È un sabato pomeriggio qualunque, su Facebook. Anche sulla bacheca di Enrico Capoferri, un ragazzo ventiduenne di Adro. Il paese del bresciano famoso per le uscite del sindaco leghista Danilo Oscar Lancini. Lo "sceriffo" nel 2006 propose una "taglia" sui clandestini – lui preferiva chiamarlo "bonus di produttività" - che gli valse l'"Oscar padano". Poi ci riprovò con i bonus per i bliz della polizia che certificassero il sovraffollamento di un'abitazione. Quindi fu la volta del no al bonus bebè e al contributo per l'alloggio agli extracomunitari (entrambi bocciati il 22 luglio scorso da un'ordinanza del Tribunale di Brescia). Misure riassunte dagli amministratori della sua pagina Facebook, alla voce "interessi personali", con un lapidario "caccia agli extracomunitari". Uno slogan che al social network non piacque - la pagina venne presto rimossa - ma apprezzato dai cittadini di Adro, che lo hanno rieletto alle comunali del 6-7 giugno 2009 con ben il 61,1 per cento dei voti. E che lo hanno sostenuto anche nella battaglia, ampiamente discussa, per togliere il cibo dal piatto dei bambini le cui famiglie non fossero in regola coi pagamenti della mensa scolastica. Anche qui, guarda caso, in larga parte composte da extracomunitari.
Tutto sommato ordinaria amministrazione, almeno per Adro. Fino a quando è Capoferri, proprio sulla sua bacheca Facebook, a diffondere una nota su un tema di cui fino a quel momento nessun quotidiano nazionale si è occupato: nel nuovo polo scolastico, inaugurato in mattinata, c'è dappertutto il "Sole delle alpi". Ossia il simbolo che, secondo l'art. 3 dello statuto del partito, identifica in modo inequivocabile la Lega Nord. Capoferri, pur ammettendo che la struttura sia dotata di ogni comfort, pone una questione spiazzante: è opportuno che in un edificio scolastico pubblico vengano posti i simboli di un partito politico?.
Sì, perché il complesso intitolato a Gianfranco Miglio, l'ideologo della Lega scomparso nel 2001, a una breve ricognizione rivela l'impensabile: il simbolo padano è ovunque. Sulle vetrate con bambini stilizzati che si tengono per mano attraverso un piccolo Sole delle Alpi. Su posacenere e cestini dell'immondizia. Sui cartelli che chiedono di non calpestare il prato. E, soprattutto, su ciascuno dei 700 banchi. Capoferri documenta il tutto attraverso una serie di video che iniziano a fare il giro della Rete, rimbalzando su diverse testate di informazione online e blog. In poche ore sono oltre 8000 le visite al suo canale YouTube.
Le reazioni sono incredule. E il giovane decide di uscire nuovamente di casa, coprire la breve distanza che lo separa dall'edificio scolastico e fotografare le due immense rose celtiche che ricoprono perfino il tetto.
Decido di raggiungere Capoferri per avere lumi su una vicenda di cui in quel momento ancora nulla è chiaro. «Io sono andato all'inaugurazione perché era stato invitato anche Umberto Bossi, ma non immaginavo che ci sarebbe stato il simbolo della Lega dappertutto. Nessuno lo poteva sapere», rivela via Skype. Il segretario del Pd locale, Silvio Ferretti, il giorno seguente conferma: «Ai consiglieri dell'opposizione è stato impedito di visitare il nuovo polo scolastico prima che fosse inaugurato", denuncia, "Quelli di maggioranza potevano, gli altri no". E per quale ragione? "Semplicemente il sindaco non ha mai risposto alle richieste di ingresso. E in consiglio comunale ha detto chiaramente che non avremmo potuto metterci piede perché "non ce lo meritavamo". Per questo non c'è stata alcuna contestazione, sabato: non sapevamo nulla dei simboli leghisti».
