Referendum e dintorni stanno diventando il vero test politico per maggioranza e opposizione. Dopo l'annuncio di Silvio Berlusconi (voterò sì), Umberto Bossi è sceso in campo in prima persona per avvertire che la Lega sta "lavorando ad una legge elettorale da approvare in Parlamento con chi ci sta", e ha affidato a Calderoli e Maroni il delicato compito. Il 'senatur' ha ribadito il suo no alle urne e ha strizzato l'occhio ad un impegno comune con il Pd per migliorare le norme elettorali invitando i democratici a cambiare rotta sul referendum: "Ma come fa la sinistra a votare sì? Berlusconi potrebbe vincere le elezioni per sempre".
Roberto Calderoli ha dato manforte al suo capo contro il leader del Pdl:"le controffensive sono già pronte", ma la Lega dice di non credere che il premier voglia davvero incassare il sì e usare il premio di maggioranza per annientare il senatur. "Non gli conviene - dice il ministro - andare ad elezioni anticipate perché nella maggioranza saremmo travolti tutti, ci sarebbe una rivolta". Anche Calderoli lancia un monito all'avversario Dario Franceschini avvertendolo che appoggiando il referendum sta diventando il "complice" potenziale del piano berlusconiano: "il suo è masochismo puro, una cosa da trattamento sanitario obbligatorio". Se nel centrodestra i quesiti già mettono zizzania, anche in casa democratica è ben tangibile qualche malumore per la scelta del segretario ritenuta un po' avventata. Giorgio Merlo chiede chiarezza perché "il sì ai quesiti referendari non può trasformarsi in un potere assoluto di Berlusconi".
Anche Enrico Letta è uscito alla scoperta:"Se il premier confermerà che non vuole cambiare la legge elettorale dopo un'eventuale vittoria del sì, allora dovremo rivedere la nostra posizione". Ma il dubbio dell'ex sottosegretario è stato presto dissipato dalle parole di Fabrizio Cicchitto:"E' destituita di fondamento la pretesa del centrosinistra di cambiare ulteriormente in Parlamento la legge elettorale se ci fosse la maggioranza dei sì, perché questo sarebbe il sogno di una notte di mezza estate". Oppure il sogno di mezza legislatura dello stesso premier? Dopo il via libera per necessità di Antonio di Pietro ai quesiti referendari, l'Idv conferma con Leoluca Orlando la sua linea:"é un grimaldello contro il 'porcellum' che è una pessima legge elettorale.
Dopo il referendum il Parlamento deve intervenire per introdurre le preferenze e rendere effettivo il principio della rappresentanza popolare". Sul Fronte opposto il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone è con il suo leader:"il successo del sì porterebbe alla semplificazione del quadro politico e all'inizio di una Terza Repubblica più vicina ai cittadini". Con l'avvicinarsi del 21 giugno, data di apertura delle urne referendarie, le polemiche rischiano di infiammarsi. I pompieri sono già in azione. Ignazio La russa, coordinatore del Pdl chiede a tutti di "parlare di norme elettorali solo dopo le europee per non fare confusione". Italo Bocchino invita a non creare tensioni nella maggioranza. Per il ministro dell'attuazione del programma Gianfranco Rotondi il Pdl non deve "cadere nel trabocchetto di chi vuole farlo litigare con la Lega".