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L'angolo del chimico

  1. #911
    FdT-dipendente
    Donna 32 anni da Caserta
    Iscrizione: 9/3/2007
    Messaggi: 1,378
    Piaciuto: 18 volte

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    Che figo. *.*


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  3. #912
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    Ieri si parlava di radon... della sua determinazione in ambienti domestici ma soprattutto della sua pericolosità.
    Ma andiamo con ordine...

    Il radon (Rn), numero atomico 86, è un gas nobile, radioattivo.
    Estremamente volatile, viene prodotto dal decadimento di tre nuclidi capostipiti che danno luogo a tre diverse famiglie radioattive: Torio 232, Uranio 235 e l'Uranio 238.




    Nella figura precedente è riportata la sequenza del decadimento del nuclide più abbondante in natura e cioè l'Uranio 238 responsabile della produzione dell'isotopo Radon 222. Il torio 232 e l'uranio 235 producono invece rispettivamente il Rn 220 e Rn 219.

    Il radon viene generato continuamente da alcune rocce della crosta terrestre ed in particolar modo da lave, tufi, pozzolane, alcuni graniti ecc. Sebbene sia lecito immaginare che le concentrazioni di radon siano maggiori nei materiali di origine vulcanica spesso si riscontrano elevati tenori di radionuclidi anche nelle rocce sedimentarie come marmi, marne, flysh ecc.
    Come gas disciolto viene veicolato anche a grandi distanze dal luogo di formazione, può essere presente nelle falde acquifere. Infine è nota la sua presenza in alcuni materiali da costruzione.
    La via che generalmente percorre per giungere all'interno delle abitazioni è quella che passa attraverso fessure e piccoli fori delle cantine e nei piani seminterrati. L'interazione tra edificio e sito, l'uso di particolari materiali da costruzione, le tipologie edilizie sono pertanto gli elementi più rilevanti ai fini della valutazione dell'influenza del radon sulla qualità dell'aria interna delle abitazioni ed edifici in genere.
    Alcuni studi nell'ultimo decennio hanno dimostrato che l'inalazione di radon ad alte concentrazioni aumenta di molto il rischio di tumore polmonare.
    I risultati di tali studi supportano l'opinione che, in alcune regioni europee, il radon può essere la seconda causa in ordine di importanza, di cancro ai polmoni.

    Abbiamo i mezzi e le conoscenze per contrastare il pericolo ambientale che l'Organizzazione mondiale della Sanità attraverso l'IARC ha inserito nel Gruppo 1 degli agenti cancerogeni conosciuti. Le autorità locali possono e devono ricoprire un ruolo essenziale.



    Il radon non reagisce con altri elementi chimici. Esso è il più pesante dei gas conosciuti (densità 9.72 g/L a 0°C, 8 volte più denso dell'aria).
    Il radon diffonde nell'aria dal suolo e, a volte, dall'acqua (nella quale può disciogliersi). In spazi aperti, è diluito dalle correnti d'aria e raggiunge solo basse concentrazioni. Al contrario, in un ambiente chiuso, come può essere quello di un'abitazione, il radon può accumularsi e raggiungere alte concentrazioni.

