Dimissioni di massa di 17 consiglieri comunali per il coinvolgimento di alcuni esponenti nell'inchiesta di questa estate sulle cosche al nord. In Lombardia non era mai successo.
“I politicanti vedi che sono scemi, si accontentano di 10.000 di telefono”. Saverio Moscato parla chiaro. Ufficialmente lui fa l’imprenditore. In realtà è un capo della ‘ndrangheta che comanda in Lombardia. La sua zona è quella di Desio, nel cuore della ricca Brianza. L’intercettazione porta la data del 24 gennaio 2009. Come molte altre, finirà nelle carte dell’inchiesta ‘Infinito’ che il 13 luglio scorso ha sollevato il velo sulla presenza delle cosche in terra di Padania.
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Da ieri infatti e dopo le dimissioni di 17 consiglieri, il comune di Desio, a guida Pdl, è ufficialmente sciolto. Un colpo definitivo assestato anche grazie al supporto di sei consiglieri della Lega nord. Il comune si scioglie per infiltrazioni mafiose. In Lombardia non era mai successo. Questo si legge nel documento firmato dai politici dimissionari in cui si motiva la scelta “con il coinvolgimento nell’inchiesta ‘Infinito’”.
Insomma, che a Desio la ‘ndrangheta fosse di casa era il segreto di pulcinella. Contatti e relazioni duravano da anni. Ma sono emersi solo dopo l’indagine di questa estate. Tra i vari nomi spicca quello del consigliere comunale del Pdl Natale Marrone. Lui, pur non indagato, si rivolge a un boss della zona come Pio Candeloro per pianificare l’aggressione a un dirigente del comune di Desio. Domanda: “La possiamo fare qualche azione o no?”. L’altro abbozza. Quello prosegue: “Gli faccio un’azione preventiva, per fargli prendere un po’ di paura”. Il mafioso, però, fa finta di non capire. L’obiettivo infatti è Rosario Perri. Già a capo dell’ufficio tecnico del comune di Desio ed ex consigliere nella provincia di Monza e Brianza, Perri viene definito “appoggiato da persone di rispetto”. In un’intercettazione racconta al figlio di avere 500 mila euro “nei tubi” e di aver aperto un conto cifrato a Lugano. Dalle informative della polizia giudiziaria emergono i suoi rapporti con un imprenditore legato alla cosca Moscato. Né Perri né Marrone sono indagati.
Lo è invece Massimo Ponzoni, non per mafia, però, ma per bancarotta fraudolenta. E questo nonostante le intercettazioni provino i suoi rapporti con i boss Salvatore Strangio e Fortunato Stellitano. E comunque, tanto basta perché la giunta del sindaco Giampiero Mariani vada a casa. Ora la palla passerà al Prefetto che dovrà nominare un commissario per traghettare il comune alle elezioni della prossima primavera.
Fonte: Il Fatto