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Ecco Joaquim, l'«Obama» di Russia

  1. #1
    HPf2280
    Utente bannato

    Predefinito Ecco Joaquim, l'«Obama» di Russia

    MILANO - La stampa occidentale l'ha salutato come l'Obama russo e lui ha promesso che se sarà eletto «lavorerà come un negro» per il bene della sua città. Joaquim Crima, trentasettenne originario della Guinea Bissau che da circa 20 anni vive nell'ex Paese sovietico, è il primo candidato di colore della storia che si presenta a un'elezione in Russia: parteciperà alle prossime consultazioni elettorali di ottobre per diventare sindaco di Srednyaya Akhtuba, piccola cittadina nella regione di Volvograd. Sebbene le candidature non siano ancora state ufficializzate, Joaquim ha già stampato e affisso manifesti in strada in cui annuncia la sua iniziativa e offre ai suoi concittadini un sogno di cambiamento.
    RAZZISMO E CAMBIAMENTO - Nonostante sia laureato in scienze biochimiche, Joaquim vende angurie nelle strade di Srednyaya Akhtuba. Più di dieci anni fa ha conosciuto una donna di origini armene con la quale si è sposato e da cui ha avuto un figlio che oggi ha 9 anni. Per essere accettato nella società russa ha anche cambiato nome e nella sua città d'adozione da anni ormai tutti lo conoscono come «Vassili Ivanovitch». Tuttavia non rinnega le sue origini e anzi, punta sulla sua «diversità» per diventare primo cittadino. A differenza dei tanti africani che vivono in Russia, Joaquim è perfettamente integrato e raramente ha subito episodi di razzismo. Nelle grandi città come Mosca invece molti africani sono costretti a lavorare sempre in gruppo e chi prende la metropolitana di notte rischia grosso. Bande di estrema destra hanno più volte massacrato di botte gruppi di africani e nella città di Voronezh, dove esiste un folto numero di immigrati di colore, sono avvenuti negli ultimi anni numerosi episodi di razzismo e diversi cittadini africani sono stati anche ammazzati. Joaquim crede che sia arrivato anche per la Russia il momento di cambiare: «Quando sono arrivato qui la prima volta, anche per me è stato difficile. Le persone attraversavano la strada quando mi vedevano. I bambini m’indicavano e si mettevano a ridere».
    IL MITO DI OBAMA - Joaquim ammira molto Barack Obama e intende seguire la strada da lui indicata: «Non posso paragonarmi certo a Obama, ma so che posso cambiare le cose, anzi il cambiamento è un dovere». Secondo Joaquim,che oggi ha un regolare passaporto russo, l'elezione di un presidente nero in America fa parte di un processo globale e presto tutto ciò dovrà arrivare anche in Russia. «Nella mia città ci sono molti problemi, perciò ho deciso di candidarmi a sindaco» dichiara Joaquim all'Independent di Londra. «La costituzione permette a ogni cittadino di partecipare alle elezioni, qualsiasi sia il colore della sua pelle». Molti dirigenti politici locali sostengono che Joaquim non ha alcuna possibilità di diventare sindaco, ma diversi cittadini ci credono e lo appoggiano: «Siamo stanchi dei soliti volti - dichiara Alexei Fedotov al quotidiano locale Izvestia -. Non hanno fatto niente per noi. Lasciamo che Vasily sia eletto; egli lavora duro ed ha una coscienza troppo grande per rubare o far del male alla gente».

    LA NUOVA PATRIA - Non mancano le persone che hanno invitato il candidato di colore a ripensarci: «Alcuni concittadini mi hanno chiesto di ritirare la candidatura. Gli ho risposto che siamo in democrazia e che sarà il popolo a decidere». L'ottimismo di Joaquim è contagioso e il candidato sindaco riesce a scherzare anche sul razzismo dei russi che continuano a chiamare «negri» le persone di colore: «Non penso che la parola negro sia un insulto. Se è il termine usato dai russi per indicare le persone di colore, che lo usino. Bisogna essere sempre fieri delle proprie origini». Infine il candidato di colore dichiara che se sarà sconfitto, non ci resterà male e che continuerà a vivere tranquillamente nel suo paesino in Russia: «Ho visto in tv cose terribili che accadono in Guinea Bissau e vorrei tornare per vedere cosa sta succedendo nel mio paese. Tuttavia la mia casa ora è qui in Russia. La mia vita e mio figlio sono qui. Io mi sento russo».

    Ecco Joaquim, l'«Obama» di Russia - Corriere della Sera




  2. #2
    Lux Aeterna
    Utente bannato

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    ora c'è la moda dei negri al governo...

