Originariamente inviata da
Abel Balbo
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Rasputin, io come te ho come massimo valore e - forse unico - obiettivo, quello di fare qualcosa per gli altri, soprattutto per chi è più giovane di me e ancora non si è reso conto in quale gioco è stato iscritto [
Bennato]. Proprio perché io so e loro non sanno e quindi vivono nel pieno dell'entusiasmo, devo essere pronto a soccorrerli quando prenderanno coscienza. E' l'unico senso che do alla vita.
Mi fai un po' sorridere quando accetti che siamo solo un po' di chimica e la nostra vita non ha alcun senso in sé e quindi dici che
proprio per questo dobbiamo dargliene uno... mi suona un po' come quel bambino a cui si svela che Babbo Natale non esiste e lui punta i piedi e non lo accetta rispondendo: no, esiste! Certo, finché non ti desti dal sogno, finché ti limiti alla tua immaginazione, Babbo Natale continua a esistere, l'importante è non svegliarsi...
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Fr@nk
Ti rispondo con un premio nobel per la letteratura, Samuel Beckett e il suo "Aspettando Godot", dove i due protagonisti della storia, in un palcoscenico con un solo albero secco come scenografia, aspettano ciò che sanno non arriverà mai: un senso della vita, il quale è identificato da tale Godot. Uno dei due, a un certo punto del copione, propone all'altro di impiccarsi all'albero. L'altro risponde: "E se Godot arriva subito dopo che ci siamo impiccati?" e così continuano ad aspettare e a soffrire.
In termini più scientifici si chiama "istinto di conservazione".
Ho sempre definito il Dio dei cattolici (mi riferisco al loro, perchè è quello del mio mondo) un essere spietato. Credo che nel suo disegno di cattiveria nel concepire il mondo, al momento della creazione, l'apice sia stato proprio l'istinto di conservazione.
Uccidere chi mi circonda in effetti potrebbe essere un'opera di bene (soggettivo, come lo intendo io). Il problema nasce quando alla morte di un individuo e al suo bene corrisponde la sofferenza di chi lo ama, me per primo che sarei il suo esecutore, per perderlo.
L'aborto che cos'è se non un atto di bene nei confronti del nascituro? Gli unici che ne soffrirebbero sono i potenziali genitori, che di fatto sono anche gli assassini (quanto meno i mandanti). Ecco perché definisco l'aborto un grandissimo atto d'amore, perché lo fai sapendo che ne soffrirai per una vita intera. Non parlo dell'abortucolo inteso come ultima ratio di anticoncezionale, parlo di un figlio desiderato, quanto meno accettato e scoperto malato; di quelle situazioni dove la coppia sfoglia il libretto intitolato "come sta crescendo TUO FIGLIO nella pancia", settimana dopo settimana, dove mentalmente quel feto è già un bambino che vive in quella casa...