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Emergenza rifiuti a Napoli

  1. #291
    obo
    .
    35 anni
    Iscrizione: 23/9/2005
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    continuate a credere alle favole, voi che votate berlusconi...

    riporto solo il link perchè l'articolo è lungo Rifiuti in Campania, tutto come nel 2008. Fallisce definitivamente il piano di Berlusconi | Il Fatto Quotidiano


  2. #292
    Sempre più FdT many2o
    Uomo 38 anni da Roma
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    ANSA) - NAPOLI, 24 SET - A Napoli ci sono una serie di situazioni sospette finalizzate a destabilizzare una realta' che funziona. Lo dice Guido Bertolaso. Il capo della protezione civile, nel ribadire che se il capoluogo partenopeo sta ripiombando nell'emergenza rifiuti, ritiene che lo si deve a comportamenti specifici che nulla hanno a che vedere con gli impianti per lo smaltimento. E attacca il presidente della Provincia di Napoli Cesaro che si e' detto contrario ad aprire la discarica di Terzigno.



    ecco credete a quello stronzo di berlusconi

    Rifiuti, Napoli: scontri a corteo

    Manifestanti contro discarica Terzigno


    Ancora una notte di tensioni tra forze dell'ordine e manifestanti a Terzigno (Napoli) dopo un corteo contro l'apertura di una seconda discarica nel territorio vesuviano. Un funzionario di polizia sarebbe rimasto ferito, mentre un manifestante è stato arrestato. Oltre mille persone si sono radunate in prossimità del luogo in cui dovrebbe essere realizzato l'invaso. Distrutti cinquanta camion. Due autocompattatori sono stati dati alle fiamme
    Secondo quanto riferito dalle forze dell'ordine, gli agenti avrebbero reagito con cariche di alleggerimento e un lancio di lacrimogeni per disperdere la folla e per fare largo ai mezzi che dovevano sversare dopo che era scattato un blocco stradale sulla rotonda che porta al sito. La guerriglia a Terzigno non sembra avere tregua. La protesta vede riuniti da diversi giorni i residenti di diversi comuni della zona vesuviana con la presenza diretta dei sindaci contro la paventata ipotesi di realizzazione una seconda discarica nel Parco del Vesuvio dopo quella già in funzione.

    La tensione è esplosa anche a Napoli con un gesto vandalico: 46 mezzi utilizzati nella raccolta danneggiati in un raid vandalico nell'autoparco di Enerambiente. Opera di una cinquantina di persone, per ora ignoti. E' il colpo di grazia, reagiscono in Comune a denti stretti, dove da giorni si combatte con una vertenza tra azienda e lavoratori che sta paralizzando il prelievo. Si sono tentati rimedi in extremis: il sindaco ha chiesto l'aiuto del questore per proteggere i pochi operatori che potranno uscire nella notte. E il questore, Santi Giuffré, annuncia pochi minuti dopo che la polizia scorterà i mezzi della raccolta. "Non possiamo permetterci un altro agguato - spiega - e saremo presenti in grande forza anche a Terzigno", altro fronte caldo dell'emergenza.

    C'è stata anche la convocazione di un comitato per l'ordine e la sicurezza in Prefettura per gestire la tensione esplosa nelle ultime notti a Terzigno: dove le proteste, contro l'eventualità dell'apertura della seconda discarica, sono degenerate in violenza ad opera di alcuni facinorosi che hanno danneggiato dei mezzi. Cinque persone sono state ascoltate dalla Digos.

    Il sindaco avverte la Procura della Repubblica e la questura mobilita i suoi uomini. Ma intanto Napoli che si era svegliata con 755 tonnellate di rifiuti a terra (mercoledì erano 600, quindi la crisi peggiora), e ne aveva viste sparire 150, rischia di trovarsi, sepolta dalla spazzatura. In Comune non si fanno pronostici sulla raccolta delle prossime ore: "Posso solo dire che stiamo facendo ogni sforzo", risponde l'assessore alla Igiene della città, Paolo Giacomelli, quando gli si chiede una previsione.

