Nucleare in Italia. Una follia anche dal punto di vista economico
di
Alfiero Grandi
Perché non si può che essere contrari alla reintroduzione in Italia del nucleare come fonte di energia elettrica? Anzitutto il Governo ha forzato la mano e ha fatto approvare nel 2008 la sua proposta di legge con il voto di fiducia tentando così di capovolgere il risultato del referendum popolare del 1987, che a grande maggioranza ha deciso di chiudere con il nucleare in Italia.
Non si può che condannare questo sostanziale disprezzo della volontà popolare, infatti il Governo cerca di ribaltare, compiendo una grave forzatura, il risultato del referendum popolare.
La maggioranza delle Regioni ha giustamente fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro questa legge per ottenere il rispetto del dettato della Costituzione che garantisce loro un ruolo di codecisione in materia di localizzazioni, di politiche di sviluppo, di salute e di tutela dell’ambiente. Poteri che il Governo vorrebbe di fatto eliminare.
La militarizzazione dei siti
La questione è ancora più grave, se possibile, per i Comuni, le Province e le comunità locali a cui si tenta comunque, in caso di loro dissenso, di imporre per legge le decisioni del Governo attraverso anche la militarizzazione dei siti prescelti per gli insediamenti nucleari, che verrebbero sottratti di conseguenza ad ogni possibilità di controllo da parte della popolazione e dei suoi rappresentanti.
La scelta del Governo di reintrodurre il nucleare in Italia, assecondando la pressione del gruppo affaristico guidato dall’Enel, è una follia economica che per le prime 4/5 centrali che si vorrebbero costruire costerebbe non meno di 30 miliardi di euro solo per la loro costruzione (tanto è vero che il Canada ha rinunciato a costruire nuove centrali per i costi troppo elevati) a cui andrebbero aggiunti i costi enormi per lo smaltimento delle scorie e in futuro per lo smantellamento delle stesse centrali.
Lo smaltimento delle scorie radioattive (parte delle quali attive per centinaia di migliaia di anni) è un problema che nessuno al mondo ha fino ad ora risolto adeguatamente, tanto meno il Governo italiano. Le scorie ammontano in Italia a 55.000 metri cubi solo per l’eredità della precedente avventura nucleare e il loro costo grava tuttora sulla bolletta elettrica degli italiani.
Le scorie radioattive sono la peggiore ipoteca possibile sulle future generazioni, infatti a fronte di un funzionamento limitato ad alcuni decenni delle centrali vi sarebbe la permanenza delle scorie per un tempo migliaia di volte superiore.
Il Governo parla di produrre da nucleare il 20% di energia fingendo di dimenticare che il nucleare può fornire solo energia elettrica che è meno del 25% dell’energia totale impiegata e quindi il suo piano nucleare riguarda in realtà il 5/6% di tutta l’energia utilizzata, senza dimenticare che gli impegni europei del 20/20/20 riguardano tutta l’energia.
Impegnare enormi risorse private e pubbliche per il nucleare impedirebbe di fatto al nostro paese - che per di più ha risorse disponibili limitate - di sviluppare le fonti energetiche rinnovabili da sole, vento, acqua, terra. Le fonti energetiche rinnovabili sono pulite e il loro sviluppo consentirebbe all’Italia di iniziare a rientrare ben prima del 2020 nei parametri europei già vigenti del 20/20/20 (ove non rispettati l’Italia subirebbe una multa di3,6 milioni di euro al giorno) e di raggiungere una rilevante autonomia energetica che invece il nucleare non può garantire perché l’Italia dovrebbe acquistare dall’estero l’uranio - risorsa esauribile come il petrolio - e le relative tecnologie.
L’alternativa è lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Il piano Lega Ambiente - CGIL per lo sviluppo delle fonti rinnovabili conferma invece che l’Italia, impegnando le sue risorse nelle energie rinnovabili e nel risparmio energetico, potrebbe ottenere risultati rilevanti nello sviluppo tecnologico, nella ricerca e potrebbe creare 100.000 posti di lavoro qualificati, cioè almeno 50 volte il nucleare.
Non è vero nemmeno che il nucleare farebbe costare meno l’energia. Se tutti i costi venissero calcolati - dalla costruzione allo smaltimento delle scorie - il costo dell’energia prodotta da questa fonte sarebbe certamente più alto dell’eolico e dell’idroelettrico e del tutto paragonabile anche ad altre fonti rinnovabili.
Anzi è ormai del tutto evidente che malgrado tante rassicurazioni lo Stato dovrebbe intervenire, per stessa ammissione della lobby nuclearista, sia favorendo i prestiti a lunghissima scadenza, sia partecipando in qualche forma al capitale, sia con garanzie tariffarie, che con risarcimenti alle comunità locali.
Tuttavia anche una valutazione non artefatta dei costi reali del nucleare viene dopo la questione prioritaria della sicurezza per la popolazione e per l’ambiente.
La nuova carta sismica italiana, la nuova dislocazione territoriale della popolazione creano un primo vincolo che rende impossibile trovare localizzazioni per centrali nucleari, senza dimenticare il loro enorme consumo di acqua.
Nessuna garanzia per la sicurezza delle persone
Gli incidenti ripetuti in centrali collocate all’estero (anche senza arrivare al disastro di Chernobyl, che pure non va dimenticato) la censura severa decisa dalle Agenzie per la sicurezza di Francia, Inghilterra e Finlandia verso i costruttori di centrali sui sistemi informatici di sicurezza, avvenuta dopo i precedenti richiami sulla qualità della costruzione dei contenitori dei prototipi di Okilhuoto e di Flamanville, confermano che il nucleare oggi disponibile non garantisce la sicurezza delle popolazioni e dell’ambiente e che per di più si utilizzano tecnologie vecchie ed obsolete.
La legge voluta dal Governo crea un’Agenzia per la sicurezza del tutto inadeguata al compito di tutelare la sicurezza delle persone: organici inadeguati e senza sufficiente professionalità, risorse pressoché inesistenti consegnano di fatto la salute e la vita dei cittadini in ostaggio ai costruttori, senza che la struttura preposta alla sicurezza sia messa in grado di intervenire adeguatamente.
Il Governo ora sta ritardando le decisioni sulla localizzazione dei siti nucleari per evitare che questo tema entri nella prossima campagna elettorale. La reazione di Scanzano Ionico sulle scorie ancora viva nella memoria. Per di più la legge voluta dal Governo prevede modalità attuative delle decisioni sui siti che arrivano fino alla loro militarizzazione per imporli ad ogni costo alle popolazioni
Per questo occorre che un no netto alle centrali nucleari entri nei programmi elettorali nelle prossime elezioni regionali, sviluppando tutte le iniziative necessarie per informare e mobilitare le elettrici e gli elettori, per pretendere impegni certi dai futuri amministratori. Non si può essere ambigui su questa scelta.
Il NO al nucleare è una battaglia importante che parla di una diversa società, di una diversa economia, di un futuro di occupazione qualificata, della priorità rappresentata dalla salute delle persone e dal rispetto dell’ambiente.
Nucleare in Italia. Una follia anche dal punto di vista economico