Situazione complicatissima e delicata: aiuto!

[Folletta]

La sua famiglia è un vero casino, a quanto ho capito. In pratica, la madre vive in una città che ora non mi viene in mente, anche se sono sicura che sia in Toscana, e convive col nuovo compagno nella casa che aveva comprato con l'ex marito, che invece vive qua a Spezia. A. ha vissuto con la madre, e in varie cliniche, fino a quest'estate (anche se questo punto non mi è molto chiaro, perchè mi ha detto di essersi trasferita molte volte, e ha vissuto a lungo a Milano). Ora vive col padre, e ha detto chiaramente che lo fa perchè così può fare quello che vuole (in pratica lui parte alla mattina per lavorare e torna alla sera). Per me è assurdo che i suoi si siano arresi così. Insomma, tutto ciò che fa il padre è niente: le dà pochi soldi al giorno, e alla sera chiedere quanti ne ha spesi e cosa ne ha fatto, perchè teme che ci compri del cibo, che poi vomiterebbe.
E lei queste cose o non le racconta (ma questo posso anche capirlo), oppure raccontarle in un modo che mette tutti a disagio (non so come spiegarlo, ma comunque lo dice come se fossero cose che non la riguardano, come se non stesse parlando del suo corpo...) E quando qualcuno trova il coraggio di chiederle della sua malattia, ne parla in modo molto lucido, descrivendo anche il suo rapporto col cibo, e quella faccenda dell'invidia...

Mio Dio che situazione.
Povera ragazza.
Io continuo a suggerti di rivolgerti a qualcuno di più competente di 'noi'.
Se lo fate a livello di classe forse è ancora meglio..

[-Miele-]

Mio Dio che situazione.
Povera ragazza.
Io continuo a suggerti di rivolgerti a qualcuno di più competente di 'noi'.
Se lo fate a livello di classe forse è ancora meglio..

[*butterfly*]

La sua famiglia è un vero casino, a quanto ho capito. In pratica, la madre vive in una città che ora non mi viene in mente, anche se sono sicura che sia in Toscana, e convive col nuovo compagno nella casa che aveva comprato con l'ex marito, che invece vive qua a Spezia. A. ha vissuto con la madre, e in varie cliniche, fino a quest'estate (anche se questo punto non mi è molto chiaro, perchè mi ha detto di essersi trasferita molte volte, e ha vissuto a lungo a Milano). Ora vive col padre, e ha detto chiaramente che lo fa perchè così può fare quello che vuole (in pratica lui parte alla mattina per lavorare e torna alla sera). Per me è assurdo che i suoi si siano arresi così. Insomma, tutto ciò che fa il padre è niente: le dà pochi soldi al giorno, e alla sera chiedere quanti ne ha spesi e cosa ne ha fatto, perchè teme che ci compri del cibo, che poi vomiterebbe.
E lei queste cose o non le racconta (ma questo posso anche capirlo), oppure raccontarle in un modo che mette tutti a disagio (non so come spiegarlo, ma comunque lo dice come se fossero cose che non la riguardano, come se non stesse parlando del suo corpo...) E quando qualcuno trova il coraggio di chiederle della sua malattia, ne parla in modo molto lucido, descrivendo anche il suo rapporto col cibo, e quella faccenda dell'invidia...

davvero uno schifo.. è inammissibile che una persona con certi problemi venga abbandonata a se stessa dalla sua famiglia... ma non avete un assistente di classe o qualcosa del genere con cui parlare per cercare di aiutarla in qualche modo?

[LastFly]

Rendetela ancora più partecipe di quello che fate.
Non potete risolvere i problemi che lei crede di avere, ma se riusciste a distrarla per un po', potrebbe sentirsi meglio e essere di buon umore.
Un po' come quando si prende l'abbronzatura: la sera, quando torni dopo una giornata di mare non c'è più il sole, ma l'abbronzatura (il buon umore) ti rimane.