    Il ministero: non si può escludere la mano della camorra
    In questo caos rifiuti, che ha fatto divampare scontri e proteste, "vi è il tentativo di gruppi anarchico-insurrezionali o dell'area dell'antagonismo di aizzare la protesta sociale, mettendo un Comune contro l'altro o comunque impedendo l'individuazione dei siti e lo stoccaggio dei rifiuti o tentando di farlo" e non si può escludere la mano della camorra, secondo il sottosegretario al ministero degli Interni Alfredo Mantovano. "Non ci sono riscontri obiettivi in questo momento di una attività coordinata delle organizzazioni camorristiche presenti sul territorio - ha continuato Mantovano - però è evidente che non si può escludere in assoluto un'ipotesi del genere dal momento che il traffico dei rifiuti per decenni ha rappresentato uno dei filoni più redditizi di attività della stessa camorra".

  3. #293
    ... SteekHutzee
    Uomo 36 anni
    Iscrizione: 19/7/2008
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    a parte che da me la situazione è normale (dicono che solo alcune zone del centro sono piene di rifuti, ma sempre uno schifo è)

    capisco quelli che protestano civilmente. non i gruppi organizzati (chissa da chi...)che vogliono solo portare confusione

    vedo che (senza sorpresa) le notizie subito escono in questo caso. dell'emergenza rifiuti di palermo che dura da piu di un anno e mezzo nessuno ne parla... a quando le immagini della CNN ?
    Ultima modifica di SteekHutzee; 25/9/2010 alle 15:18

  4. #294
    Alias Joy Turner Bonnie Tyler
    Donna 35 anni
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    Da me sinceramente non è cambiata una ******* sia prima che dopo berlusconi. Se poi le persone credono che la situazione si sia risolta perchè gli tolgono l'immondizia da sotto casa e la vanno a mettere ai lati dell'autostrada o peggio ancora nei parchi poco frequentati, è colpa della loro ignoranza e non di chi sta al governo che ovviamente sfrutta questa debolezza per fare bella figura.

  5. #295
    Yuki Kate
    Donna 30 anni da Caserta
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    Da me ora non c'è niente per fortuna..
    Ma in frazioni di San Felice a Cancello, come Gaudello, Polvica, a Maddaloni, ci sono eccome i rifiuti..
    Che pensino ai soldi, che pensino a litigare tra di loro e a farci fare figure di cacca davanti all'Europa e al mondo intero.... e Non pensate a noi, alla nostra salute e alle condizioni delle strade.
    complimenti politica italiana!
    TANTI COMPLIMENTI!

  6. #296
    ... SteekHutzee
    Uomo 36 anni
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    Il fuoco che smaschera il grande bluff del cavaliere

    "Perché gli abbiamo creduto a Berlusconi, e mo' come se ne uscirà?". "Lo sapevo che tornava la monnezza e che Berluscone non aveva risolto niente. Questa è la politica". Sono le prime due frasi che ascolto da una radio locale che lascia sfogare i napoletani, che qui chiamano il primo ministro rendendo al singolare il suo nome: Berluscone, che avevano considerato il risolutore dell'emergenza rifiuti.

    Oggi tutto è tornato come prima, ad appena un anno dal decreto legge del 31 dicembre del 2009 che sanciva la fine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario.

    In realtà da mesi stava lentamente tornando la spazzatura ovunque ma parlare di nuova emergenza rifiuti sembrava impossibile, era vietato come la peggiore delle bestemmie. Ma il centro di Napoli è tornato a puzzare come una discarica, la provincia di Caserta ha nuovamente le strade foderate di spazzatura, la popolazione è tornata a ribellarsi per l'apertura di nuove discariche, terrorizzata che queste raccolgano non solo i rifiuti leciti ma anche quelli illeciti, come sempre accaduto nelle discariche campane.

