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Frasi tratte dai libri

  1. #371
    Assuefatto da FdT
    Uomo da Firenze
    Iscrizione: 29/11/2007
    Messaggi: 838
    Piaciuto: 10 volte

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    Una storia ridotta all'osso della vita post-industriale

    Quando vennero presentati, lui fece una battuta, sperando di piacere. Lei rise a crepapelle, sperando di piacere. Poi se ne tornarono a casa in macchina, ognuno per conto suo, lo sguardo fisso davanti a sé, la stessa identica smorfia sul viso. A quello che li aveva presentati nessuno dei due piaceva troppo, anche se faceva finta di sì, visto che ci teneva tanto a mantenere sempre buoni rapporti con tutti. Sai, non si sa mai, in fondo, o invece sì, o invece sì.

    David Foster Wallace


  2. #372
    Assuefatto da FdT *Ryuzaki*
    Donna 37 anni da Perugia
    Iscrizione: 22/6/2009
    Messaggi: 533
    Piaciuto: 38 volte

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    [...]Questi svagodipendenti. Questi concentrazionofobi.
    Il vecchio George Orwell aveva capito tutto, ma al rovescio.
    Il Grande Fratello non ci osserva. Il Grande Fratello canta e balla.Tira fuori conigli dal cappello. Il Grande Fratello si dà da fare per tenere viva la tua attenzione in ogni singolo istante di veglia. Fa in modo che tu possa sempre distrarti. Che sia completamente assorbito.
    Fa in modo che la tua immaginazione avvizzisca. Finché non diventa utile quanto la tua appendice. Fa in modo di colmare la tua attenzione sempre e comunque.
    Questo significa lasciarsi imboccare, ed è peggio che lasciarsi spiare.
    Nessuno deve più preoccuparsi di sapere che cosa gli passa per la testa, visto che a riempirtela in continuazione ci pensa già il mondo.
    Se tutti quanti ci troviamo con l'immaginazione atrofizzata, nessuno costituirà mai una minaccia per il mondo.[...]

    Chuck Palahniuk -Ninna Nanna-
    A neonindian piace questo intervento

  3. #373
    Cal Lightman
    Ospite

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    "C'era là quella rivista che qualcuno aveva lasciato sulla panca vicino a me, e io mi misi a leggerla, con l'idea che almeno per un po' mi avrebbe fatto smettere di pensare al professor Antolini e a un milione di altre cose. Ma cominciai a leggere un maledetto articolo che mi fece sentire quasi peggio. Parlava degli ormoni. Ti raccontava che aspetto dovresti avere, faccia occhi e tutto quanto, se i tuoi ormoni sono a posto, e io quell'aspetto non ce l'avevo per niente. Ero il ritratto sputato dell'individuo che nell'articolo aveva gli ormoni squinternati"

    J.D. Salinger, Il giovane Holden (The Catcher in the Rye)

  4. #374
    0 1 1 2 3 5 8 13 21 34 55 Killuminato
    Uomo 42 anni da Modena
    Iscrizione: 30/9/2004
    Messaggi: 12,665
    Piaciuto: 187 volte

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    "Non c'è nessun «dopoguerra».
    Gli stolti chiamavano «pace» il semplice allontanarsi del fronte.
    Gli stolti difendevano la pace sostenendo il braccio armato del denaro.
    Oltre la prima duna gli scontri proseguivano. Zanne di animali chimerici affondate nelle carni, il Cielo pieno d'acciaio e fumi, intere culture estirpate dalla Terra.
    Gli stolti combattevano i nemici di oggi foraggiando quelli di domani.
    Gli stolti gonfiavano il petto, parlavano di «libertà», «democrazia», «qui da noi», mangiando i frutti di razzìe e saccheggi.
    Difendevano la civiltà da ombre cinesi di dinosauri.
    Difendevano il pianeta da simulacri di asteroidi.
    Difendevano l'ombra cinese di una civiltà.
    Difendevano un simulacro di pianeta."

    54 - Wu Ming

  5. #375
    anemy
    Utente cancellato

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    Mi rivolgo a te, a te per ultima.
    Non ho avuto figli perchè non è capitato. Ne ho sofferto? No.
    Ma se avessi avuto una figlia saresti stata tu.
    Vedo il tuo bel viso grave e puro, i tuoi occhiali con la montatura rosa e il modo che hai di stritolare il bordo del gilet, di guardare dritto negli occhi e carezzare il gatto, come se potesse parlare. E mi metto a piangere.
    A piangere di gioia in cuor mio.