    Gli elementi radioattivi naturali sono stati presenti sulla terra dalla sua origine. Gli elementi a vita più breve sono gradualmente scomparsi. Gli elementi radioattivi a vita lunga che sono presenti nel nostro ambiente includono l'uranio, che dà origine al radon. La radioattività non fu scoperta che nel 1898, quando Marie Curie portò avanti le ricerche sul radon. Una parte considerevole del lavoro fu poi compiuta sulla radioattività naturale. Nel 1900, il fisico F. Dorn scoprì che i sali di radio producevano un gas radioattivo, il radon.
    In precedente, nel sedicesimo secolo, Paracelso aveva notato l'alta mortalità dovuta a malattie polmonari tra i lavoratori delle miniere d'argento nella regione di Schneeberg in Sassonia (Germania). L'incidenza di questa malattia, in seguito conosciuta come "malattia di Schneeberg", aumentò nei secoli diciassettesimo e diciottesimo, quando l'attività nelle miniere di argento, rame e cobalto si intensificò. Questa malattia fu riconosciuta come cancro ai polmoni nel 1879.
    Misure effettuate nel 1901 nelle miniere di Schneeberg rilevarono un'alta concentrazione di radon. Come risultato, fu presto lanciata l'ipotesi di un rapporto causa-effetto tra alti livelli di radon e cancro ai polmoni. Questa ipotesi fu rafforzata da più accurate misure del radon compiute nel 1902 nella miniere di Schneeberg e in altre, in particolare quelle di Jachymov in Boemia, da dove provenivano i minerali usati da Marie Curie. Nondimeno, questi dati non bastarono a convincere tutti, e alcuni scienziati ancora attribuiscono questi tumori ai polmoni ad altri fattori.
    L'attività nelle miniere di uranio fu intensificata dal 1940, ma i livelli di radon non furono misurati regolarmente che dal 1950.
    Esperimenti su animali compiuti dal 1951 dimostrarono la potenziale carcinogenità del radon per i polmoni delle specie testate. Rilevamenti epidemiologici tra i minatori di uranio, dalla metà degli anni sessanta, hanno infine confermato questo potenziale sull'uomo.
    Nel 1967 il Congresso Federale per la Ricerca degli Stati Uniti ha proposto delle raccomandazioni per controllare i rischi correlati alle radiazioni in miniera.
    Nonostante non ci fossero più dubbi sulla realtà del pericolo (l'Organizzazione Mondiale per la Salute confermò ciò nel 1988), fu ancora necessario quantificare il rischio in termini di intensità di esposizione, per definire appropriati livelli di protezione. A tal fine, numerosi rilevamenti epidemiologici sono stati effettuati negli anni '80 in varie nazioni, non solo tra lavoratori di miniere di uranio, ma anche di stagno e di ferro. Tali rilevamenti portarono a conclusioni convergenti. Tuttavia, alcune questioni (quali la rispettiva influenza della durata e dell'intensità dell'esposizione, l'influenza dell'età e precise quantificazioni del rischio), non sono ancora state risolte e richiedono ulteriori studi.
    Nonostante il premio Nobel per la fisica Ernest Rutheford aveva fatto notare sin dal 1907 che ognuno inala del radon ogni giorno, misure di radon non furono effettuate nelle case prima del 1956 (in Svezia). L'alto livello di radon rilevato in alcune case riscosse poco interesse in campo internazionale, perché il problema fu considerato esclusivamente locale. Soltanto 20 anni dopo si iniziarono studi sistematici su larga scala in numerose nazioni, che mostrarono che l'esposizione era generale e si potevano raggiungere livelli molto alti, comparabili a quelli delle miniere.
    La Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica (ICRP) sottolineò la vastità del problema per la salute pubblica e formulò specifiche raccomandazioni sulla pubblicazione numero 65 del 1993.
    L'ipotesi di un legame tra alte concentrazioni di radon e cancro ai polmoni fu messa in primo piano molto presto nel ventesimo secolo. La dimostrazione scientifica di questo legame è molto recente ma definitiva. Soltanto negli ultimi 10 anno abbiamo potuto affermare che il radon può essere alla base dei più grandi problemi di salute pubblica. Le autorità locali, sostenute dalle autorità responsabili della salute pubblica, devono valutare l'entità del problema alla luce dell'architettura locale e delle condizioni geologiche e aiutare a realizzare misure preventive per ridurre il rischio.