    Non si era risolto nulla. Solo tamponato. Il più delle volte nascosto. In certi territori lontani dai riflettori, lontani dall'attenzione dei media, la spazzatura non è mai scomparsa dalle strade. Ora il grande bluff si è compiuto e mostra la sua essenza. Ed a pagarne il prezzo, come era prevedibile, è il territorio, la salute delle persone, l'immagine di Napoli nuovamente carica di spazzatura. Chi diffama Napoli, verrebbe da chiedere al primo ministro? Le foto, chi racconta lo scempio? O le strade sommerse di rifiuti? La città torna a sopportare la monnezza con i fazzoletti sui nasi quando l'odore è troppo acre perché il caldo fa marcire i sacchetti. I mercati rionali costruiscono le proprie bancarelle sulla spazzatura non raccolta del giorno prima, e le persone fanno la spesa camminando tra rifiuti. Per lo più le persone ormai fanno finta di niente. Sperano solo che le montagne non arrivino ai primi piani come successo l'ultima volta.

    L'alba sul nascente governo Berlusconi si era levata liberando Napoli e la Campania dalle tonnellate di spazzatura; ora il tramonto cala su un governo meno coeso e che molti vedrebbero allo sbando, dietro le piramidi di spazzatura che tornano, identiche. L'emergenza rifiuti si fondava su un problema che sembrava insormontabile. Le discariche campane erano satolle e la magistratura, valutandole illegali, le chiudeva impedendo ulteriori conferimenti. Non c'era più spazio per i rifiuti, e le strade divenivano nuove discariche, che non avevano bisogno di approvazione e che non si poteva per decreto chiudere o riaprire. Le strade, tutte, dai quartieri più popolari del centro storico e delle periferie, a quelli collinari, costituivano le naturali valvole di sfogo. Si bruciava in campagna spazzatura per ridurla in cenere, cenere meno voluminosa e più comoda da smaltire, e così facendo si è avvelenata la terra. L'intervento del governo ha reso territorio militare le discariche: alla magistratura quindi è stato impedito di chiuderle e ai cittadini di avvicinarsi per controllare cosa accadesse a pochi metri dalle loro case. Questo provvedimento, accettato come un male inevitabile, doveva servire a dare ossigeno alle amministrazioni per costruire alternative che però non sono mai partite.

    La raccolta differenziata è la vera vergogna della Campania e di Napoli. Non si riesce ad organizzarla al meglio nemmeno nei piccoli centri. Si pensi ai tanti comuni dell'Avellinese e del Beneventano che hanno le campagne invase dalla spazzatura, ma sono troppo periferici per fare notizia. Ad oggi Napoli ha solo poche aree in cui viene svolta la raccolta porta a porta, l'unica davvero efficace perché implica un controllo dal basso del cittadino sul cittadino. Raccolta che per legge avrebbe dovuto raggiungere già il 40% dei rifiuti conferiti mettendo in moto un circolo virtuoso che la città aspetta ormai che arrivi dal cielo, come fosse un miracolo. La stessa Asìa, in un volantino da poco distribuito nell'unico quartiere dove la differenziata porta a porta è attiva da due anni - i Colli Aminei - , si è detta preoccupata perché il quantitativo di rifiuti indifferenziati negli ultimi mesi è aumentato, come se quel quartiere che doveva essere la testa d'ariete, la punta di diamante di un'area devastata, si fosse reso conto che i suoi sforzi e il suo virtuosismo valgono quanto una goccia in un mare di disservizi. E a quel punto a che serve differenziare.

    Meglio buttare tutto nella solita montagna di monnezza. Si sa che i termovalorizzatori non sono mai realmente partiti. Non quello di Napoli, non quello di Salerno, non quello di Santa Maria la Fossa e quello di Acerra è partito solo in parte. Anche su questo piano quindi le cose non sono andate come il governo aveva promesso e il risultato è stato il totale fallimento di un processo che non poteva contare solo sul senso civico dei cittadini. Avevano promesso di non aprire più discariche ed invece ne stanno aprendo un'altra nel parco del Vesuvio, in un'area di interesse naturalistico rarissima. L'emergenza rifiuti è stata manna per la politica campana ed è stata utilizzata per costruire un meccanismo di consulenze e appalti emergenziali. Se hai intere provincie sommerse, devi necessariamente stanziare danaro straordinario. E quindi consulenti e imprese sui quali non può esserci controllo serrato.

