Repubblica racconta la storia di Pierre, un ragazzo nero alto quasi due metri, di 19 anni e autistico. È il secondogenito (nato in Italia) dei quattro figli di una coppia di immigrati africani. Il padre è uno psicologo della Costa D’Avorio, mentre la madre è una casalinga originaria del Camerun. Lo scorso 22 settembre a Verona il ragazzo, dopo essersi allontanato dalla madre perdendo l’orientamento, è stato fermato dalla polizia. Le autorità vedendolo molto agitato e con problemi di comunicazione, lo hanno creduto uno spacciatore e lo hanno portato all’ospedale per sottoporlo alla ricerca di ovuli nello stomaco, senza peraltro trovarne traccia.
La madre, che in seguito alla sua scomparsa aveva già allertato il 113, afferma di averlo trovato “narcotizzato e con un ago nel braccio. L’abbiamo riportato a casa quel pomeriggio stesso. Ma il giorno dopo aveva una reazione allergica ai farmaci, il collo rosso. E soprattutto non voleva uscire di casa, aveva perso il senso dell’orientamento, non capiva dove si trovava”. Non è chiaro come sia potuto avvenire l’errore, sia il riconoscere la patologia del ragazzo che rispetto a i controlli effettuati.
“Il ragazzo è registrato con le impronte digitali, come quasi tutti gli stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia. A parte che tutti i miei figli sono nati in Italia, comunque sono tutti iscritti sul mio permesso di soggiorno. Insomma, sono tutti facilmente riconoscibili dal punto di vista anagrafico” –prosegue la madre- “Capisco che chi s’è trovato davanti un ragazzo agitato, che non dice una parola e che tenta di scappare può capire una cosa per un’altra. Questo la dice lunga di quanto la gente fatichi a riconoscere e a comprendere una malattia come l’autismo. Però sottoporlo a quegli esami, sinceramente mi è sembrato esagerato. Non potevano, prima, fare qualche ricerca? Sarebbe saltato fuori, tramite le impronte digitali, chi era. Per Pierre è stato uno choc. Spero che questa storia serva almeno ad aprire uno squarcio sulle difficoltà quotidiane che affrontano le famiglie che hanno in casa una persona affetta da autismo”.
Dubbi e perplessità accompagnano la disavventura di Pierre. “Rischiamo di buttare tutto il lavoro fatto in anni di terapie – spiega il dottor Montinari, medico curante del ragazzo - Pierre potrebbe non recuperare più. Si fida di pochissime persone, io lo visitavo senza camice per non spaventarlo. Questi ragazzi hanno il terrore dei camici bianchi. È stato narcotizzato senza alcuna autorizzazione. È aberrante. Hanno sospettato di lui perché non sa comunicare o forse solo perché ha la pelle nera? E i farmaci che hanno usato sono controindicati, perché Pierre è come tutti gli autistici un paziente fortemente allergico”. Un caso che evidenzia le lacune che accompagnano, non solo la malattia dell’autismo, ma anche le modalità di controlli che a volte sembrano essere accompagnati da pregiudizi.
I genitori del ragazzo si dicono decisi a denunciare l’accaduto. “Ha perso tutte le capacità relazionali che aveva acquisito, non vuole più uscire di casa”- spiegano i genitori- “Mentre prima era contento di fare due passi. E adesso è terrorizzato”.
La storia di Pierre, autistico scambiato per spacciatore | Frontiere