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Non dirlo al mio capo!

  1. #11
    British ninja Layne S.
    Donna 33 anni
    Iscrizione: 6/9/2010
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    Quote Originariamente inviata da Jamila Visualizza il messaggio
    ci sono mamme e mamme, c'è chi adora passare i nove mesi a letto a scegliere tutine e chi invece come a me [...]
    Concordo sul resto che hai detto, in Italia ci sono ancora troppe discriminazioni riguardo a lavori da donna / lavori da uomo, e la cosa non accenna a cambiare... Ad esempio Hulk ammette candidamente che non assume donne perché "non sono portate per la meccanica": sono d'accordo che ci saranno poche, pochissime donne che fanno quel mestiere, ma mi sembra assurdo dire che se si presenta una donna qualificata è comunque esclusa, in virtù del suo sesso e nient'altro. Fra l'altro non so in Italia, ma in UK questa cosa è illegalisma, se un candidato riuscisse a dimostrare una cosa del genere il datore di lavoro finisce in tribunale senza passare dal via.

    Riguardo alla frase di Jamila che ho quotato: questa mi sembra la classica malattia di molte donne "tutte le altre sono così, ma io sono diversa!". Permettimi di dirmi due cose:
    1) Nessuna donna, se non spinta da urgentissimi motivi di salute sua o del bambino, passa nove mesi a letto (... a scegliere tutine? Da dentro il letto?)

    2) Alcune donne decidono di lasciare il lavoro, o magari lavorare solo part-time mentre il figlio cresce, se possono permetterselo. Molte altre no. Anche quelli più strenue nel loro lavoro, comunque, devono affrontare scelte difficili, anche perché non esistono solo "cazzate del figlio", ma anche cose un po' più serie che richiedono la presenza di un genitore accanto al figlio.
    Io sono nell'ambiente accademico, in cui praticamente nessuno lavora nel suo paese d'origine. Gli accademici non hanno nonni, non hanno zii, spesso non hanno nemmeno amici di lunga data (visto che i contratti durano di solito uno o due anni, e poi sei costretto a trovarne un altro altrove) a cui appoggiarsi. Davvero pensi che sia una situazione così facile, e che basti la semplice forza di volontà per risolvere tutto?

    Poi, non voglio accanirmi, ma penso che quando / se avrete un figlio la situazione cambierà: l'ho già detto milioni di volte (di solito sempre a te, Jamila) ma è impossibile vivere per un solo aspetto della propria vita, che sia il lavoro, il partner o i figli. E' impossibile, e non è sano. Una persona equilibrata cerca di bilanciare tutti gli aspetti della vita: certo ci saranno rinunce sul lavoro per fare posto alla vita familiare, e ci saranno rinunce alla vita familiare per dare priorità al lavoro, ma supporre che ci si possa sempre semplicemente dedicare alla famiglia e ai figli due ore la sera, nel tempo che ti avanza dalle altre cose, è ridicolo.



    Cmq per rispondere alla domanda del thread: è ovvio he vorrei dire che no, se avessi un'azienda non farei nessun tipo di discriminazione, ma guardiamo in faccia alla realtà: il costo del lavoro è un numero nell'equazione. Tanto più è basso, tanto più è alto il profitto, e gli imprenditori non fanno beneficienza. Avere un'impiegata che potenzialmente potrebbe prendersi un periodo di maternità, oppure dovermi chiedere del tempo di assenza per occuparsi dei figli, riduce il profitto dell'azienda.
    Non dico che non ci siano modi etici di fare impresa, non dico che gli imprenditori siano tutte cattive persone, ma è un dato di fatto che ai colloqui di lavoro, alle donne in età fertile, viene ancora chiesto molto spesso se vorrebbero avere una famiglia... Fatevi i vostri conti.
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  2. # ADS
     

  3. #12
    Inguaribile realista Masquerade
    Donna
    Iscrizione: 15/10/2014
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    Holly, per legge la maternità spetta anche al padre, dopo la nascita. Il periodo destinato alla maternità può essere diviso tra i genitori. Chiaramente è più facile e forse anche comodo che ne usufruisca la madre. Fatto sta che credo sia difficile che la domanda "ha figli?" sia posta ad uomini.

    - - - Aggiornamento - - -

    Quote Originariamente inviata da Dade Visualizza il messaggio

    il mio pensiero non cambia...