    Poiché la concentrazione del radon all'aria aperta è bassa e in media le persone in Europa trascorrono la maggior parte del loro tempo in casa, il rischi per la salute pubblica dovuto al radon è essenzialmente correlato all'esposizione a questo gas all'interno delle abitazioni.
    Parecchi suoli contengono naturalmente quantità variabili di uranio, che regola la quantità di radon rilasciata. Il radon diffonde attraverso i pori e le spaccature del suolo, trasportato dall'aria o dall'acqua (nella quale è solubile). Dato un certo contenuto di radon nel suolo, la quantità di gas rilasciata varia in dipendenza della permeabilità del suolo (densità, porosità, granulometria), del suo stato (secco, impregnato d'acqua, gelato o coperto di neve) e dalle condizioni meteorologiche (temperature del suolo e dell'aria, pressione barometrica, velocità e direzione del vento). In più, la concentrazione di radon decresce rapidamente con l'altitudine.
    L'acqua sotterranea, i gas naturali, il carbone e gli oceani sono altre fonti minori di radiazioni.
    E' quindi chiaro che il radon è universalmente presente, ma la velocità di emissione varia significativamente nel tempo, anche per uno stesso luogo.
    A livello regionale o locale, indipendentemente dalle condizioni prevalenti in un dato periodo, il fattore che più influenza il rilascio di radon è la geologia (per es. il contenuto di uranio delle rocce). In parole povere è più facile che contengano radon i terreni granitici e vulcanici, così come le argille contenenti alluminio. Ci sono eccezioni a ciò, tuttavia: si possono trovare miniere di uranio in terreni sedimentari, o radon in suoli calcarei.
    La maggior parte del radon presente in una casa proviene dal suolo sul quale essa è costruita. Se il basamento ha un pavimento di fango, il radon può penetrare facilmente. Se il pavimento è di cemento, il radon penetra attraverso le spaccature che si formano con il tempo, lungo le tubature o attraverso le giunture tra i muri.
    Il radon può ance provenire - in misura minore - dai muri, se essi sono stati edificati utilizzando materiali radioattivi (tufi vulcanici, per esempio) o dai rubinetti, se l'acqua contiene del radon disciolto.
    Il radon emesso all'interno di una casa tende a restare lì. Se non si prendono misure speciali, la pressione all'interno di una casa è leggermente più bassa che all'esterno. L'aria interna tende a stagnare piuttosto che a rinnovarsi. Si può facilmente confermare questo in inverno ponendo la mano vicino allo stipite di una finestra: una corrente di aria fresca, più o meno intensa secondo la larghezza della fessura, si può chiaramente percepire all'interno della casa, ma non all'esterno.
    Per un dato terreno, e indipendentemente dal tempo, la concentrazione finale di radon in una casa è quindi dipendente dal tipo di costruzione. Dipende anche, in larga misura, dalla ventilazione, sia passiva (cattivo isolamento) che attiva (aprire le finestre a intervalli lunghi o brevi, per esempio).
    Il ruolo ricoperto dalle condizioni meteorologiche (vento, pressione barometrica, umidità) spiega non solo le variazioni stagionali della concentrazione di radon in una data casa, ma anche le differenze osservate tra i livelli diurni e notturni.



    Sia gli studi sull'uomo (studi epidemiologici) che quelli sugli animali (studi sperimentali) hanno approdato a una conclusione evidente: il rischio posto dal radon è quello di cancro ai polmoni.



    Radiazione Alfa - Bassissima capacità penetrativa, fermata da un foglio di carta
    Radiazione Beta - Media capacità penetrativa, fermata da una Mano
    Radiazione gamma - Elevata capacità penetrativa, penetra nel calcestruzzo

    L'unita' di misura del radon è il Bequerel al metro cubo (Bq/m3).
    Il Bq/m3 corrisponde ad una disintegrazione al secondo in un metro cubo d'aria.

    Le particelle Alfa derivanti dai RDP (prodotti di decadimento del radon) danneggiano i tessuti polmonari.
    Il carcinoma polmonare è la malattia associata più diffusa.


