Io ho avuto per 4 anni in classe un ragazzino sordo-muto.
Aveva il proprio insegnante di sostegno e con noi si è integrato bene in classe.
quindi non so...
Io ho avuto per 4 anni in classe un ragazzino sordo-muto.
Aveva il proprio insegnante di sostegno e con noi si è integrato bene in classe.
quindi non so...
Ma secondo me dipende tutto da che tipo di disabile si tratta.
Mio fratello,al secondo anno di liceo,ha in classe una ragazzina down che ha la sua insegnante di sostegno e studia le cose adatte a lei senza disturbare gli altri,quindi in un caso come questo per me non c'è motivo di mettere il disabile in una comunità a parte,anche perchè magari in una classe di TUTTI disabili sarebbe meno seguito rispetto a una classe dove c'è solo lui.
Per quelli con handicap maggiori,tipo autismo o cose del genere effettivamente si,non ha senso farli stare in classe con altri che non hanno patologie...non si integrerebbero e probabilmente disturberebbero la lezione degli altri.
Per quelli disabili solo fisicamente non c'è nemmeno bisogno di dirlo,ovvio che secondo me possono tranquillamente stare in mezzo agli altri senza bisogno di comunità a parte.
Secondo me non è un progetto fattibile e mi stupisco che l'assessore non fosse a conoscenza degli ovvi limiti. Come in ogni materia esistono varie dottrine, quelle a favore e quelle contro un aggregazione dei soggetti portatori di handicap.
Io penso che l'articolo sia scritto male, perchè qui non si parla di disabili fisici ma di veri e propri portatori di handicap mentale. In quest'ultimo caso esistono vari gradi di malattia, non è per tutti la stessa ed in entrambi i casi trovo che l'isolamento sia negativo. Allora:
- Nel caso di portatori di handicap lieve, l'integrazione scolastica fa bene perchè lo aiuta a preservarlo da un aggravamento della malattia.
- Nel caso dei portatori di handicap grave non si risolve tutto chiudendoli in una comunità, perchè non è detto che integrarli tra loro faccia bene e - come sappiamo - i manicomi sono stati chiusi da un pezzo.
Adesso il problema è che questo confine tra i "due tipi" (se così vogliamo chiamarli) non è così netto, anzi è terribile dover stabilire e valutare chi può raggiungere certe capacità e chi no - e in tutto ciò la comunità in cui il portatore di handicap mentale si inserisce è importantissima perchè funge da stimolo. Ogni anno queste persone sono seguite da specialisti - non solo insegnanti di sostegno - e se finora è andata bene forse un motivo ci sarà.
Pertanto non condivido le parole di questo assessore, perchè sostengo che la vicinanza con persone meno fortunate di noi può solo fare bene agli studenti normali. Che in ogni caso non stanno in classe con queste persone SEMPRE, perchè la didattica è differente e gli orari non combaciano del tutto.
E' anche vero che l'istruzione e la regolamentazione è di competenza regionale, quindi forse in quelle regione è stata gestita in maniera inefficiente questa forma di integrazione. Non vedo altrimenti motivo di uscirsene con sparate di questo tipo.
Un ragazzino che tira calci e pugni al muro insistentemente non è né sordo né muto, né down, probabilmente.
Se avessi un figlio disabile non lo vorrei costretto in una classe di 25 bambini
che fanno lezione normalmente, mentre un'insegnante di sostegno diventa un'addetta alla sicurezza per lui e per gli altri.
Tempo fa ho sentito in TV la testimonianza della madre di un bambino autistico.
Lei avrebbe voluto strutture più adatte a lui e personale qualificato.
Io ho visto coi miei occhi insegnanti di sostegno 'sostenere' nel vero senso della parola un bambino disabile che in una classe non può fare nulla. Se non, appunto, essere preso per un braccio per non fare 'danno'. Non è nemmeno giusto che un ragazzino disabile trascorra 5 ore nei corridoi per non disturbare le lezioni.
Un bambino che si annoia torna a casa nervoso.
E credo che un bambino disabile costretto a non fare nulla per 5 ore possa diventare un ulteriore 'causa di disagio' per i genitori, che spesso non sono informati e supportati nell'educazione dei propri figli.
Spero che siano pochi i casi di questo tipo. Ma ne ho sentiti a pacchi...
Questo sindaco è stato troppo duro e poco diplomatico.
Ma ha ragione.
Ultima modifica di RudeMood; 25/9/2010 alle 19:50
Mi associo a Rude.
anche se disturbare non è il termine adatto, trovo quasi inutile anche io che gravi handicappati mentali stiano insieme agli altri ragazzi (anche se a loro puo far piacere). però capisco le proteste e chi si sente discriminato
il vero problema è:
ci sono queste strutture "ad hoc"?
no perchè facile dire "massì, basta metterli in strutture idonee e adeguate alle loro esigenze etc etc", ma mica è cosa semplice eh..
specie qua in Italia dove per costruire un sottopassaggio ci si mette 12 anni..figurarsi strutture "scolastiche" per disabili..
prima che si facciano queste strutture, che vengano messe in piedi e avviate, che i genitori siano anche aiutati economicamente a mandare i propri figli là (perchè conoscendo la mentalità italiana, eventuali strutture "ben fatte" sarebbero come scuole private, ed eventuali strutture "popolari" sarebbero nient'altro che recinti per le mucche dove far pascolare sti ragazzi..)..
poi se ne parla..
ma così mi sembra un pò un discorso campato in aria..tutto basato sulle buone intenzioni..
ma non mi sembra difficile eh... nella scuola dove lavoravo si faceva così:
il bambino fa casino? si porta nella sua auletta insieme all'insegnante di sostegno e li sta finchè non la smette.
non fa casino? allora in classe con gli altri. è ovvio che non farà "nulla", però è sempre seguito dall'insegnate di sostegno quindi le scuse che rallenta sono false.
in questo modo, e per quel che può valere, come dicono studi psicologici ne beneficia sia il bambino con problemi sia gli altri alunni della classe che cresceranno più sensibilizzati rispetto al tema dell'handicap (e magari non vedremo più scene di handicappati picchiati o presi per il culo)
Dipende dal tipo di handicap.
Se non è grave o comunque non intacca la sfera relazionale allora va bene stare con gli altri bambini e avere il supporto dell'insegnante di sostegno.
In altri casi è incompatibile il contatto con i compagni, e non per cattiveria ma semplicemente perchè il bambino andrebbe incontro a peggioramenti della sua condizione e quindi necessita di una struttura a parte dove essere seguito da un punto di vista sia cognitivo che relazionale.