    L'equilibrio su cui si regge il ciclo dei rifiuti in Campania è estremamente fragile. Per mandare in tilt una macchina che è tutt'altro che oleata, basta bloccare il flusso di danaro che arriva nelle casse delle provincie e dei comuni. Basta far finire i soldi in un groviglio di appalti e subappalti. A Napoli l'Asìa, l'azienda che fornisce i servizi di igiene ambientale alla città, ha circa 3000 dipendenti e affida parte dei sevizi a Enerambiente, società veneta dedicata ai servizi ecologico-ambientali e alla gestione integrata dei rifiuti, che di dipendenti ne ha 470. A sua volta Enerambiente attinge per la gestione dei rifiuti alla cooperativa Davideco che ha 120 dipendenti e agli interinali che forniscono almeno altri 150 dipendenti. In questa catena infinita di appalti e subappalti lievitano i costi e le clientele e quest'anno trascorso dal decreto di fine emergenza non è servito a mettere in moto il circolo virtuoso di cui la città aveva bisogno, ma a oliare nuovamente la macchina dello spreco e del ricatto.

    Dopo l'inchiesta che ha visto Nicola Cosentino accusato dall'Antimafia di Napoli di essere stato un riferimento politico della camorra attraverso il settore rifiuti, in queste ore, sembrerebbe realizzarsi di nuovo ciò di cui si è scritto: la centralità della monnezza in Campania che arriverebbe persino, attraverso Nicola Cosentino, a configurarsi come una pistola puntata alla tempia del governo. Ovvero, come tramite di ogni rapporto tra Berlusconi e il politico casalese ci sarebbe la gestione del ciclo dei rifiuti. Nel dibattito politico di questi ultimi mesi si è fatto riferimento a come Cosentino, leader indiscusso del Pdl in Campania, avesse dalla sua molti sindaci, i consorzi, la vicinanza di imprenditori e quindi potesse formalmente, se solo lo decidesse, bloccare il meccanismo di raccolta rifiuti. Il voto alla Camera, se si crede all'ipotesi di un Cosentino imperatore nel settore dei rifiuti, con il no all'utilizzo delle intercettazioni sembrerebbe essere un dono fattogli per cercare di riportare la nuova emergenza a una "normalità" di gestione consolidata. Ma questo può saperlo solo Cosentino stesso.

    Quanto ai bassoliniani, che nel settore rifiuti hanno fatto incetta di voti e clientele, certamente non risulteranno in questa fase concilianti verso la situazione e anche dal loro versante ci sarà ostruzionismo e voglia di tornare ad avere prebende e potere attraverso la crisi. O si tratta con loro o tutto si ferma. Serve ricordare che l'emergenza rifiuti in Campania è costata 780 milioni di euro l'anno. Questa è la cifra quantificata dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura che, moltiplicata per tre lustri (tanto è durata la crisi), equivale a un paio di leggi finanziarie. In tutto questo la camorra naturalmente continua il suo guadagno che cresce ad ogni passaggio. Nei camion che serviranno alla nuova emergenza, nel silenzio caduto sul ciclo rifiuti perché i roghi nelle campagne continuano a gestirli i clan, bruciando rifiuti, sino al business dei terreni dove chissà per quanti decenni verranno depositate le ecoballe ormai mummificate il cui fitto viene pagato direttamente nelle loro mani.

    Non mi stancherò mai di dirlo: se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati, diverrebbero una montagna di 15.600 metri di altezza, con una base di tre ettari, quasi il doppio dell'Everest, alto 8850 metri, quindi questo business ha ancora una lunga vita. Da Napoli parte un nuovo corso, quello che dimostra che per quanto si possa cercare di non mostrare, di negare, di nascondersi dietro proclami, la realtà che abbiamo sotto gli occhi questa volta è talmente schiacciante che nessuna forma di delegittimazione può renderla meno evidente. La spazzatura tornata nelle strade di Napoli sigla definitivamente il fallimento di un progetto, di un percorso, di una politica. Speriamo che queste verità, in grado di svelare definitivamente le tante menzogne spacciate come successi, possano innescare un percorso di cambiamento che se partisse dal Sud potrebbe davvero mutare il destino del paese.
    Roberto Saviano

