31 Dicembre 2010.
Cesare Battisti non sarà estradato in Italia. Il presidente Brasiliano, Ignacio Lula da Silva, ha deciso di seguire l'orientamento già espresso dall'Avvocatura generale dello Stato che giovedì si era detta contraria al rinvio in Italia dell'ex terrorista dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, condannato a 2 ergastoli per quattro omicidi.
ROMA - La reazione ufficiale del governo italiano, che ieri aveva definito "inaccettabile" un eventuale rifiuto,non è tardata ad arrivare. Il ministro degli Esteri,Franco Frattini, ha deciso di richiamare in Italia per consultazioni l'ambasciatore a Brasilia, Gherardo La Francesca. E non è mancato un immediato commento del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi: «Esprimo profonda amarezza e rammarico per la decisione del Presidente Lula di negare l'estradizione del pluriomicida Cesare Battisti nonostante le insistenti richieste e sollecitazioni a ogni livello da parte italiana. Si tratta di una scelta contraria al più elementare senso di giustizia». E ancora: «Esprimo ai familiari delle vittime tutta la mia solidarietà, la mia vicinanza e l'impegno a proseguire la battaglia perchè Battisti venga consegnato alla giustizia italiana. Considero la vicenda tutt'altro che chiusa: l'Italia non si arrende e farà valere i propri diritti in tutte le sedi».
IL RICHIAMO DELL'AMBASCIATORE - L'annuncio del richiamo dell'ambasciatore è stato dato nel primissimo pomeriggio da una nota della Farnesina. Il richiamo dell'ambasciatore non equivale al ritiro della delegazione, che di fatto significa rottura dei rapporti diplomatici, ma è comunque il segno della tensione in atto tra i due Paesi. L'iniziativa è in linea con le dichiarazioni di molti esponenti del governo Berlusconi che ancora oggi, prima che fosse resa nota l'intenzione di Lula di non permettere il trasferimento in Italia dell'ex terrorista dei Pac, con la conseguente presa in carico da parte delle forze dell'ordine italiane, avevano parlato di possibili ritorsioni in caso di un diniego da parte del capo di Stato brasiliano.
L'ITALIA NON SI ARRENDE - Nella sua nota ufficiale, il ministero degli Esteri fa sapere che il governo italiano punta a «utilizzare immediatamente tutti i possibili margini offerti dall'ordinamento giuridico brasiliano per ottenere nei tempi più rapidi la sospensione della procedura di scarcerazione di Cesare Battisti». L'Italia, si legge ancora nel testo, lavorerà per «far sì che il Tsf verifichi l'incompatibilità della decisione presidenziale con la sua stessa precedente sentenza del novembre 2009 che aveva negato i presupposti per la concessione a Battisti dello status di rifugiato».
«VIOLATI I PATTI» - Anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha espresso rammarico per la decisione e ha ricordato che «il ministero della Giustizia si è sempre mosso nella cornice disegnata dal diritto romano secondo cui ’Pacta sunt servanda’. Purtroppo, questo alto principio di legalità, che non è nelle disponibilità di alcuno, è stato gravemente ignorato, incrinando così la credibilità e l’efficacia delle leggi e dei trattati internazionali». Secondo Alfano «non si comprende per quale ragione il presidente Lula eccepisca l’articolo 3 del Trattato bilaterale, secondo il quale ci potrebbe essere un aggravamento della condizione personale dell’estradando che, nel caso in esame, è stato regolarmente condannato dalla giustizia italiana perché colpevole di efferati omicidi».
«Una vicenda tutt'altro che chiusa» - Corriere della Sera
Che vomito di personaggio.
Poi la chicca, cagasotto che non è altro..aspettare giusto l'ultimo giorno di mandato per lasciare la patata bollente al successore, come se qualcuno potesse credere hce ha deciso davvero stamattina.
Libertà per un pluriomicida regolarmente processato e condannato a 2 ergastoli, veramente vergognoso.