    Neanche il mio che non è poi così diverso dal tuo. E tuttavia, amo l'imparzialità e, se necessario, bisogna anche assumersi la responsabilità di comprendere fino a che punto si possa fare entrambe le cose. Ti faccio un esempio: ho un'amica che era una donna in carriera. Ora che è diventata mamma, inaspettatamente tra l'altro, si definisce invece una donna in "corriera" perché corre sempre. E di sua scelta ha rinunciato ad occuparsi del cliente più importante della società per la quale lavora. Per fortuna lei può anche seguire il cliente in videoconferenza da casa, se necessario, altrimenti, lo ha ammesso lei stessa, non sarebbe stato possibile continuare a fare quel lavoro.

  4. #13
    Overdose da FdT Jamila
    Donna 33 anni da Padova
    Iscrizione: 27/7/2008
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    Layne, non intendevo che tutte le altre donne preferiscono stare a letto a leggere, ma ricordo perfettamente quando facevo le medie/elementari che le maestre si prendevano spesso e volentieri permessi e sfruttassero tutto il periodo concesso a casa dalla gravidanza. Non staranno a letto (era un esagerazione..) ma sicuramente ci sono mamme che preferiscono stare a casa piuttosto che andare a lavoro, come ci sono mamme (come la mia) che se prendevano un giorno di permesso all'anno era tanto. Quello che intendo dire è che fare discriminazione è sbagliato, ci sono donne e donne, come ci sono lavori e lavori. Un lavoro non dovrebbe discriminare sul numero di figli che una persona ha o sul sesso, semmai dovrebbe richiedere una determinata presenza e impegno e se una persona non li rispetta non viene assunta o viene licenziata. Ti dirò che almeno un volta a settimana mi vedo guardata male da chirurghi maschi o mi sento fare le solite domande del cazzo su come farò ad avere figli o sposarmi, io ormai gli rido dietro e passo oltre.

    Forse sono solo un'illusa io a credere di poter sposarmi, avere un figlio ed essere un chirurgo al tempo stesso. Ma sono consapevole che dovrò fare rinunce, che sarò una di quella "madri snaturate" che tornerà a casa alle 7-8 di sera e ripartirà alle sette del giorno dopo, per un totale di 6 giorni su 7. Ma io personalmente non credo che una persona del genere sia da incolpare, solo perchè cerca di conciliare ogni cosa. Semmai dovrebbe essere d'esempio per i propri figli.
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  5. #14
    Inguaribile realista Masquerade
    Donna
    Iscrizione: 15/10/2014
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    Quote Originariamente inviata da Wolverine Visualizza il messaggio
    È un discorso spinoso, sinceramente, in cui ogni parte ha le sue ragioni e i suoi torti. Da una parte è verissimo che una donna, se vuole, ha il diritto di provare a coniugare lavoro e maternità, dall'altra però non biasimo del tutto un capo che, ammesso che nel complesso si comporti in maniera giusta, risponde con un "ok, tu vuoi avere figli ma sti cazzi, io l'azienda devo comunque mandarla avanti, non posso pagare io per le scelte tue"...
    Pienamente d'accordo. Anche se sono donna non me la sento di schierarmi esclusivamente da una sola parte. Ho visto io stessa uno dei miei capi sopperire personalmente alle scelte di una dipendente programmate tra l'altro proprio in un periodo di lavoro nero. Di contro ho però anche assistito a casi di mamme così organizzate da non far risentire minimamente la maternità al datore di lavoro.
    Ci sono casi e casi e tuttavia al momento dell'assunzione immagino non sia possibile capire a che caso ci si trova davanti.
    Tra l'altro leggevo poco tempo fa su un noto settimanale femminile di un capo donna che, malgrado le dispiacesse e da donna e mamma comprendesse, si era vista costretta a scegliere personale maschile, dopo le difficili esperienze precedenti.
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  6. #15
    British ninja Layne S.
    Donna 33 anni
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    Quote Originariamente inviata da Jamila Visualizza il messaggio
    Layne, non intendevo che tutte le altre donne preferiscono stare a letto a leggere, ma ricordo perfettamente quando facevo le medie/elementari che le maestre si prendevano spesso e volentieri permessi e sfruttassero tutto il periodo concesso a casa dalla gravidanza.
    Sì, ma ad esempio cosa dovevano fare queste maestre, se non hanno nessuno che potesse tenere il bambino al posto loro? Ci sono le babysitter, ma posso permettermi di dire che per un neonato di 4 mesi (tanto dura la maternità obbligatoria) potrebbe non essere la scelta migliore? E se ci tenevano ad allattare al seno? Tutto questo non significa che "preferivano" stare a lavoro, significa semplicemente che hanno fatto delle scelte riguardo la loro maternità, in accordanza con la legge.

