Originariamente inviata da
Holly
io penso che il significato in sé dei termini che compongono la bestemmia non c'entri.
c'entra il contesto in cui viene detta e l'immaginario a cui quella formula richiama.
per esempio, in giappone ruttare dopo pranzo è una cosa normale. se io, in un contesto formale (e certe volte anche informale), ho a tavola uno che fa continuamente rutti, penso che sia un cafone maleducato.
ancora... se io dico "càzzo" passo per una donna poco fine. eppure il pene è solo un organo del corpo umano, ma è il nostro tipo di cultura a rendere la parola "càzzo" variante "popolare", diciamo così, della parola "pene" a rendere la frase in quel contesto volgare.
non si può isolare il significato delle parole decontestualizzandole. bisogna inserirle in un dato contesto culturale, che non è prettamente cristiano-cattolico ma è occidentale (che poi, a dirla tutta, la forma mentis occidentale è figlia di quella cristiana).
molte delle cose che facciamo, molti dei modi in cui ragioniamo, sono figli della nostra cultura, prescindendo dal nostro credo. l'occidentale più ateo di tutti è pur sempre un occidentale.
non si può dire che la bestemmia non è volgare prendendo singolarmente i due termini (i tipici, ce ne sono di più pittoresche) e esaminandoli senza contesto e senza cotesto...