La bocciatura arriva, ed è senza appello. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico accusa l’Italia di spendere troppo poco per l’Istruzione: è penultima - seconda solo alla Slovacchia -, con un misero 4,5% del proprio prodotto interno lordo dedicato alla scuola. La media è del 5,7% del Pil: e ai primi posti della classifica si piazzano Islanda, Stati Uniti e Danimarca. L’Italia è inoltre ultima in classifica, per la percentuale di spesa pubblica destinata alla scuola, il 9% (rispetto a una media del 13,3), seguita da vicino da Giappone e Repubblica ceca.
Troppe ore sui banchi e rendimento scarso
L’Ocse rivela anche che gli studenti italiani sono “inchiodati” sui banchi di scuola per ore e ore ma con poco o scarso rendimento. Le ore di scuola, in Italia e in media, sono 8mila: la media dei Paesi Ocse è di 6777. Solo Israele ha un numero di ore superiore al nostro. Eppure il rendimento degli alunni italiani non è tra i più elevati con scarsi risultati in materie come matematica, scienze e nella comprensione dei testi.
Pochi soldi per la ricerca. e per gli insegnanti
La spesa dell’Italia - sottoinea l’Ocse - resta focalizzata sulla scuola dell’obbligo: al contrario per le università e le attività di ricerca la spesa è di soli 8600 dollari contro i 13mila dell’intera area. Pochi soldi soprattutto agli insegnati che restano tra i peggio pagati di tutta l’area: un maestro di scuola elementare inizia con 26mila dollari la sua carriera per arrivare al top della carriera a 38mila contro una media Ocse di 51mila dollari. Per quanto riguarda il professore di liceo a fine carriera arriva a 44mila dollari contro i 55 mila dei suoi colleghi di altri Paesi.
“Bisogna investire nell’istruzione”
Eppure, spiega l’OCse, gli investimenti nella scuola sono necessari, tanto più in un momento di crisi. “Con la recessione mondiale che continua a pesare sui livelli occupazionali, l’istruzione rappresenta un investimento per rispondere ai cambiamenti dal punto di vista tecnologico e demografico che stanno ridisegnando i mercati del lavoro”, ha detto presentando il rapporto Ocse Angel Gurrìa, il segretario generale dell’Organizzazione con sede a Parigi.
Gelmini: “Un rapporto che conferma la necessità delle riforme”
“I risultati dell’indagine Ocse confermano le nostre valutazioni sul sistema scolastico e la necessità di proseguire sulla strada delle riforme”: così il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, commenta i dati dell’Ocse. Che, a suo parere, dimostrano “che la qualità dell’istruzione non è affatto legata al numero di ore passate tra i banchi”: “Per migliorare la qualità dell’istruzione inoltre è indispensabile che la retribuzione dei docenti sia basata sul merito e non esclusivamente sull’anzianità di servizio, come rilevato dall’Ocse. Non è accettabile che un insegnante raggiunga il massimo dello stipendio solo dopo i 35 anni di lavoro”.
Scuola, l’Ocse boccia l’Italia “Penultimi nella spesa destinata all’istruzione” - City
che schifo !