Concordo sul resto che hai detto, in Italia ci sono ancora troppe discriminazioni riguardo a lavori da donna / lavori da uomo, e la cosa non accenna a cambiare... Ad esempio Hulk ammette candidamente che non assume donne perché "non sono portate per la meccanica": sono d'accordo che ci saranno poche, pochissime donne che fanno quel mestiere, ma mi sembra assurdo dire che se si presenta una donna qualificata è comunque esclusa, in virtù del suo sesso e nient'altro. Fra l'altro non so in Italia, ma in UK questa cosa è illegalisma, se un candidato riuscisse a dimostrare una cosa del genere il datore di lavoro finisce in tribunale senza passare dal via.
Riguardo alla frase di Jamila che ho quotato: questa mi sembra la classica malattia di molte donne "tutte le altre sono così, ma io sono diversa!". Permettimi di dirmi due cose:
1) Nessuna donna, se non spinta da urgentissimi motivi di salute sua o del bambino, passa nove mesi a letto (... a scegliere tutine? Da dentro il letto?)
2) Alcune donne decidono di lasciare il lavoro, o magari lavorare solo part-time mentre il figlio cresce, se possono permetterselo. Molte altre no. Anche quelli più strenue nel loro lavoro, comunque, devono affrontare scelte difficili, anche perché non esistono solo "cazzate del figlio", ma anche cose un po' più serie che richiedono la presenza di un genitore accanto al figlio.
Io sono nell'ambiente accademico, in cui praticamente nessuno lavora nel suo paese d'origine. Gli accademici non hanno nonni, non hanno zii, spesso non hanno nemmeno amici di lunga data (visto che i contratti durano di solito uno o due anni, e poi sei costretto a trovarne un altro altrove) a cui appoggiarsi. Davvero pensi che sia una situazione così facile, e che basti la semplice forza di volontà per risolvere tutto?
Poi, non voglio accanirmi, ma penso che quando / se avrete un figlio la situazione cambierà: l'ho già detto milioni di volte (di solito sempre a te, Jamila) ma è impossibile vivere per un solo aspetto della propria vita, che sia il lavoro, il partner o i figli. E' impossibile, e non è sano. Una persona equilibrata cerca di bilanciare tutti gli aspetti della vita: certo ci saranno rinunce sul lavoro per fare posto alla vita familiare, e ci saranno rinunce alla vita familiare per dare priorità al lavoro, ma supporre che ci si possa sempre semplicemente dedicare alla famiglia e ai figli due ore la sera, nel tempo che ti avanza dalle altre cose, è ridicolo.
Cmq per rispondere alla domanda del thread: è ovvio he vorrei dire che no, se avessi un'azienda non farei nessun tipo di discriminazione, ma guardiamo in faccia alla realtà: il costo del lavoro è un numero nell'equazione. Tanto più è basso, tanto più è alto il profitto, e gli imprenditori non fanno beneficienza. Avere un'impiegata che potenzialmente potrebbe prendersi un periodo di maternità, oppure dovermi chiedere del tempo di assenza per occuparsi dei figli, riduce il profitto dell'azienda.
Non dico che non ci siano modi etici di fare impresa, non dico che gli imprenditori siano tutte cattive persone, ma è un dato di fatto che ai colloqui di lavoro, alle donne in età fertile, viene ancora chiesto molto spesso se vorrebbero avere una famiglia... Fatevi i vostri conti.