Ma non è l'unica stranezza. Durante l'inaugurazione, ad esempio, è assente il Tricolore. Inoltre l'opposizione solleva forti dubbi anche sul fatto che la realizzazione della struttura sia avvenuta a "costo zero" per il Comune, come sbandierato fieramente dal sindaco. È lo stesso Ferretti ad argomentare, infatti, che quest'ultimo starebbe per stipulare un mutuo di oltre un milione di euro per rientrare in possesso di parte del terreno ceduto ai costruttori che, tramite permuta, avrebbero ottenuto il via libero alla demolizione della vecchia area scolastica e delle aree verdi adiacenti – così da farne un'area edificabile – in cambio dell'impegno a sobbarcarsi gli oltre sei milioni richiesti per mettere in piedi la scuola "padana". «In sostanza il Comune sta chiedendo un prestito per riacquistare parte di ciò che era già suo», conclude Ferretti. Che annuncia battaglie legali a partire dalla prossima settimana, sia per la presenza del simbolo leghista «Neanche sotto il fascismo...»), sia perché la stessa intestazione a Miglio non sarebbe avvenuta nel rispetto della procedura: «Doveva essere sentito il consiglio di Istituto, che si era già espresso per la denominazione ai fratelli Enrico ed Emilio Dandolo». Ma se ne riparlerà nei prossimi giorni: domenica l'opposizione di Adro è tutta in corriera per andare alla "Festa Democratica" di Torino e sentire il discorso del proprio segretario Bersani.
Nel frattempo arrivano dal ministro Gelmini prima le congratulazioni (un «progetto encomiabile che crea benessere ed entusiasmo», un vero e proprio "modello di riferimento") poi le smentite («Francamente il sindaco di Adro ci ha abituato ad un certo folklore, ad un certo estremismo, che ovviamente io come ministro dell'Istruzione non condivido»).
Ma i cittadini che pensano di una scuola pubblica di stampo leghista? I più sembrano approvare, a giudicare dalla facilità con cui sono stati raccolti tra famiglie e imprenditori i 240 mila euro necessari ad arredare le aule – alle donazioni, si dice di 15.000 euro l'una, corrisponde una dedica sul libro e sulla targa in memoria di Miglio – e dagli applausi durante l'inaugurazione. Che si trasformano in ovazioni quando il sindaco fa riferimento ai crocefissi saldati alle pareti con le viti, così da non poter essere rimossi o nascosti. Anche su Facebook la denuncia di Capoferri raccoglie più consensi a livello nazionale che locale. «Io ho una sorella di tredici anni, che frequenterà quella scuola. Anche lei ha condiviso sulla sua bacheca la mia nota. Ma la maggior parte degli amici si è detta favorevole all'iniziativa del sindaco». In che termini? È "giusto", anzi "giustissimo"; "odio gli extracomunitari". Capoferri è "uno sfigato", e poi "che stress" quando arrivano i "marocchini" ("ahahaha"): devono andare "via, fuori dai coglioni", altrimenti "tra dieci anni comanderanno loro".
Per questo non sarà prevista nessuna differenziazione nel menù per chi, ad esempio, non può mangiare maiale per motivi religiosi: "inconcepibile", tuona il portavoce Idv Leoluca Orlando. E il clima si fa incandescente: c'è già chi si dice disposto allo sciopero della fame sul tetto della scuola e chi progetta insieme alla Cgil locale una manifestazione di protesta. Ad aggiungere un ulteriore tassello è poi una insegnante in pensione, Romana Vittoria Gandossi, oggi impegnata nel supporto di bambini extracomunitari in difficoltà, che dovrà fare spola tutti i giorni tra casa e la scuola "padana" per accompagnare i due nipotini, la più grande in prima media e il secondo al suo primo giorno di asilo. «Nelle classi c'è del razzismo esplicito, chiaro. Specie alle medie. È un clima che rende quasi impossibile la vita sociale se non si aderisce alla visione del gruppo "maggioritario". E poi», prosegue non senza rabbia, «tutte le mamme dovranno firmare un documento che dice che se il bambino rovina il banco lo dovranno pagare i genitori. Mia figlia non firmerà, perché non c'è nessun dovere di farlo. Lo testimonierà anche il documento di un avvocato, che sconsiglierà di assumersi indebitamente questa responsabilità». In un paese dove per pochi euro viene negato un pasto ai figli delle famiglie disagiate, un dettaglio non secondario.
Adro, altro che folklore - L'espresso