Indennità a moglie boss: polemiche
Avellino, padre fu ucciso per vendetta
Suo padre, incensurato, venne ucciso dai clan. Per questo la figlia riceve un vitalizio di 1.300 euro al mese e un indennità anti-camorra di oltre 200mila. Ma scoppiano le polemiche: la donna, infatti, è sposata con un boss di Quindici, in provincia di Avellino, attulmente in carcere. Protestano i componenti dell'Associazione nazionale familiari vittime di mafia.
La notizia è riportata dal quotidiano "Il Mattino". "Vorremmo invitare l'attuale esecutivo a porre innanzi al Parlamento la questione sull'inopportunità di concedere l'indennizzo ed il vitalizio spettanti alle vittime del terrosismo e della criminalità organizzata, alla famiglia della moglie di un presunto boss del clan Graziano di Quindici", affermano in una nota i componenti dell'Associazione nazionale familiari vittime di mafia per voce del presidente Sonia Alfano.
"La signora - dice Alfano - è figlia di un incensurato ucciso a seguito di una vendetta trasversale ed è per questo che lo Stato ha deciso, a suo tempo, di concederle i benefici spettanti ai familiari delle vittime della mafia, ma essendo in seguito divenuta la moglie di un presunto boss riteniamo necessario, non solo in caso di condanna definitiva del marito ma anche nel caso in cui la sentenza dei giudici evidenzi punti di contatto con ambienti camorristici, ridiscutere sull'opportunità di concederle gli indennizzi in base alla legge 22 del novembre 2007".
Il caso della famiglia Graziano non è il primo in Italia. Già ad altre famiglie vengono concessi i benefici spettanti ai familiari delle vittime di mafia "pur essendo rinomatamente vicine ad ambienti mafiosi. Chiediamo - prosegue la Alfano - che si apra una seria discussione sul problema al fine di risolvere definitivamente la questione cosi che casi di questo tipo non danneggino la credibilità dello Stato e non offendano la memoria di chi per la lotta alla mafia ha dato la vita".
Pronta la reazione anche di Giovanna Maggi Chelli, dell'Associazione familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili: "Le ingiustizie continuano, sono stati riconosciuti vitalizi a parenti di noti camorristi, mentre alle vittime della strage di via dei Georgofili non sono ancora state riconosciute le invalidità che danno diritto al vitalizio, invalidità sancite dal Tribunale di Firenze. Mentre denunciamo ancora una volta la disparità gravissima fra vittime e carnefici - prosegue - attendiamo con impazienza il via a quella legge che dovrebbe rendere sicura l'applicazione del '41 bis' ai mafiosi, come annunciato dal ministro della Giustizia".