    1. La respirazione introduce nei polmoni il radon ed i RDP associati
    2. I RDP si fissano ai polmoni
    3. Il polonio 218 ed il polonio 214 irradiano le cellule polmonari
    4. Le particelle Alfa irradiano le cellule causando danni fisici e/o chimici al DNA




  4. #913
    FdT svezzato
    Uomo 39 anni
    Iscrizione: 24/12/2007
    Messaggi: 280
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    Ciao NitroGlycerine,non avendone mai avuto occasione per prima cosa voglio farti i complimenti,in questo topic ci sono argomenti veramente interessanti!!
    Personalmente volevo sapere se t'intendi di gascromatografia,perché avrei qualche dubbio,non sulla tecnica ma sui fattori che determinano la rilevabilità delle sostanze.. In caso saresti così gentile da condividere la tua sapienza??

  5. #914
    FdT-dipendente
    Uomo 64 anni da Estero
    Iscrizione: 30/8/2008
    Messaggi: 1,941
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    Quote Originariamente inviata da sigmund Visualizza il messaggio
    ... volevo sapere se t'intendi di gascromatografia,perché avrei qualche dubbio,non sulla tecnica ma sui fattori che determinano la rilevabilità delle sostanze.. In caso saresti così gentile da condividere la tua sapienza??
    scusa sigmund se mi intrometto.

    Vuoi conoscere le "soglie di errore", se ho ben capito?
    Se fosse cosí, caspita, si potrebbe scrivere un trattato a proposito!

  6. #915
    FdT svezzato
    Uomo 39 anni
    Iscrizione: 24/12/2007
    Messaggi: 280
    Piaciuto: 0 volte

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    Quote Originariamente inviata da eXXo Visualizza il messaggio
    scusa sigmund se mi intrometto.

    Vuoi conoscere le "soglie di errore", se ho ben capito?
    Se fosse cosí, caspita, si potrebbe scrivere un trattato a proposito!
    Figurati,anzi,grazie dell'intrusione,ogni persona che mi possa essere d'aiuto è chiaramente benvenuta
    Non mi riferisco alle soglie d'errore,ma vorrei capire quali sono i fattori che determinano la rilevabilità di una determinata sostanza. In parole povere (riferito a quello che mi interessa) se io introduco un campione di fumo nel gascromatografo,questo non mi rileverà tutte le sostanze che lo compongono ma solo alcune (decise a priori credo,sbaglio?). Ecco,vorrei sapere quali fattori intervengono affinché possa rilevare ad esempio i VOC o le aldeidi invece degli alcheni.. Se ho ben capito influirà la fase stazionaria utilizzata,ma oltre a quella? Vengono utilizzati dei traccianti per caso (reagenti o simili)? Ho letto che per alcuni composti (tipo l'acido cianidrico,presente anch'esso nel campione di fumo) ci sarebbe bisogno di un procedimento lungo e difficile,in cosa potrebbe consistere? Non riesco a trovare informazioni più specifiche..

  7. #916
    Matricola FdT
    Donna 29 anni da Piacenza
    Iscrizione: 3/4/2009
    Messaggi: 16
    Piaciuto: 0 volte

    Domanda

    io ho 14 e mezzo.. e avevo già in testa di studiare Chimica.. xk mi affascina.. ma da quel ke ho letto sembra tanto difficile..

  8. #917
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    c'è da scriver davvero un trattato e non so se riesco a farmi capire...
    ci proverò... innanzitutto, scusa se te lo chiedo... tue conoscenze in materia come sono?
    almeno posso sapere il grado del discorso... non che cambi molto... ma cambia il lessico...