[Temperance]

Oddio povera stella.
Io non mi sono mai trovata in una situazione del genere, quindi non so se il mio consiglio ti sarà utile in qualche modo.
Per come la vedo io, tu puoi solo starle vicino e cercare di farla sentire un po' più amata e considerata...trattala normalmente, non fare delle "preferenze" perchè è in quello stato. Tu puoi solo starle vicino come sai fare tu...purtroppo. Sarò cruda ma è quello che penso...solo lei si può REALMENTE aiutare data la situazione che hai descritto su. Solo lei può ricercare da qualche parte un motivo per cominciare a volersi bene. Il senso di impotenza deve essere grande..lo immagino.

[martaa!!]

oltre a parlarne con qualcuno di competente, tu e le tue amiche provate a farla stare meglio, state con lei e statele vicino, proponi una cena tutte insieme, insomma le amiche aiutano sempre!!

[Oregon]

Non mi è mai capiatato niente di simile. L'unico consiglio che riesco di dartie di starle vicino più che puoi ma non di trattarla come de fosse diversa dagli altri.

[Deryn_Sharp]

Non mi è mai capiatato niente di simile. L'unico consiglio che riesco di dartie di starle vicino più che puoi ma non di trattarla come de fosse diversa dagli altri.

Uno dei punti è proprio questo: non farla sentire diversa. Come si fa? Da un lato sappiamo tutti che è diversa, ma dall'altro... Insomma, per fare un esempio: all'inizio dell'anno stavamo parlando col profe di religione di disagio, disturbi vari, o cose del genere, e ovviamente è saltato fuori il discorso dell'anoressia come odio verso se stessi. Ora, durante le ore di religione ognuno sostanzialmente si fa i fatti suoi, e di norma c'è un casino bestiale, ma in quel momento è sceso un imbarazzante silenzio spettrale. C'erano delle ragazze che si sono messe a fare gesti per dire al profe di chiudere il becco, cercando di indicarle A. Io ci sono rimasta un po' così, non tanto per il fatto che il profe abbia tirato in ballo l'anoressia (anche se ho il sospetto che lui non si fosse neanche accorto della presenza di una ragazza anoressica in classe, dal momento che era solo settembre, ma non ne sono sicura), ma più che altro ho avuto l'impressione che stessero cercando di, non so, negare la cosa. Mi spiego? In fondo parliamo di una ragazza che convive con questa cosa da anni, e che ogni giorno va dallo psicologo: quante volte si sarà sentita dire quel genere di cose? Perchè dovremmo tapparle le orecchie ogni volta che l'argomento salta fuori, e trattarla da stupida?
Non dico che non ci voglia del tatto, ma come si fa a non superare il confine?
Capite quant'è incasinata la situazione? Non so veramente come fare...

[Oregon]

Uno dei punti è proprio questo: non farla sentire diversa. Come si fa? Da un lato sappiamo tutti che è diversa, ma dall'altro... Insomma, per fare un esempio: all'inizio dell'anno stavamo parlando col profe di religione di disagio, disturbi vari, o cose del genere, e ovviamente è saltato fuori il discorso dell'anoressia come odio verso se stessi. Ora, durante le ore di religione ognuno sostanzialmente si fa i fatti suoi, e di norma c'è un casino bestiale, ma in quel momento è sceso un imbarazzante silenzio spettrale. C'erano delle ragazze che si sono messe a fare gesti per dire al profe di chiudere il becco, cercando di indicarle A. Io ci sono rimasta un po' così, non tanto per il fatto che il profe abbia tirato in ballo l'anoressia (anche se ho il sospetto che lui non si fosse neanche accorto della presenza di una ragazza anoressica in classe, dal momento che era solo settembre, ma non ne sono sicura), ma più che altro ho avuto l'impressione che stessero cercando di, non so, negare la cosa. Mi spiego? In fondo parliamo di una ragazza che convive con questa cosa da anni, e che ogni giorno va dallo psicologo: quante volte si sarà sentita dire quel genere di cose? Perchè dovremmo tapparle le orecchie ogni volta che l'argomento salta fuori, e trattarla da stupida?
Non dico che non ci voglia del tatto, ma come si fa a non superare il confine?
Capite quant'è incasinata la situazione? Non so veramente come fare...

Ti capisco benissimo! E ti do ragione sul fatto che le ragazza hanno sbagliato a tappare la bocca al professore. Adesso non so se lui si era accorto della presenza della ragazza anoressica, però ha fatto bene a parlarne, perchè è proprio stando zitti che la fate sentire diversa!