È vero, ma secondo me si è fatto comunque meno di quello che si sarebbe potuto fare, o per vederla in positivo ci sono ancora molte possibilità di innovazione. Ad esempio, il flusso di coscienza sarebbe stato impensabile fino all'800 e questa tecnica spinta ai livelli di Ulisse o Gita al Faro può davvero stravolgere la percezione lineare del tempo nella storia. Tuttavia, si tratta di un'innovazione di 80 anni fa e che il suo apice l'ha raggiunto già con Joyce e Virginia Woolf. Esistono romanzi veramente innovativi, che però rimangono in secondo piano anche quando i loro autori sono molto famosi, come ad esempio "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Calvino, un romanzo fatto di inizi di possibili romanzi, certamente molto più originale dei vari visconti e baroni, ma anche meno conosciuto.
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L'arte non è scienza, nell'arte esiste l'innovazione, ma non il miglioramento. Si può forse dire che Guernica sia migliore (o peggiore) dell'Ultima Cena?
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Questa precisazione è veramente crudele XD
La diffusione di un'opera però non dipende solo da quanto è innovativa. Considera che lo "Ulysses" è immensamente innovativo, ma è anche a tratti incomprensibile, quindi è meno diffuso di una "Signora Dalloway".
Ci sono stati degli enormi, ma enormi, cambiamenti nella storia della letteratura. Solo che non sono percepibili immediatamente.
Fra il romanzo dell'800 e il romanzo del '900 c'è un abisso per alcuni tratti. Fra la narrativa che precede Cervantes (citando per antonomasia l'iniziatore del romanzo in senso moderno) e la successiva c'è un abisso.
Fondamentalmente perché la letteratura (o almeno, la narrativa) è lo specchio dei tempi. Un romanzo medievale è lontano mille miglia dalla nostra sensibilità. E' vero che ci sono delle costanti (i topoi) che sono presenti in quasi tutta la letteratura (mi viene in mente, se sei "del mestiere" XD, il percorso che Auerbach traccia in Mimesis).
Io non so dirti riguardo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" perché non l'ho (ancora) letto. Ma l'innovazione assoluta non esiste in letteratura. Proprio perché parte dal principio d'imitazione. A parte determinati momenti storici (che per lo più si sono risolti in disastri estetici come il futurismo letterario, su cui il parere critico della sottoscritta è "che è sta robaccia?"), la letteratura, ma TUTTE le arti, riprendono e rielaborano quello che c'è di precedente. Nessuno ha mai assoluta originalità.
Ma se un pittore ha un codice più manipolabile, perché non è standard, il lettore non può farlo, perché deve attenersi a determinate regole... probabilmente è questo il problema. In fin dei conti, se - ho dato l'esame di letteratura contemporanea due anni fa, potrei dire qualcosa di sbagliato - il lettore e la lettrice vagano fra gli inizi dei vari racconti, io in qualche misura penso a i sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello. Così, il primo collegamento che mi è venuto in mente xD Ma sicuramente non si tratta di un'assoluta innovazione di Calvino...
(ah sì, sono stata un po' cattiva )
Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.
Io penso che ci siano e ci saranno sempre spazi di possibile innovazione, perché se è vero che bene o male si deve sempre restare nella frontiera della comprensibilità, lo è anche che le competenze del lettorato sono in perpetuo mutamento, e questo apre alla comunicazione nuove vie prima impraticabili.
Oggi ad esempio il lettorato è più aperto e competente nelle lingue straniere: questo offre una possibile via d'innovazione. Nel mio piccolo sto ripercorrendo l'endecasillabo e la rima, che la poesia contemporanea ha abbandonato, ricombinandole in forme inconsuete. Anche il repertorio tematico si allarga costantemente; la scienza ad esempio non è quasi mai stata sfruttata dalla poesia.
Comunque penso anche che si debba porre un paletto all'innovazione, che rischia di essere uno scopo fine a sé stesso, un semplice modo per superare la concorrenza. Il pensiero contemporaneo identifica l'innovazione con la bontà, prova ne è l'insistenza con cui le pubblicità usano l'aggettivo "nuovo", ma il valore di un'opera non può dipendere solo dalla propria carica innovativa. Non a caso nessuna delle opere delle avanguardie più radicali è entrata nel novero dei grandi classici.
Quindi, i valori fondamentali e banali della scrittura non vanno trascurati. Specie per chi non nutre particolari ambizioni incendiarie, una prosa godibile ed una poetica sostanziosa non possono fallire.
Non hai capito il concetto. Tu parli di innovazione come se ce ne fosse realmente bisogno; mentre io ho detto che questa quando avverrà non rappresenterà per forza un miglioramento, non inteso in termini di metrica di stile o di altro, ma di gusto per il pubblico. Mi spiego magari l'innovazione rappresenterà scrivere in maniera sgrammatica e insentata (lo so pessimo esempio) ma ciò non significa che tutti apprezzeremo l'innovazione, anzi a maggior ragione avremo nostalgia delle solite cose.
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Queen il racconto in sé, può anche venire bene e forse ad un pubblico di teenager potrebbe piacere molto. Personalmente trovo la storia, sia ricca di colpi di scena, ma anche pregna di cliché: la ragazza abbandonata, la vergogna davanti al pubblico, la stronza che vuole rubare il ragazzo, l'mp3 in stile scarpetta di cristallo...
Comunque, al di la della trama, lavora sulla forma, cerca uno stile tuo, usa frasi ad effetto, di quelle che chiunque potrebbe immedesimarsi; insomma colpisci il lettore.
Ps: dopo la virgola ci vuole una spaziatura.
La trama sa un pò di già visto/letto, ma è comunque un ottimo esercizio.
Io l'unico libro che avrei scritto è il Kamasutra sarebbe un sogno
Più che altro se la trama è simile a qualcosa che si è già visto o sentito, neanche te lo fanno pubblicare.
@Queen* come procede??