    certamente l'analisi di fumi è diversa da quella di liquidi...
    e non è che sia molto pratico in materia di fumi e simili...
    io ho sempre studiato iniezione in GC di liquidi... ma credo basti cambiare la siringa...
    che poi la microsiringa che si usa è a tenuta di gas...
    già l'iniettore che si usa è una variabile in gioco non indifferente... nel senso... a seconda di che analisi si vuol fare si può scegliere un iniettore on coloumn o split/ splitless...
    il tempo di iniezione influenza mica poco (come il tipo di iniettore) ad esempio i tempi di ritenzione delle tue sostanze
    la rampa di temperature è un'altra variabile mica da ridere sempre per il motivo sopracitato...
    il solvente o la miscela usata ti fa correre il rischio di saturare la colonna...
    la colonna e la fase stazionaria usata son un altro fattore da non sottovalutare
    e non ultimo per importanza c'è il detector... a seconda della sostanza da analizzare cambia... e le condizioni dell'analisi vanno sempre tenute sott'occhio...
    se devi analizzare un composto o una miscela che sai per certo contiene composti organici recanti gruppi EA quali nitro, cloro, ciano... è buona cosa usare un ECD... se no c'è il TCD o il FID
    il problema caro sigmund è che analisi così vanno pianificate con cura... si deve andare per gradi o tentativi a volte... se ovviamente non sia ha la fortuna di aver già tutti i dati pronti... ma anche in questo caso c'è sempre il rischio che non si ottengano valori adatti ai propri scopi...
    ti posso aiutare ma mi devi fornire maggiori info... entrare nei particolari
    ovviamente se possibile... così su due piedi la questione è intricata...
    la GC è una tecnica bella, utile... e tutto... ma è enorme... così come molte altre tecniche... ho interi libri monografici...

  9. #918
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    Quote Originariamente inviata da Emy_La_Metallara Visualizza il messaggio
    io ho 14 e mezzo.. e avevo già in testa di studiare Chimica.. xk mi affascina.. ma da quel ke ho letto sembra tanto difficile..
    la mia chimica è sicuramente difficile ma perché a livello universitario...
    è chimica avanzata, anche se spesso tratto di cose più soft...
    ed è una materia difficile... non lo nascondo, ma del resto non pompo neanche la cosa... ci son molte altre facoltà difficile, senza nulla togliere a chimica...
    un buon inizio è certamente studiar chimica in un istituto tecnico che sappia offrire bene una formazione a tutto campo... diffidare da istitucoli
    poi ovviamente ti deve piacere... e crederci fino in fondo

  10. #919
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    Visto che è da 1po' che non scrivo...
    Visto che ho un certo amore (ma non son l'unico...) per gli alcaloidi...

    Trattiamo di alcaloidi sui generis

    Ibogaina:



    Nei primi anni 60, l'ibogaina venne accidentalmente scoperta causare improvvisa e completa interruzione della dipendenza da eroina senza ricaduta in un paio di ore. Sino a quel tempo, era stata soggetto dell'investigazione scientifica in quanto in grado di interrompere dipendenze da eroina, alcool, e cocaina. Inoltre pareva che potesse avere un potenziale nel condurre ad introspezione che aiuta ad elucidare i problemi psicologici e i vari comportamenti che portano alla dipendenza o ad altri problemi. Comunque, questa terapia è soggetta a molte controversie. A causa delle sue proprietà allucinogenere, è stata presto messa nella lista nera della DEA negli USA e in altri paesi. Canada e Messico permettono l'uso clinico e contribuiscono alla ricerca.
    E' ora usata per trattamenti clinici in 12 paesi su sei continenti per trattare la dipendenza da eroina, alcool, cocaina polvere, crack cocaine, e metamfetamine.
    Analoga ad essa c'è la Voacangina:



  11. #920
    Overdose da FdT
    Uomo 33 anni da Roma
    Iscrizione: 19/8/2005
    Messaggi: 7,253
    Piaciuto: 35 volte

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    Senti ma sto facendo delle robe di chimica e mentre bilanciavo un'equazione mi sono bloccato sull'ossigeno...Cioè riesco a bilanciare tutti gli altri elementi e poi alla fine l'ossigeno mi fa sballare tutto e non viene!
    Dov'è che sbaglio...

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