  3. #3
    Scrivano Lucien
    Uomo 40 anni da Imperia
    Iscrizione: 10/10/2008
    Messaggi: 2,441
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    Quote Originariamente inviata da Lux Aeterna Visualizza il messaggio
    ora c'è la moda dei negri al governo...
    Meglio avere al governo una pelle nera che una camicia nera U.U

  4. #4
    Lux Aeterna
    Utente bannato

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    e che c'entra? ora chi non condivide la politica di obama è fascista?
    che poi non è manco detto che non la condivida...

  5. #5
    Scrivano Lucien
    Uomo 40 anni da Imperia
    Iscrizione: 10/10/2008
    Messaggi: 2,441
    Piaciuto: 655 volte

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    Era una battuta
    Macché Obama di Russia e Obama di Svervegia... questo poveretto si candida sindaco e probabilmente non verrà neppure eletto. Non si tratta di moda dei negri (detto così sembra che la cosa dia schifo) ma di giornalisti che gonfiano a dismisura i fatti.
    Resta il fatto che si sapeva già che la Russia ha dei grossi problemi con l'estrema destra e che quindi un'elezione del genere, anche se non conterà nulla, sarebbe comunque un piccolo segnale positivo.

  6. #6
    Lux Aeterna
    Utente bannato

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    l'uscita sui negri era volutamente esagerata...è che dopo l'elezione di obama ci scommetterei che dovunque si candidi un ne(g)ro,sai quanti elettori di sinistra se lo voterebbero subito senza manco leggere il suo programma? è la dimostrazione che il razzismo,inteso come differenza razziale,non è per niente debellato. solo,al contrario...

  7. #7
    Anakin Skywalker
    Utente bannato

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    Anakin Skywalker sta iniziando ad adorare Lux Aeterna

  8. #8
    FdT-dipendente Mefis94
    Uomo 37 anni da Trento
    Iscrizione: 10/4/2009
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    Meglio avere al governo una pelle nera che una camicia nera U.U
    pessima battuta

  9. #9
    HPf2280
    Utente bannato

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    Era una battuta
    Macché Obama di Russia e Obama di Svervegia... questo poveretto si candida sindaco e probabilmente non verrà neppure eletto. Non si tratta di moda dei negri (detto così sembra che la cosa dia schifo) ma di giornalisti che gonfiano a dismisura i fatti.
    Resta il fatto che si sapeva già che la Russia ha dei grossi problemi con l'estrema destra e che quindi un'elezione del genere, anche se non conterà nulla, sarebbe comunque un piccolo segnale positivo.