    Il fuoco che smaschera il grande bluff del Cavaliere - Repubblica.it
    Ultima modifica di SteekHutzee; 25/9/2010 alle 22:41

  7. #297
    ... SteekHutzee
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    Il Centro Riciclo campano vende materiali al Nord: qui non ci fanno lavorare


    La parola chiave è “ingegnerizzazione” del ciclo dei rifiuti. Altrove accade, in Campania no. Nonostante sedici anni di emergenza, miliardi di euro spesi e l’equazione Napoli=immondizia per strada difficile da scrollarsi di dosso. Angelo Bruscino, trentenne presidente regionale di Confapi Giovani, accompagna Terra in un viaggio attraverso la Campania (dei rifiuti) che, tra mille difficoltà, funziona. La sua famiglia da anni è impegnata nel settore: prima con una ditta di spurghi poi, dal 1999, con l’avvio, a San Vitaliano, vicino Nola, di un impianto (gestito dalla Ambiente Srl) che recupera le materie prime provenienti dalla raccolta differenziata: plastica, carta, cartone, banda stagnata, vetro, alluminio. Un investimento superiore ai dieci milioni di euro, con un piccolo contributo di fondi pubblici (legge 488), solo nella fase di avviamento. Poi solo capitali privati. «Qui arrivano i camion della raccolta differenziata di un centinaio di Comuni “ricicloni” delle province di Napoli, Salerno, Caserta, Benevento ed Avellino: un bacino di un milione e mezzo di abitanti», racconta Angelo, mentre visitiamo gli uffici dell’azienda. Se non fosse per l’inevitabile olezzo e i residui della lavorazione sparsi qua e là, l’ingresso dello stabilimento potrebbe essere scambiato per la reception di un albergo di lusso. La società che lo gestisce, la Ambiente srl, è stata oggetto, nel 2004, di una “interdittiva antimafia atipica”. Poi sconfessata da Tar e Consiglio di Stato che l’hanno definita “erronea”. Ora la prefettura è stata condannata a pagare un sostanzioso risarcimento danni. «Tra i Comuni che fanno alte percentuali di differenziata, con cui lavoriamo in via esclusiva per evitare che la produzione poi scada in qualità, c’è Mercato San Severino, che fa più del 70% di riciclo. Ciò permette all’amministrazione comunale di spalmare sui cittadini i benefici di questa performance, abbassando la tassa sui rifiuti solidi urbani. Fare la raccolta differenziata, oltre che convenire economicamente, è un obbligo di legge. Tutti quelli che la fanno al di sotto delle previsioni normative sono “fuorilegge”. E dovrebbero decadere». Già. Ma non accade sempre e per tutti. «E Napoli non porta la sua differenziata qui?», l’interrompiamo. «Assolutamente no. Il capoluogo produce il 40% di tutti i rifiuti della regione. Per legge i Comuni, entro il 2010, dovrebbero arrivare al 60% di differenziata, Napoli è sotto il 20. E quella che fa è di pessima qualità. Noi non la trattiamo. Scelte di politica aziendale». Sedici anni di crisi, diversi commissari, prefetti, capi della Protezione civile. Fondi, tanti fondi. E Napoli rimane inchiodata al 18%, secondo l’ultimo dato disponibile. Roma è al 30, Milano al 34.