    Avere un lavoro comporta avere delle responsabilità, verso i propri dipendenti, colleghi, datori di lavoro ecc. Ma anche la maternità o paternità comporta avere delle responsabilità verso i figli (e l'altro genitore). Alcune volte si deve dare la priorità alle esigenze del lavoro, altre si deve darla alla famiglia e alle persone che dipendono da noi. Trovarsi a fare la seconda, non significa automaticamente "preferire di starsene a casa".

    Quote Originariamente inviata da Jamila Visualizza il messaggio
    Un lavoro non dovrebbe discriminare sul numero di figli che una persona ha o sul sesso, semmai dovrebbe richiedere una determinata presenza e impegno e se una persona non li rispetta non viene assunta o viene licenziata.
    Le due cose che hai detto sono in aperto contrasto. Perché diciamo la verità, pochissimi lavori (forse nessuno) possono essere praticati senza alcun'impatto dell'assenza del lavoratore. La maternità comporta necessariamente un'assenza di alcuni mesi dal lavoro, per cui secondo la tua seconda frase un datore di lavoro dovrebbe tranquillamente poter dire "senti, non puoi assentarti dal lavoro per più di due settimane di seguito, quindi se hai intenzione di fare figli chiaramente non puoi garantirmi questa cosa, quindi non ti assumo; e se resti incinta ti licenzio".


    Non voglio dire nient'altro, se non che l'etica del lavoro in generale fa abbastanza schifo, e non tiene conto delle esigenze personali. Fondamentalmente adesso vogliamo cercare di piegare anche la biologia (perché una donna che ha partorito ha bisogno fisiologicamente di tempo per riprendersi, e il neonato ha bisogno fisiologico di ricevere cure 24 ore su 24 nei primi mesi di vita) alle regole del profitto.
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  7. #16
    Inguaribile realista Masquerade
    Donna
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    Quote Originariamente inviata da Mephist Visualizza il messaggio
    Io distinguerei i casi: "dare lavoro ad una donna" e "dare lavoro ad una mamma". Nel primo caso direi che non fa assolutamente differenza tra uomo e donna, il discriminante devono essere le competenze personali circa il tipo di lavoro. Per il secondo caso invece direi che dovrebbe essere la donna che sceglie il tipo di lavoro più consono alla sua situazione, diciamo. Quello che voglio dire è che se sei mamma e vuoi lavorare perfetto e complimenti, ma sul posto di lavoro non sei mamma e quindi devi esserci, come è giusto che sia visto che vieni pagata.
    Avere figli e lavorare secondo me significa sacrificare entrambi perché se sei al lavoro non sei con i figli e se sei con i figli non lavori, ma questo è un mio opinabile pensiero.

    È un pensiero che posso comprendere ed anche condividere.

    - - - Aggiornamento - - -

    Quote Originariamente inviata da Hulk Visualizza il messaggio
    in realtà non le assumo perchè il mio socio non è d'accordo (facciamo meccanica e forse non è il lavoro dove le donne sono più portate) e poi abbiamo anche un solo spogliatoio per i dipendenti al momento.

    detto questo però è ovvio che anche se lo facessi la cosa influirebbe, sarebbe ipocrita dire il contrario.
    Apprezzo la sincerità. E, come già detto in altri post, non è che non comprenda il ragionamento.

    - - - Aggiornamento - - -

    Quote Originariamente inviata da Jamila Visualizza il messaggio
    A parte che dipende da lavoro e lavoro... E poi non è che tutte le mamme si assentino per ogni cazzata del figlio, esistono le nonne ed esistono le baby sitter. Io ho appena scoperto che se restassi incinta in specialità sarei costretta fuori dalla sala operatoria per tutti i mesi della gravidanza (senza contare i mesi del post gravidanza). A me sembra una gran cazzata che quello del chirurgo sia considerato un "lavoro a rischio" solo in italia e non negli altri stati europei. E cmq ripeto, ci sono mamme e mamme, c'è chi adora passare i nove mesi a letto a scegliere tutine e chi invece come a me stare a letto rompe ancora di più.E definire la chirurgia un lavoro a rischio è solo un altro modo di invitare i tuoi ovuli e utero a non far parte di un lavoro "da uomini".