    Venerdì 17 giugno si è conclusa la visita di una settimana in Russia dell’inviato speciale dell’ONU per l’inchiesta sul razzismo, Doudou Diène.
    L’esito dell’inchiesta è preoccupante: la criminalità contro gli stranieri è aumentata in Russia del 33% dall’inizio dell’anno.
    Il senegalese Diène ha dichiarato, in una conferenza stampa a Mosca, che la lotta alla discriminazione razziale in Russia non può più prescindere dall’istituzione di un’autorità nazionale per la lotta al razzismo.
    Il 4 maggio 2006 Amnesty International ha pubblicato un rapporto sulla Russia dal titolo Russian Federation. Violent racism out of control, in cui sono enumerati molti esempi che riguardano aggressioni a stranieri di poliziotti e gravi crimini commessi da skinhead, giudicati e puniti dai tribunali russi alla stregua di fenomeni di hooliganismo.
    “Some Russian authority are turning a blind eye”, ha commentato Kate Allen, la direttrice di Amnesty International UK, che considera la violenza contro gli stranieri in Russia ormai “out of control”.
    Ad essere attaccati non solo studenti e immigrati di origine africana e del Sud-Est asiatico, sono vittime dei pestaggi e delle violenze degli skinhead anche le minoranze etniche, le comunità Rom, gli ebrei, gli attivisti per la tutela dei diritti umani e addirittura i cittadini della Federazione che provengono dagli stati del Caucaso settentrionale.
    A Mosca e a Pietroburgo le aggressioni sono all’ordine del giorno.
    In occasione delle partite di calcio gli immigrati africani sanno che non è prudente uscire di casa, soprattutto se la squadra locale ha perso e, a segnare per gli avversari, magari è stato un giocatore di origine africana: a causa della sconfitta gli estremisti di destra si scagliano con rabbia contro qualsiasi straniero che non abbia la pelle bianca.
    Durante i festeggiamenti della Pasqua ortodossa, il 20 aprile di quest’anno, anniversario della nascita di Adolf Hitler, è stata annunciata una vera e propria caccia all’uomo a Mosca e nessuno straniero è uscito di casa per paura di venir malmenati, se non addirittura uccisi.
    Spesso gli attacchi sono mortali, come quello del 2004 a Pietroburgo in cui è stata uccisa davanti ai suoi familiari Khursheda Sultonov, una bambina di nove anni di etnia tajik, pugnalata ferocemente al petto, al ventre e alle braccia da una banda di minorenni.
    Nel marzo scorso otto ragazzi, autori dell’omicidio di Khursheda, sono stati condannati, in relazione al reato commesso, solo per hooliganismo. Yusuf, padre di Khursheda, si è ha dichiarato, in un’intervista con la CCN, affranto e costernato per la sentenza emessa dal tribunale.
    Sempre nel 2004 a Pietroburgo un’altra vittima, Vu Anh Tuan, uno studente di 20 anni di nazionalità vietnamita, è stato assaltato e pugnalato a morte da una banda di diciotto skinhead all’uscita della metropolitana.
    Nel febbraio 2004 Amaru Antoniu Lima, uno studente di medicina della Guinea-Bissau, è stato accoltellato a Voronezh, nella Russia meridionale.
    Nel marzo 2004 Abdul Wase Abdul Karim, un Afgano di 28 anni di etnia tajik sfuggito alle persecuzioni dei Talebani, è stato picchiato a morte fuori alla metropolitana di Mosca da una banda armata di spranghe.
    Quattro efferati crimini che si aggiungono a una lista di 300 aggressioni nel 2004 registrate dall’Ufficio per i diritti umani con sede a Mosca.
    Una parte dei crimini non viene neanche denunciata dalle vittime per paura di ritorsioni e a causa della negligenza e superficialità con cui tali casi sono trattati nei commissariati e nei tribunali russi.
    Gli attivisti delle ONG che cercano di convincere le vittime a denunciare le aggressioni sono stati, a loro volta, più volte minacciati, come ad esempio Dmitry Krayukhin, a capo del gruppo per la difesa dei diritti umani United Europe, con sede a Orel, nella Russia centrale.
    Nel giugno 2004 Nikolai Girenko, un esperto di conflitti etnici e razziali ed estremismi di destra, è stato ucciso a Pietroburgo da un colpo di pistola nel pianerottolo davanti alla porta di casa sua.
    Senza un adeguata campagna di sensibilizzazione da parte delle autorità governative la discriminazione razziale in Russia sarà presto una vera e propria piaga sociale.
    Non è sufficiente che il presidente Vladimir Putin abbia ammesso il problema, è necessario agire in fretta per fermare la spirale di odio e di violenza nelle metropoli russe.
    Dal 15 al 17 luglio si svolgerà a Pietroburgo il G8 e la Russia detiene attualmente la presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.
    Gli attivisti delle ONG sono decisi a manifestare davanti ai partecipanti del G8, se sarà necessario.
    Secondo un’inchiesta del novembre 2004 il 60% dei Russi sono xenofobi.
    Il politologo Timur Musajev, direttore del Centro “Politica nazionale”, sostiene che il razzismo e l’antisemitismo trovano subdolamente spazio e consensi anche nella satira televisiva.
    I gruppi di estrema destra riconoscono come “guida spirituale” Alexandr Ivanov Sukharevsky, leader dell’NNP, Partito nazionalpopolare.
    Da 10.000 estremisti di destra del 2002 si è passati a ben 500.000 nel 2004.
    Tra i gruppi ricordiamo l’ “Unione slava”, l’“Unità nazionale russa”, il “Movimento contro l’immigrazione clandestina”, lo “Schultz 88” e la “Ronda bianca”.
    Eppure non c’è stata nazione durante la Seconda Guerra mondiale che abbia lottato contro il nazionalsocialismo allora come l’Unione sovietica.
    I Russi associano la parola “pobeda”, vittoria, inequivocabilmente al trionfo sul nazismo.
    Per Yuri Filippov, commentatore politico dell’agenzia Ria Novosti, il fenomeno dilagante del razzismo in Russia è una conseguenza delle politiche liberali del governo che, se da una parte hanno permesso l’apertura della società russa, dall’altra non sono state in grado di portare nella società russa tolleranza, un dialogo pacifico e il costruttivo confronto con l’alterità.
    Molto ha a che vedere con la dissoluzione dell’Unione sovietica.
    Quando l’entusiasmo iniziale per la il crollo del regime ha lasciato spazio alla disillusione per l’economia di mercato, che porta con sé inevitabilmente fenomeni quali la disoccupazione, la recessione, l’inflazione, la stagnazione e la stagflazione, gli estremismi hanno avuto terreno fertile per attecchire in una società, repressa per lungo tempo, in cui non era possibile neanche pensare di dare sfogo a qualsivoglia impulso irrazionale.

    Il fenomeno del razzismo, latente durante tutti gli anni del regime, è esploso improvvisamente come reazione impulsiva e irrazionale all’immigrazione, alla crisi economica e alla guerra in Cecenia.
    In questo contesto le ideologie dell’estrema destra acquistano un fascino messianico che attrae i giovani.

