Sardegna, il giorno della scelta: la sfida di Soru alla destra
di Maria Zegarelli Dopo un giorno di silenzio domenica e lunedì (fino alle 15) la Sardegna va al voto. Cinque i candidati a contendersi la poltrona della presidenza, ma due i veri sfidanti: Renato Soru, presidente uscente, appoggiato da sei liste di centrosinistra, e Ugo Cappellacci, Pdl, assessore al Bilancio del capoluogo isolano, attorno al quale si sono formate altrettante liste. Sarà proprio Cagliari, secondo gli osservatori politici a determinare il risultato finale. Importante sarà anche il ruolo del voto disgiunto: gli indipendentisti di Gavino Sale, candidato presidente per l’Irs, ne faranno largo uso anche se il rischio è di non raggiungere il 3% necessario per ottenere un consigliere nel parlamento regionale. A questo si aggiunge la spaccatura avvenuta nel Ps’daz, il partito d’azione sarda, confluito nel centrodestra, che ha provocato la scissione dei Rosso Mori, nella coalizione di centrosinistra.
Ma la sorpresa potrebbe arrivare anche da destra: lontano da Cagliari Cappellacci è praticamente sconosciuto, ad An poi, ma anche ad una fetta di Fi, non ha fatto piacere il diktat di Arcore che ha imposto il figlio del commercialista del premier. Nessuno lo dice apertamente ma la vera preoccupazione è che in parecchi votino proprio Soru. In corsa solitaria i socialisti, con Peppino Balia e Gianfranco Sollai, il Bossi sardo. Superfavorito Renato Soru, nervosismi nel centrodestra e diversi rancori pronti a esplodere in caso di sconfitta: il Pdl locale, infatti, avrebbe voluto il sindaco della cittadina Emilio Floris, buon pacchetto voti assicurato, ma troppo in là con l’età per il premier. Mal digerita anche la scritta "Silvio Berlusconi presidente", sulla scheda elettorale, come, ovviamente, la sovraesposizione mediatica del "sardo d’adozione".
Di segno opposto la scelta di Renato Soru: in questi 45 giorni di campagna elettorale ha puntato sul porta a porta, 8800 chilometri macinati su e giù per la Sardegna, pochi incontri con i leader nazionali, chiusura finale in solitaria alla Fiera. Persino Francesco Cossiga è convinto che vinca lui perché «parla al cuore dei sardi». A Seneghe è andato oltre: ha parlato in Limba, per tutto il comizio. Orgoglio di appartenenza alla propria storia, alla propria terra e una grande riservatezza: i tratti caratteriali isolani hanno davvero poco in comune con l’esuberanza brianzola che ha caratterizzato la performance pidiellina. E basta leggere la stampa locale per rendersene conto. Non sospettabile di vicinanze a sinistra, racconta di come Cappellacci abbia dovuto parlare sulle note di "Meno male che Silvio c’è". L’Unione sarda, stretti legami con il premier scrive: «Il leader sardo del centrodestra snocciola perfino il suo piano della Sardegna». Ma l’impegno silenzioso di queste ore, il passa parola tra amici e conoscenti, è tutto per gli indecisi.
Soru ha inviato una lettera proprio a loro, comprando spazi su tutti i quotidiani locali, il giorno prima della chiusura, invitandoli a chiedere direttamente ai tanti testimoni, studenti, famiglie, disabili, giovani che hanno comprato la prima casa, cosa ha fatto il governo regionale in questi anni. Intanto da tutta Europa sono arrivati 10 pullman di migranti e moltissimi si sono organizzati autonomamente per avallare l’elezione di Soru, che oggi sarà Sanluri (dove è nato e dove vota) con la famiglia e domani tornerà a Cagliari nel suo quartier generale in piazza del Carmine. Gli intellettuali e gli artisti si sono schierati compatti con il presidente uscente: Gail Cochrane, art advisor torinese, in poche ore ha raccolto oltre cento adesioni – tra cui Marcello Fois, Antonio Marras, Flavio Soriga, Oliviero Toscani e Salvatore Settis.
Un risultato sicuro questa campagna elettorale l’ha già portato in casa Pd: ha rimesso insieme i pezzi di un partito che era spaccato in due come una mela. È stato questo il motivo dell’arrivo sull’isola dei leader, da Veltroni, a D’Alema, a Fioroni, Fassino, Bersani: chiamare all’unità in vista del voto di oggi e domani. Il regista, Achille Passoni, uomo di poche parole ma di grande pragmatismo, ieri era di buon umore.
15 febbraio 2009
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