    «Quando c’è l’emergenza non posso fare altro che guardarmi sconsolato l’impianto che deve rimanere fermo. Quando si accumulano i rifiuti nelle strade non possono essere riutilizzati. Viene buttato tutto direttamente nelle discariche. E i miei 120 dipendenti rimangono a casa finché non si torna alla normalità». Una parola che, da queste parti, è sinonimo di sogno. Se non, più pragmaticamente, di disillusione. «La raccolta differenziata è una formidabile opportunità di green economy», allarga le braccia l’imprenditore napoletano. «Si fa spesso riferimento all’economia dell’energia o a ipotetiche rivoluzioni nelle nostre catene di montaggio. In realtà, la green economy parte proprio dalle cose più semplici: dal sacchetto di immondizia».
    Ecco come la Campania, a causa di un ciclo pubblico dei rifiuti gonfiato da clientele e piegato dagli sprechi, ogni giorno dà un calcio ad una potenzialità che potrebbe creare occupazione e diminuire l’impatto sull’ambiente, in uno dei territori più avvelenati d’Italia. «Laddove, invece di utili, vengono generati debiti, anche questi vengono distribuiti sul territorio, e quindi il servizio si dequalifica. E aumenta la tassa per lo smaltimento». Che, a Napoli, è la più alta d’Italia.
    Ma in Campania la vita non è facile nemmeno per chi «un po’ pazzamente», decide di promuovere un’attività sana nel settore dei rifiuti. Pubblicità negativa grazie al battage mediatico, burocrazia incancrenita («per avere un’autorizzazione qui ci vogliono mesi, al Nord pochi giorni»), e le banche che non concedono prestiti, se non a condizioni proibitive. E, poi, la fragilità di un sistema mai “normalizzato”, che non adotta soluzioni strutturali e definitive. Tanto poi c’è lo Stato che rifinanzia.
    «Qui entra una media di trecento tonnellate giornaliere», spiega Bruscino indicando un grosso hangar dove sono accatastate migliaia di buste di plastica piene d’immondizia riciclata (la sola città di Napoli produce complessivamente 1300 tonnellate di rifiuti). L’umido non c’è: «Avrebbe bisogno di impianti appositi che in Campania non esistono». E così l’umido campano viene portato in Sicilia, Puglia e Toscana. «Il materiale, poi, viene trasportato su un nastro e comincia il suo ciclo di lavorazione. Getti d’aria compressa, un magnete e riconoscimento dei materiali tramite una fibra ottica attraverso una luce laser dividono i materiali in entrata».
    L’hangar è molto grande, l’aria è acre. I rifiuti, così, partono veloci sui nastri che sembrano delle piste di un parco di divertimenti, e vanno in direzioni diverse, inghiottiti da questo mostro di acciaio che li lavorerà per predisporli al riciclaggio. «La verità è che ciascuna tecnologia dovrebbe fare la propria parte. E la bilancia energetica deve essere in positivo. Il termovalorizzatore di Acerra, ad esempio, ad ora lavora a debito: cioè acquista più energia per funzionare di quanta ne produce perché lavora a scartamento ridotto. Se funzionasse a regime sarebbe più che sufficiente per i quantitativi di produzione della Campania». Intanto, il progetto dell’impianto di incenerimento Napoli est va avanti.
    L’emergenza continua a fare danni anche in termini di immagine. «In uno stato di continua crisi il rischio d’impresa è così elevato che nessuno ti finanzia. C’è stata un’esposizione mediatica talmente negativa sul settore per cui parlare di ecologia in un istituto bancario significa, in Campania, essere messo alla porta». E qui vengono a galla le responsabilità della politica. «C’è una sovralimentazione di personale nel ciclo dei rifiuti assolutamente inusitata. Per ogni spazzino di Milano a Napoli ce ne sono 10. Dovremmo avere le strade lucide, ma spesso gli operatori non li vediamo nemmeno per strada. E questo dovrebbe essere il primo punto su cui incidere. Ma ormai qui scontiamo da cinquant’anni un fallimento del sistema Stato, debacle che è diventata normalità. In Campania non sono garantite condizioni di mercato paritarie: banche, burocrazia, ritardi nei pagamenti che superano i 600 giorni. Un dato assurdo. Come si fa? Qui è tutto tremendamente troppo difficile: non escludo affatto, un giorno non troppo lontano, di andar via da qui».
    Eccolo qui il risultato del trattamento dei rifiuti dell’impianto di San Vitaliano: enormi blocchi di materiali riciclati da avviare ai consorzi. Delle vere balle ecologiche. Plastica, carta, cartone, alluminio. Alle nostre spalle scorgiamo migliaia di bottiglie di vetro accatastate. «Da dove vengono?», chiediamo. «Da Napoli». E dove vanno? «A Venezia, al Consorzio CoReVe. Noi lavoriamo con il Conai. In Campania non ci sono impianti adeguati». Il compost va in Sicilia, il vetro a Venezia, le poche cartiere della zona in grado di riciclare la carta stanno chiudendo. Eppure, sospira il giovane imprenditore, «la vera green economy è qui. Stiamo parlando di mercati che su larga scala sono di natura straordinaria». Qualcuno salvi la Campania. Se non per garantire i sogni, almeno per combattere la disillusione.
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    io non mi faccio capace...

