REVISO - La sentenza non lo esplicita, ma in sostanza sembra dica una cosa sola: quello stupro sarebbe soltanto un'invenzione. Aveva raccontato ai genitori di essere stata violentata da un ragazzo appena maggiorenne dopo essere stata sequestrata per tre giorni a Valdobbiadene. Ma la giovane vittima, 16 anni all'epoca dei fatti risalenti al 2011, avrebbe avuto soltanto paura della reazione dei genitori, ferventi osservanti della religione musulmana, alla notizia di non essere più vergine.
I genitori, sentita la versione di loro figlia, avevano presentato una denuncia ai carabinieri di Treviso che avevano avviato le indagini. Finito di fronte al gup Elena Rossi per rispondere di violenza sessuale su minore e sequestro di persona, il giovane marocchino, difeso dall'avvocato Fabio Venturino, ieri mattina è stato assolto con formula dubitativa dopo che una seconda verità sarebbe venuta a galla non soltanto dopo l'incidente probatorio in cui venne ascoltata la giovane vittima, ma anche nel corso dell'udienza preliminare.
Già in fase d'indagine gli investigatori avrebbero trovato sul profilo Facebook della 16enne diversi messaggi scambiati con le amiche in cui raccontava di aver perso la verginità con un ragazzo e di aver avuto rapporti sessuali completi con un altro. Poi ci sarebbe stato l'incontro con il terzo partner, ovvero l'imputato. In più avrebbe addirittura ammesso, sempre scrivendolo sul social network, di essere rimasta incinta e di aver abortito chimicamente, grazie all'aiuto di un'amica maggiorenne, assumendo lapillola Ru486. Circostanze che hanno minato, e non di poco, la versione resa dalla giovane agli inquirenti.
Nel corso dell'incidente probatorio poi le contraddizioni e i punti oscuri nel racconto della 16enne sarebbero stati diversi. A cominciare dal fatto che avrebbe dichiarato inizialmente che l'imputato l'avrebbe segregata in casa e che non c'era la possibilità di uscire quando in realtà l'appartamento a Valdobbiadene era al primo piano e le finestre non erano sbarrate. La giovane avrebbe poi sempre avuto nella propria disponibilità il cellulare. Per non bastare l'imputato avrebbe detto che non ci sarebbe stato nessun rapporto sessuale tra loro ma soltanto un po’ di petting, oltre a respingere ogni accusa in merito al sequestro. Il sospetto della difesa, fin dall'inizio, era che la giovane si fosse inventata tutto per giustificare la perdita della verginità e per non subire l'ira dei genitori per i suoi comportamenti troppo occidentali. Sospetto avvalorato dal giudice che ha assolto l'imputato.
Non è più vergine, sedicenne s'inventa uno stupro: smascherata su Facebook*-*Il Gazzettino
anche queste cose mi fanno incazzare non poco. primo perchè è una mancanza di rispetto verso le vittime vere di reati così odiosi, secondo perchè se si vuole troieggiare, non mettere nei guai chi non c'entra.