Originariamente inviata da
Masquerade
Una mia amica qualche anno fa si è suicidata.
Non era poco intelligente, non era su una strada sbagliata.
Non c'erano climi di educazioni eccessivamente rigidi.
Ma era rigida la vita ai suoi occhi.
Era fragile e continuamente "colpita" dalle avversità della vita. In ogni senso.
Quando capii cosa aveva fatto, nella mia testa esplose un "perché" misto tra rabbia e dolore.
La rabbia perché non avrebbe dovuto farlo. Il dolore perché non sarebbe stata più con noi.
E' facile giudicare, soprattutto dall'esterno. Ma giudicare a che serve se non a metterci su un piedistallo?
Proviamo invece a trasformare il giudizio in valutazione e poi la valutazione ci servirà per meglio comprendere. Di certo né giudicare né giustificare.
Ciò che può essere utile è comprendere perché si arrivi a tanto. O almeno provarci.
E comprendere anche che forse questa "sensibilità" avrebbe potuto aiutare chi era così fragile prima di un gesto estremo.