Cosentino ha aiutato la camorra.
La procura di Napoli ha chiuso le indagini sul coordinatore campano del Pdl, ex sottosegretario all’Economia, accusato di concorso esterno in associazione camorristica.
Sostegno elettorale ricevuto a più riprese dal clan dei casalesi, e ricambiato “con continuità e stabilità“. La procura di Napoli ha chiuso le indagini sul coordinatore campano del Pdl, Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia, accusato di concorso esterno in associazione camorristica: nell’avviso notificato all’esponente politico, i pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci riassumono le accuse raccolte durante l’inchiesta, che porteranno con ogni probabilità a una richiesta di rinvio a giudizio.
RICICLAVA I SOLDI DELLA CAMORRA - Consigliere provinciale a Caserta, poi consigliere regionale, deputato per Forza Italia nel 1996 e confermato nelle quattro tornate successive: in tutte queste occasioni, secondo i pm, Cosentino avrebbe potuto contare sull’aiuto del clan di Gomorra. In cambio, avrebbe “garantito il permanere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa, pubbliche amministrazioni ed enti a partecipazione pubblica“, impegnandosi anche per “contribuire al riciclaggio delle provviste finanziarie dei casalesi“. Varie attività di impresa create o co-gestite da Cosentino sarebbero servite per il riciclaggio dei capitali sporchi ma anche per “massicce assunzioni e conferimento di incarichi“, in modo da consolidare “la posizione dominante sua e del gruppo mafioso“.
I RIFIUTI TRA I SUOI AFFARI - Uno specifico capitolo dell’accusa è dedicato al ciclo dei rifiuti. Cosentino, scrivono i pm, voleva “realizzarne uno alternativo” a quello legittimamente gestito dal sistema Fibe – Fisia Italimpianti - boicottando le società affidatarie, al fine di egemonizzare l’intera gestione del relativo ciclo economico e comunque creare un’illecita autonomia gestionale a livello provinciale, controllando direttamente le discariche, luogo di smaltimento ultimo dei rifiuti, ed attivandosi nel progettare la costruzione e gestione di un termovalorizzatore, strumentalizzando le attività del commissariato di governo per l’emergenza rifiuti all’uopo necessario”. Cosentino avrebbe favorito “il perpetuarsi delle dinamiche economico – criminali”, ad esempio “condizionando le attività ispettive della commissione di accesso per lo scioglimento del Comune di Mondragone per infiltrazione mafiosa e le procedure prefettizie dirette al rilascio delle certificazioni antimafia, come nel caso della procedura riguardante l’Eco4 spa (l’azienda dei fratelli Orsi attiva nel settore dei rifiuti, ndr) e relative risoluzioni finali, condotte decisive per la tenuta e lo sviluppo del programma“.
RINVIO A GIUDIZIO - Per il complesso di queste accuse la procura di Napoli aveva chiesto l’autorizzazione all’arresto di Cosentino, poi negata dalla Camera. Il parlamentare, assistito dagli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, ha ora 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogato, presentare memorie o produrre documentazione difensiva, prima che i pm possano chiedere il suo rinvio a giudizio. Ma l’avvocato Montone guarda già oltre questa fase: “Finalmente avremo un giudice e un processo“. “Avevamo chiesto più volte un interrogatorio ai pm, anche prima dell’emissione dell’ordinanza, ma non ci avevano mai convocato. Ora ritengo che non reitereremo la richiesta ma interloquiremo direttamente con il giudice. Finalmente avremo accesso alle carte e potremo difenderci, com’è nostro diritto“.
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