rapporti umani.
Mi hanno inculcato diffidenza a piene mani, e per quanto ne sia consapevole, è sempre la prima e istintiva reazione.
L'anaffettività, la timidezza.. tante cose, troppe cose.
Ma ci ho provato, ti ho voluto bene.
Per me potermi addormentare accanto a te era la gioia più grande che potessi avere.
Mi è capitato di sognare di perderti, ed era straziante.
Poi è successo.
Eravamo ancora sotto lo stesso tetto, e tu già passavi le giornate con lui.
Qualcun altro al posto mio ti avrebbe fatto la "festa".
E io, così crudele, a tuo dire, così violento, ho solamente alzato la voce, tra un pianto e l'altro.
Ho sopportato una città che odiavo per due anni e tre mesi solo per poterti stare accanto.
Poi ci son rimasto ancora due mesi, solo come un cane, divorato dalla sofferenza, dai sensi di colpa, dall'incredulità.
Ti ho fatto stare molto male, ma sono stato male anch'io.
Ho patito i miei limiti, le mie tare, le mie insicurezze.
Però di molte cose posso essere fiero.
Pur con tutte quelle zavorre qualcosa ho costruito. anzi, ho costruito molto.
Non sono una persona da buttare.
Ora sono terrorizzato al pensiero di incontrare un'altra ragazza. E sette mesi son già passati.
Dopo uno schiaffo simile, dopo un "ma io non voglio proprio niente da te", dopo una sbianchettata così netta, mi chiedo con quali basi e prospettive aprire il cuore verso un'altra persona.
Dopo essermi messo in gioco così, aver lasciato il certo per l'incerto, aver affrontato molte difficoltà, aver fatto soffrire così tanto una persona, aver sofferto così tanto, ed essere stato cancellato in questo modo, vorrei starmene ai margini. Invisibile. Senza istinti.
Un'altra botta del genere non la voglio.
Però alla fin fine sono una persona anch'io, soggiacio anch'io alle leggi della biologia, e sento l'inclinazione verso il sesso femminile, dal quale allo stesso tempo sono atterrito.
è dura vivere così, ma se sono stato trattato in questo modo da quella che era - e penso sia ancora - una persona unica e profonda, figuriamoci chi arriverà dopo... farà proprio strazio di quello che rimane di me.
Ho imparato tante cose, saprei gestire meglio un rapporto, ma quel "ma io non voglio proprio niente da te", a uno che ha lasciato tutto quello che aveva per venire a condividere una vita - almeno provarci -, uno che ha masticato veleno pur di stare accanto a un'altra persona..
Che le viene ancora a dire "era finita da più di un anno".
E allora potevi mollarmi subito.
Ma no, ti facevo "pena", e hai provato in tutti i modi a farti mollare per non addossarti la responsabilità.
"Non voglio nessuno per un bel pò"
E pochi giorni dopo già spuntava un'altra persona.
La ferita è sempre aperta, mentre tu te la stai godendo col tuo nuovo fidanzato, quello che sembra perfetto.
Che vita del c**o