ROMA (10 settembre) - «Lo hanno picchiato, preso a calci mentre sputava sangue, gli hanno rotto lo zigomo con un tirapugni di acciaio solo perché gli dava fastidio il modo in cui si vestiva». Giacomo ha 14 anni e si veste da emo. Una settimana fa la sua voglia di distinguersi dagli altri, l’ha pagata cara.
«Il 31 agosto un gruppo di bulli lo ha pestato fino a fargli quasi perdere conoscenza». E ora suo padre Antonio, 43 anni, ancora sotto choc, si chiede come sia possibile finire in ospedale con il volto tumefatto, solo perché le leggi di piazza del Popolo, luogo simbolo della capitale, oggi ritrovo di adolescenti troppo diversi che si fanno chiamare emo, dark, truzzi, metallari, «non ammettono eccezioni e per certi bulli, se sei un emo, uno di quelli che si trucca e si veste di nero, devi pagare». Come ha pagato Giacomo.
A raccontarlo è suo padre accanto al letto di un ospedale del centro dove suo figlio è ricoverato «dopo un intervento durato sette ore, con 90 giorni di prognosi». L’episodio è avvenuto il 31 agosto ed è stato subito denunciato ai carabinieri di San Lorenzo in Lucina. Sono le sette di sera. Giacomo è con due suoi amici, pantaloni skinny e frange piastrate come vuole la moda degli emo (genere musicale inizialmente compreso all’interno del punk rock). La giornata in piazza e finita. Risate, saluti, appuntamento a domani. Sta andando verso la metro, quella di piazzale Flaminio, si torna a casa.
Sulle scalinate delle due chiese gemelle, come ogni giorno, identità, mode, stili di vita si incontrano e si scontrano: metallari contro «i truzzi che odiano il rock», truzzi contro gli emo che si truccano «e fanno gli esibizionisti». Come Giacomo e i suoi amici, ragazzi col ciuffo incollato sulla fronte, pazzi per la musica ”emotional hardcore” (gruppi come Alesana e The Horizon). Sotto la porta di piazza del Popolo, tra turisti e mamme a passeggio coi bambini, «dieci giovani, quelli che si fanno chiamare truzzi, ragazzi rasati con la tuta da ginnastica, la canottiera aderente e il cappellino da baseball li stanno aspettando. Vogliono prenderli in giro, lo fanno sempre», racconta ancora Antonio. Una ragazza li guarda e provoca: «A Emo di m..., ma sei un uomo o una donna?». Gli insulti volano come ogni giorno. Solo che, stavolta, oltre agli sputi e le parolacce, partono anche le botte.
«Giacomo interviene in difesa dell’amico, Fatti gli affari tuoi, una reazione che scatena subito la rabbia dei truzzi e fa partire la rissa. Uno di loro si alza fa segno agli amici di farsi sotto e parte la carica». Calci, schiaffi, pugni. Un inferno. «Giacomo viene colpito con un tirapugni di acciaio, cade per terra, continuano a picchiarlo finché non riesce più a muoversi. Dura tutto pochi minuti. Poi quei ragazzi scappano e si dileguano in metropolitana. Qualcuno chiama i carabinieri. Giacomo viene portato via in ambulanza.
«Un aggressione spaventosa, senza motivo - racconta Giacomo dall’ospedale - Ci hanno picchiato perché a quelli da fastidio il modo in cui ci vestiamo. Ho paura, certo. Ma appena guarisco voglio tornare a piazza del Popolo. Non voglio dargliela vinta, non mi devo mica nascondere. Ognuno è libero di essere quello che vuole». Ma gli amici dei truzzi si difendono: «sono loro che hanno provocato, ci guardavano e ridevano».
«Sono solo sei mesi che Giacomo frequenta quel giro - dice Antonio - Mi hanno raccontato che sono anni che quei bulli la fanno da padrone, che nessuno sembra fare niente. E’ vero, mio figlio veste in modo strano e non posso dire che mi faccia piacere, ma è un’adolescente, deve essere picchiato perché porta i capelli piastrati? Anche noi da ragazzini avevamo le nostre mode, c’erano i tozzi, i dark, l’intolleranza c’è sempre stata, tra fazioni politiche, tra tifosi, ma non così, non per questi stupidi motivi. Oggi Giacomo compirà 15 anni e sa cosa vogliono organizzare i truzzi? Una festa perché l’hanno mandato in ospedale. - «I nostri abiti? Riflettono ciò che siamo»
Il Messaggero Mobile - Articolo
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Sono disgustata