  8. #298
    SS-Hauptsturmführer Wittmann
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    Non credo che non esista nessun'altra città del mondo in cui vengono distrutti i camion dei rifiuti, i mezzi rimasti devono essere scortati dalla polizia e la gente poi dà fuoco al rusco in mezzo alle strade.
    No comment.
    Una curiosità, ma non è parecchi mesi che la gestione del ciclo rifiuti è ripassata in mano alle autorità locali? Perchè, se non sbaglio, non credo sia compito del governo centrale tirare su il rusco; poi capisco che criticare (anzi, anche solo nominare) un sindaco non berluscones sia inconcepibile, ma i risultati di queste critiche sono esilaranti.
    Chissà se succedesse qualcosa del genere a roma o milano, sicuramente nessuno chiamerebbe in causa alemanno o la moratti..

  9. #299
    Killing loneliness... learch
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    Ma non c'è quella nuova discarica dove buttare questo mare di rifiuti? Perchè non vogliono buttarli la?

  10. #300
    FdT svezzato
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    Quote Originariamente inviata da learch Visualizza il messaggio
    Ma non c'è quella nuova discarica dove buttare questo mare di rifiuti? Perchè non vogliono buttarli la?
    ahahahahahah... di discariche nuove ce ne sono diverse, ma si stanno esaurendo (nonostante l'inceneritore sia entrato finalmente in funzione)... non penserai che basti una sola discarica a contenere quello che producono 5 milioni abitanti?

    Cmq in questo caso c'era di mezzo anche uno sciopero dovuto al ritardo dei pagamenti - aka, lo stato sta riducendo i fondi alle regioni che non hanno i mezzi per pagare le aziende (private, Fibe=Impregilo=Fiat) che fanno funzionare l'inceneritore

    Non credo che non esista nessun'altra città del mondo in cui vengono distrutti i camion dei rifiuti, i mezzi rimasti devono essere scortati dalla polizia e la gente poi dà fuoco al rusco in mezzo alle strade.
    No comment.
    Una curiosità, ma non è parecchi mesi che la gestione del ciclo rifiuti è ripassata in mano alle autorità locali? Perchè, se non sbaglio, non credo sia compito del governo centrale tirare su il rusco; poi capisco che criticare (anzi, anche solo nominare) un sindaco non berluscones sia inconcepibile, ma i risultati di queste critiche sono esilaranti.
    Chissà se succedesse qualcosa del genere a roma o milano, sicuramente nessuno chiamerebbe in causa alemanno o la moratti..
    sèèèèèèèèèè adesso tutta la provicnia di Napoli è governata dalla Jervolino... ormai sia la regione che la provincia sono del PDL

    Il sindaco del paese Terzigno (ove vi sono state le proteste contro la seconda discarica che si dovrebbe aprire) afferma appunto di avere il consenso di Berlusocni

    Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi “ha assicurato che la seconda discarica di Terzigno non si aprirà”. E’ quanto ha assicurato il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, riferendo di un incontro avuto a Roma con il capo del Governo.

    “Berlusconi mi ha detto che verrà la prossima settimana a Terzigno per vedere di persona la discarica ex Sari – ha spiegato Auricchio in un intervento a Radio 24 – e mi ha assicurato che la seconda discarica nel Parco non sarà fatta
    corrispondenti.net: Terzigno: sindaco "Berlusconi ha detto no alla discarica"

    Ha detto anche che l'80% del paese vota per berlusocni

    Notare peraltro che le discariche in questione si trovano nel bel mezzo di un parco nazionale (sempre meglio però quella di Chaiano in mezzo alle case)

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