Erano ESEMPI.
La teoria Marxista è considerata legata alla prassi in quanto considera la storia immanente ai processi socio economici. E' questo il punto di tutto il discorso che s'era precedentemente scolto. Poi quello che dici tu è vero a livello reale ed attuale, ma non a livello utopico.
Lo capiamo che il comunismo è un'utopia, una volta per tutte?
“Bene, Bene, molto bene..... vedo che avete perfettamente in pugno la situazione” è la frase entusiasta che Mussolini rivolge al Direttore delle miniere di Montevecchio Filippo Minghetti durante la visita alle miniere del 14 Maggio del 1942 nella quale inaugurò l'Albergo per operai e impiegati “Francesco Sartori”.
E' una frase riportata dal fotografo Pizzetti di Iglesias che ci ha lasciato un patrimonio fotografico, riguardante le miniere, di grande valore.
Dobbiamo a lui se possiamo commentare la frase compiaciuta di Mussolini che, ovviamente, elogiava la capacità del Direttore Minghetti di “tenere in pugno” gli operai. E' questa la “situazione” a cui alludeva.
E gli operai lo erano davvero sotto controllo della Società mineraria e non solo a Montevecchio. Il fascismo con la violenza fiaccò prima ed eliminò poi le organizzazioni operaie costringendole alla clandestinità. I minatori per poter lavorare dovevano iscriversi al sindacato fascista che faceva parte, come le altre federazioni corporative, dello Stato fascista.
Alla classe operaia nessuna autonomia, nessuna possibilità né di organizzarsi né di pensare di farlo. Il controllo sulla classe operaia fu totale sul posto di lavoro e fuori. Per questo nacque l'Opera Nazionale del Dopolavoro: gli operai non dovevano pensare ad altro che a produrre e nel “tempo libero” ad attività non politiche contrastanti il regime ma solo attività che ne garantissero la “vita coreografica”.
Venivano programmati quei saggi ginnici, quei campionati, in questo caso provinciali, delle varie discipline sportive che permettevano di costruire manifestazioni e parate di regime. I vari gerarchi con in testa il Direttore della miniera Minghetti, scrupolosamente in camicia nera, aprivano la parata delle varie organizzazioni fasciste che inquadravano anche “militarmente” gli uomini e le donne rispetto all'età.
Sfilavano anche gli operai e i minatori con la “candela a carburo” appesa al fianco e con il gonfalone del Dopolavoro di Montevecchio intitolato a “Dalmazio Birago” medaglia d'oro al valor militare perchè mandato a morire nel novembre 1935 in una guerra “imperialista di Abissinia” inutile e tragica.
Il 9 Maggio 1937 venne firmato il primo contratto collettivo nazionale di Lavoro per l'Industria Mineraria, pubblicato sul bollettino ufficiale del Ministero delle Corporazioni, tra la Federazione Fascista degli Esercenti le Industrie estrattive rappresentata dal suo Presidente Guido Donegani e la Federazione Fascista Lavoratori delle Industria Estrattive rappresentata dal suo Commissario Angelo Tarchi.
Per la prima volta il lavoro delle miniere veniva apparentemente regolamentato. Infatti le regole contenute in alcune norme del contratto di lavoro venivano “cassate” dalle norme immediatamente successive che prevedevano deroghe che esoneravano le Società Minerarie dalla loro applicazione. Così l'orario settimanale di 40 ore previsto all'art.6 primo comma del contratto di lavoro venne “cassato” dal comma successivo che recitava “Restano ferme le eccezioni e le deroghe previste dalle disposizioni legislative sulla limitazione dell'orario di lavoro e sulla istituzione del Sabato Fascista........”
Ma il fascismo era l'incarnazione dell'idea stessa dell'inquadramento gerarchico e militaresco della società. L'idea veniva ancor più osservata sul posto di lavoro. Pertanto l'indisciplina era mancanza grave da punire con diverse misure sino al licenziamento. L'art. 34 del contratto di lavoro, sotto il titolo Gerarchia, così si esprimeva “ Gli operai, tanto nei rapporti di lavoro quanto in ogni altra circostanza ad esso attinente, dipendono dai rispettivi capi secondo l'ordine gerarchico. Essi devono conservare rapporti di deferenza e di subordinazione verso i superiori, di urbanità e di cameratismo verso i colleghi e dipendenti”.
Per quegli operai che non osservassero l'art. 34 c'era il licenziamento previsto dall'art. 41, sotto il titolo “Licenziamento per mancanze” che recitava testualmente: “Saranno licenziati dalla Direzione, con immediata cessazione del lavoro e della paga e senza indennità, gli operai colpevoli di:
a) Insubordinazione ai superiori.
b)......
Il contratto di lavoro del 1937 prevedeva, inoltre, all'art. 29 un “Deposito Cauzionale” che l'operaio doveva versare alla Società mineraria “..... mediante sei ritenute quindicinali, corrispondente a sei giorni di paga, a garanzia degli obblighi dell'operaio verso l'Azienda secondo il contratto di lavoro.”
C'è da ritenere che quel deposito diventò ben presto una “decurtazione” della paga autorizzata contrattualmente.
Il contratto prevedeva la fornitura gratuita degli indumenti di lavoro ai minatori, art. 24 titolo “Indumenti”, che però dovevano essere restituiti a fine giornata.
La concezione dell'interclassismo corporativo era alla base dello Stato fascista. Le organizzazioni sindacali fasciste applicavano questa concezione organizzando gli industriali e gli operai nel superamento velleitario dell'inconciliabilità degli interessi degli uni e degli altri e risolvendola non con la lotta di classe ma con il totale asservimento e controllo della classe operaia.
La condizione operaia durante il fascismo
Toh, un link a caso su Google, eh.