    Che cosa vedono i curiosi chini sul mio corpo spezzato? Non lo so.
    Ma dentro, un sole.

    Muriel Barbery, L'eleganza del riccio.

  6. #376
    Moderatrice Holly
    Donna 35 anni
    Iscrizione: 1/4/2006
    Messaggi: 35,150
    Piaciuto: 10122 volte

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    Sapete, Nàstenka, fino a che punto sono arrivato? Sapete che ormai sono costretto a celebrare l'anniversario delle mie sensazioni, l'anniversario di ciò che un tempo fu così bello, di ciò che in sostanza non è mai esistito...

    F. Dostoevskij, Notti Bianche
    Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.

  7. #377
    Assuefatto da FdT
    Uomo da Firenze
    Iscrizione: 29/11/2007
    Messaggi: 838
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    Sapete, Nàstenka, fino a che punto sono arrivato? Sapete che ormai sono costretto a celebrare l'anniversario delle mie sensazioni, l'anniversario di ciò che un tempo fu così bello, di ciò che in sostanza non è mai esistito...

    F. Dostoevskij, Notti Bianche
    Dopo averlo letto sentivo che sarei morto.

  8. #378
    Uan
    Uan
    Donna 30 anni
    Iscrizione: 8/1/2008
    Messaggi: 5,540
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    Quote Originariamente inviata da Holly Visualizza il messaggio
    Sapete, Nàstenka, fino a che punto sono arrivato? Sapete che ormai sono costretto a celebrare l'anniversario delle mie sensazioni, l'anniversario di ciò che un tempo fu così bello, di ciò che in sostanza non è mai esistito...

    F. Dostoevskij, Notti Bianche
    adoro quel libro

  9. #379
    . lullaby.
    Donna 31 anni
    Iscrizione: 23/2/2006
    Messaggi: 5,994
    Piaciuto: 8 volte

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    Di colpo gli fu chiaro che ciò che lo tormentava senza lasciarlo libero si era improvvisamente staccato da due parti, da dieci, da tutte. Provava pietà per loro, voleva fare in modo che non soffrissero. Doveva liberarli e liberare se stesso da quelle sofferenze. "Com'è bello, com'è semplice, - pensò.- E il dolore? -si domandò.- Dov'è andato? dove sei, dolore?"
    Si mise in ascolto.
    "Ah, eccolo. Non importa, rimani pure."
    E la morte dov'è?
    Cercò la sua solita paura della morte, ma non la trovò. Dov'era? Quale morte? Non aveva alcuna paura perchè non c'era alcuna morte.
    Al suo posto, la luce.
    -Ah! Escamò d'un tratto a voce alta.- Che gioia!
    Avvenne tutto in un attimo e il significato di quell'attimo non cambiò più. Per i suoi familiari la sua agonia durò ancora due ore. Qualcosa gorgogliava ancora nel suo petto; il corpo sfinito sussultava. Poi il gorgoglio e il rantolo si fecero più rari.
    " E' finita!" pronunciò qualcuno sopra di lui.
    Egli udì quelle parole e le ripetè nel proprio animo.
    "Finita la morte -disse a se stesso.- Non c'è più."
    Trasse un respiro, si fermò a metà, si distese e morì.

    La morte di Ivan Il'ic, Tolstoj

  10. #380
    Vivo su FdT andras
    Donna 43 anni
    Iscrizione: 30/9/2004
    Messaggi: 3,697
    Piaciuto: 292 volte

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    - Che succede, Pekish?

    - Schifezze - rispose.
    - Cosa sono le schifezze?

    - Sono cose che nella vita non bisogna fare.
    - E ce n'è tante?

    -Dipende. Se uno ha tanta fantasia, può fare molte schifezze. Se uno è scemo magari passa tutta la vita e non gliene viene in mente nemmeno una.

    La cosa si complicava.
    Pekish se ne accorse.
    Si tolse gli occhiali e lasciò perdere Jobbard, i tubi e le altre storie.

    - Mettiamola così. Uno si alza al mattino, fa quel che deve fare e poi la sera va a dormire. E li i casi sono due: o è in pace con se stesso, e dorme, o non è in pace con se stesso e allora non dorme. Capisci?

    - Si.

    - Dunque bisogna arrivare alla sera in pace con se stessi. Questo è il problema. E per risolverlo c'è una strada molto semplice: restare puliti.

    - Puliti?

    - Puliti dentro, che vuol dire non aver fatto niente di cui doversi vergognare. E fin qui non c'è niente di complicato.