    Secondo Boris Kagarlitsky, direttore dell’Istituto di studi sulla globalizzazione di Mosca, alla Russia sono mancati dopo il 1991, un momento di riflessione e l’esperienza degli anni ’60, a differenza della Germania federale, dove la società ha maturato, dopo la sconfitta del nazionalsocialismo, un lungo processo di catarsi grazie alla Mitschuld.
    Per Kagarlitsky la società russa contemporanea si sente umiliata, offesa e ignorata a livello internazionale, perciò si è sviluppata una sorta di vittimismo intorno alla dissoluzione del 1991.
    L’estremismo di destra attecchisce facilmente con dei presupposti del genere; è come un virus che si insinua in un organismo indebolito.
    Secondo un’indagine della Fondazione “Opinione e Società” il 12% della popolazione russa simpatizza con il fascismo.
    Per l’Obshchjestvjennaja Palata, la Camera civile, un nuovo organismo consultivo del governo russo inaugurato ai primi di febbraio, il 53% della popolazione concorda con lo slogan nazionalista “La Russia ai Russi!”.
    Lo scorso aprile si è svolta a Pietroburgo una marcia di protesta in memoria di Lamzar Samba, studente senegalese e attivista per i diritti degli Africani in Russia, ucciso il 7 aprile in pieno giorno da un colpo di fucile.
    Sullo striscione con cui gli studenti africani hanno sfilato si leggeva: “Piter – Kladbishe dlja inostrancev”, Pietroburgo - cimitero per gli stranieri.
    Nel 2006 gli episodi di violenza si sono ripetuti con preoccupante regolarità.
    A gennaio Aleksandr Koptsev, uno skinhead di vent’anni, ha fatto irruzione in una sinagoga di Mosca e ha ferito otto persone con un coltello da caccia.
    A Pietroburgo una serie di crimini si è succeduta dall’inizio dell’anno.
    A febbraio un uomo del Mali è stato accoltellato; il 24 marzo un uomo del Ghana è stato picchiato a morte nella metropolitana; il giorno seguente, il 25 marzo, Liana Sisoko, una bambina di nove anni di madre russa e padre del Mali, è stata picchiata brutalmente e ferita al viso e al collo con un coltello da due giovani.
    Per i giovani africani oggi studiare in Russia è una tradizione che risale ai tempi del regime sovietico, quando i governi dei paesi africani inviavano la futura classe dirigente a formarsi in Unione sovietica.
    Molti africani che hanno compiuto i loro studi tra gli anni ’70 e ’80 in Unione sovietica ricordano quegli anni come un’esperienza positiva. Adesso nessuno dei laureati rimane dopo gli studi a causa dell’ostilità della gente.
    La diffidenza della gente nei confronti delle comunità Rom è invece il risultato di pregiudizi radicati nella società russa.
    Gli ultimi casi di intolleranza razziale nei confronti dei Rom sono stati pubblicati nel dicembre 2005 in un rapporto del Sova, acronimo per Centro di ricerca sulla xenofobia e i crimini razziali.
    Gli accampamenti Rom di Rakhia, nella regione di Lenigrado, sono stati attaccati nell’agosto 2005; quelli di Iskitim, nella regione di Novossibirsk, sono stati assaltati e incendiati a più riprese nel mese di febbraio, aprile e novembre 2005. Una bambina è morta a causa dell’incendio divampato tra le baracche.
    Un’altra categoria a rischio sono i cittadini della Federazione dai tratti somatici asiatici, considerati coloro che vengono dalla “Rossiskaia glubinka”, la provincia lontana.
    La guerra civile in Cecenia e l’immagine che il governo russo diffonde attraverso i media dei Ceceni hanno contribuito a far nascere tra i Russi un sentimento di intolleranza nei confronti dei cittadini della Federazione di origine “non slava”.
    I giovani in Russia contestano la visione di un mondo multiculturale e multirazziale, perché considerano questi valori come appartenenti a un passato comunista che esaltava l’homo sovieticus, o nuovo uomo sovietico, come uomo che riconosceva l’uguaglianza tra le razze.



    La nuova generazione di Russi vuole rinnegare tale visione del mondo solo perché appartiene a un passato con cui non è stato possibile fino ad oggi confrontarsi.


    InStoria - Il nuovo razzismo in Russia

  10. #10
    Tyler Durden
    Uomo 37 anni
    Iscrizione: 6/10/2007
    Messaggi: 16,094
    Piaciuto: 523 volte

    Predefinito

    Quote Originariamente inviata da Lux Aeterna Visualizza il messaggio
    ora c'è la moda dei negri al governo...
    complimenti per il lessico.. hai studiato a Yale immagino -.-

    aaah dimenticavo.. bentornato sup

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