(18/10/2004) A Brescia inizia oggi un processo contro quattro maestre, tre bidelli e tre sacerdoti accusati di pedofilia
Questa è una brutta storia. Di quelle storie che non vorremo sentire mai, di quelle storie che vorremmo vedere raccontate solo al cinema. Questa storia è la storia di una provincia italiana, della ricca Padania, che diventa teatro di un incubo. A Brescia inizia oggi, lunedì 18 ottobre, il processo contro quattro maestre, tre bidelli e tre sacerdoti accusati di pedofilia. Le vittime innocenti e inconsapevoli sono 21 bambini, ma al processo saranno solo in 9, dai 3 ai 5 anni.
Le maestre, di 50 e 52 anni, sono accusate di aver fatto da intermediare tra uomini depravati e i bambini lasciati a loro in custodia dai genitori.
La vicenda viene a galla dai racconti dei bambini fatti ai genitori ed immediatamente dopo alle autorità giudiziarie con l’ausilio degli psicologi. I piccoli sarebbero stati portati fuori dalla scuola dalle due maestre, con la scusa di un’uscita di divertimento, e trasferiti in altri luoghi chiusi dove ad attenderli ci sarebbero stati ignoti adulti con vestiti carnevaleschi pronti non a giocare, ma per ben altre molestie fisiche e sessuali.
La drammaticità che appesantisce ancor di più gli avvenimenti è che a Brescia si sta per concludere un altro processo di pedofilia. Processo che vedeva protagonista ancora una scuola materna. Ed anche in quella scuola insegnavano le due maestre che da oggi sono sotto processo.
I tre sacerdoti, accusati di atti di pedofilia, durante la messa del 14 luglio 2004, avevano reso pubblico il loro inserimento nel registro degli indagati. Trascinando così in un "di qua o di là" tutta la cittadinanza, . I tre prelati avevano strappato un applauso contro la magistratura, dichiarando che non ci stavano ad essere ricordati come dei preti pedofili.
La Curia, capitanata da Don Neva, difende a spada tratta i suoi preti. In primo luogo respingendo le dimissioni presentate dai tre, e in secondo luogo fomentando una crociata contro un malfunzionamento delle indagini.
In tutto questo le famiglie vivono un tragico momento. I loro piccoli bambini costretti a terapie psicoanalitiche, ma anche alla mostruosità di dover rivivere quei momenti in sede processuale.
E non ultimo il problema di avere gli occhi di tutto il paese addosso. Paese spaccato in due, tra chi non crede che tutto questo possa essere accaduto realmente, e chi non sa cosa pensare.