    - No.

    - Il complicato arriva quando uno si accorge che ha un desiderio di cui si vergogna: ha una voglia pazzesca di qualcosa che non si può fare, o è orrendo, o fa del male a qualcuno. Okay?

    - Okay.

    - E allora si chiede: devo starlo a sentire questo desiderio o devo togliermelo dalla testa?

    - Già.

    - Già. Uno ci pensa e alla fine decide.
    Per cento volte se lo toglie dalla testa, poi arriva il giorno che se lo tiene e decide di farla quella cosa di cui ha tanta voglia: e la fa: ed eccola li la schifezza.

    - Però non dovrebbe farla, vero, la schifezza?

    - No. Ma sta' attento: dato che non siamo calzini ma persone, non siamo qui con il fine principale di essere puliti.
    I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto.
    Così, alle volte, vale la pena di non dormire per star dietro ad un proprio desiderio.
    Si fa la schifezza e poi si paga. E' solo questo davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi a scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare.
    Solo questo è importante.


    Pehnt stette un po' a pensare. - Ma quante volte lo si può fare?

    - Cosa?

    - Fare schifezze.

    - Non troppe, se si vuole riuscire a dormire ogni tanto.

    - Dieci?

    - Magari un po' meno. Se sono vere schifezze, un po' meno.

    - Cinque?

    - Diciamo due. poi se ne scappa qualcun'altra.

    - Due?
    - Due."

    ...


    "P.S. Ho smarrito un amico che si chiamava Pehnt. Era un ragazzo intelligente. Ne sapete mica qualcosa ?"

    "Vecchio, benedetto, Pekisch,
    questo non me lo devi fare. Non me lo merito. Io mi chiamo ancora Pehnt, e sono ancora quello che se ne stava sdraiato per terra a sentire la voce nei tubi, come se quella arrivasse davvero, e invece non arrivava. Non è mai arrivata. E io adesso sono qui. Ho una famiglia, ho un lavoro e la sera vado a letto presto. Il martedì vado a sentire i concerti che danno alla Sala Trater e ascolto musiche che a Quinnipak non esistono : Mozart, Beethoven, Chopin. Sono normali, eppure sono belle. Ho degli amici con cui gioco a carte, parlo di politica fumando il sigaro e la domenica vado in campagna. Amo mia moglie, che è una donna intelligente e bella. Mi piace tornare a casa e trovarla lì, qualsiasi cosa sia successa nel mondo quel giorno. Mi piace dormire vicino a lei e mi piace svegliarmi insieme a lei. Ho un figlio e lo amo anche se tutto fa supporre che da grande farà l'assicuratore. Spero che lo farà bene e che sarà un uomo giusto. La sera vado a letto e mi addormento. E tu mi hai insegnato che questo vuol dire che sono in pace con me stesso. Non c'è altro. Questa è la mia vita. Io lo so che non ti piace, ma non voglio che tu me lo scriva. Perché voglio continuare ad andare a letto, la sera, e addormentarmi.
    Ognuno ha il mondo che si merita. Io forse ho capito che il mio è questo qua. Ha di strano che è normale. Mai visto niente del genere, a Quinnipak. Ma forse proprio per questo, io ci sto bene. A Quinnipak si ha negli occhi l'infinito. Qui, quando proprio guardi lontano, guardi negli occhi di tuo figlio. Ed è diverso.
    Non so come fartelo capire, ma qui si vive al riparo. E non è una cosa spregevole. E' bello. E poi chi l'ha detto che si deve proprio vivere allo scoperto, sempre sporti sul cornicione delle cose, a cercare l'impossibile, a spiare tutte le scappatoie per sgusciare via dalla realtà ? E' proprio obbligatorio essere eccezionali ?
    Io non lo so. Ma mi tengo stretta questa vita mia e non mi vergogno di niente : nemmeno delle mie soprascarpe. C'è una dignità immensa, nella gente, quando si porta addosso le proprie paure, senza barare, come medaglie della propria mediocrità. E io sono uno di quelli.
    Si guardava sempre l'infinito, a Quinnipak, insieme a te. Ma qui non c'è l'infinito. E così guardiamo le cose, e questo ci basta. Ogni tanto, nei momenti più impensati, siamo felici.
    Andrò a letto, questa sera, e non mi addormenterò. Colpa tua, vecchio, maledetto Pekisch.
    Ti abbraccio. Dio sa quanto ti abbraccio.

    Pehnt, assicuratore."

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