    Anche quella dell'insegnante in alcuni casi è considerata a rischio. Ho un'amica che è andata praticamente subito in maternità perché a quanto pare a contatto con i bambini c'è il rischio di contrarre malattie contagiose. Son cascata dal pero quando l'ho saputo. Però in effetti una logica c'è. Forse è la stessa in ospedale?

  8. #17
    Nepotista razzista MagicCarpet
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    Naturalmente, è così.
    Almeno per quanto riguarda materne e scuola primaria, i docenti vengono spediti subito a casa proprio per il fatto che, a contatto con plotoni di bimbi potenziali portatori di ogni genere di virus, sono considerati a rischio.

    Per gli altri cicli di scuola non saprei....

    Bell'argomento leggero vi siete scelti eh ?
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  9. #18
    Malato dell'ultima parola Hulk
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    Quote Originariamente inviata da Layne S. Visualizza il messaggio
    Poi, non voglio accanirmi, ma penso che quando / se avrete un figlio la situazione cambierà: l'ho già detto milioni di volte (di solito sempre a te, Jamila) ma è impossibile vivere per un solo aspetto della propria vita, che sia il lavoro, il partner o i figli. E' impossibile, e non è sano. Una persona equilibrata cerca di bilanciare tutti gli aspetti della vita: certo ci saranno rinunce sul lavoro per fare posto alla vita familiare, e ci saranno rinunce alla vita familiare per dare priorità al lavoro, ma supporre che ci si possa sempre semplicemente dedicare alla famiglia e ai figli due ore la sera, nel tempo che ti avanza dalle altre cose, è ridicolo.
    "purtroppo" se hai un lavoro in proprio o che ti porta via tante ore è normale che te ne restino poche da dedicare alla famiglia la sera.
    però magari non passerai il resto del tempo a lamentarti di tasse, politici o a fare conti su conti di ogni spesa perchè quando ti vorrai togliere uno sfizio lo potrai fare senza troppi problemi.

    oltretutto penso sia più importante la qualità che la quantità di tempo dedicati alla famiglia.

  10. #19
    British ninja Layne S.
    Donna 33 anni
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    Quote Originariamente inviata da Hulk Visualizza il messaggio
    "purtroppo" se hai un lavoro in proprio o che ti porta via tante ore è normale che te ne restino poche da dedicare alla famiglia la sera.
    però magari non passerai il resto del tempo a lamentarti di tasse, politici o a fare conti su conti di ogni spesa perchè quando ti vorrai togliere uno sfizio lo potrai fare senza troppi problemi.

    oltretutto penso sia più importante la qualità che la quantità di tempo dedicati alla famiglia.
    Sì, ma stiamo parlando della maternità, ovvero un periodo particolare. Una donna incinta e un neonato di pochi mesi hanno delle esigenze molto particolari, non si possono fare discorsi di "qualità del tempo" in questo caso. Stesso discorso (in misura minore) bambini molto piccoli.

    Poi stavamo anche parlando di malattie e altri imprevisti: dai 6-7 anni i i bambini iniziano già ad avere un certo grado di autosufficienza e risorse sociali che li rendono meno difficoltosi da gestire, ma comunque se si ammalano o succedono cose impreviste hanno bisogno di cure.

    Ah, e riguardo l'ultima frase: io e il mio ragazzo lavoriamo tutti e due full-time (fino alle 6 di sera) e non guadagnamo neanche lontanamente abbastanza da toglierci degli sfizi "senza troppi problemi"... E non abbiamo figli.

  11. #20
    Malato dell'ultima parola Hulk
    Uomo 41 anni
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    Quote Originariamente inviata da Masquerade Visualizza il messaggio
    Anche quella dell'insegnante in alcuni casi è considerata a rischio. Ho un'amica che è andata praticamente subito in maternità perché a quanto pare a contatto con i bambini c'è il rischio di contrarre malattie contagiose. Son cascata dal pero quando l'ho saputo. Però in effetti una logica c'è. Forse è la stessa in ospedale?
    più che rischio c'è la certezza.

    pensa che un bimbo che stava all'asilo con mio figlio ha portato a casa la varicella e suo padre (aveva difese immunitarie basse) è morto. è successo proprio una settimana fa..

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