Originariamente inviata da
The House Killer
Come ti costruisco una notizia che non c’è. E intanto ne copro altre ben più pericolose per lo status quo. Il manuale Capezzone.
Esplode il caso “
Antonio Di Pietro insulta Napolitano”. Oggi è su tutti i giornali, ieri i tg riportavano le fibrillazioni delle istituzioni. Tutto l’arco costituzionale ha stigmatizzato le parole del Tonino nazionale. Perfino qualcuno del suo partito ha traballato davanti all’offensiva mediatica. Abbiamo visto di peggio, direte. Vero, verissimo. Però c’è un dettaglio. Un nonnulla. Uno spiffero che rischia di far crollare il castello di titoloni, lanci di agenzia, servizi e dichiarazioni in libertà.
Il problema è che Di Pietro non ha attaccato Napolitano.
Andiamo a vedere esattamente quello che ha detto ieri a Piazza Farnese Di Pietro: "
Signor Presidente, ancora una volta ci stanno facendo lo scherzo di Piazza Navona. Io penso che in una civile piazza dei cittadini italiani abbiano il diritto manifestare. Si può non essere d’accordo su quel che abbiamo fatto e stiamo facendo... Ma è un nostro diritto, garantito dalla Costituzione, poter dire che ciò che fanno determinate persone non ci convince? E possiamo permetterci, signor Presidente della Repubblica, di accogliere in questa piazza anche qualcuno di noi che non è d’accordo su alcuni suoi silenzi? (applausi e fischi) Possiamo permetterci o no? O siamo degli eversivi? Siamo dei cittadini normali che ci permettiamo di dire a lei, signor Presidente della Repubblica, che dovrebbe essere l’arbitro, che a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzi, lo possiamo dire o no? Noi la rispettiamo, noi abbiamo un senso delle istituzioni, noi vogliamo essere tranquilli". Poi ha proseguito per un minuto sui silenzi dei media e ha pronunciato le seguenti parole: “Perché non c’è possibilità di manifestare, senza bastoni, senza nulla? Stiamo semplicemente dicendo che non siamo d’accordo sul fatto che si lasci passare il lodo Alfano, non siamo d’accordo sul fatto che si criminalizzano le persone che fanno il loro dovere, non siamo d’accordo sull’oblio che le istituzioni hanno sui familiari delle vittime (...) Lo possiamo dire o no? Rispettosamente. Ma il rispetto è una cosa, il silenzio un altro. Il silenzio uccide, il silenzio è mafioso, il silenzio è un comportamento mafioso”.
Notare, che Di Pietro aveva cambiato interlocutore. E che nel periodo precedente, quello dedicato a Napolitano, non avesse attaccato il Presidente della Repubblica quanto qualche solerte funzionario di Polizia (pare che sia intervenuto addirittura il questore di Roma in persona a dare l’ordine) che aveva fatto rimuovere uno striscione di un gruppo di sostenitori di Grillo che riportava la frase “Napolitano dorme, il popolo insorge”.
Come è evidente dalla trascrizione letterale dei brani dell’intervento incriminati dall’intero panorama dei media nazionali,
il caso di fatto non esiste. Eppure è l’apertura di praticamente tutti i media nazionali.
A confezionare il pacchetto a Di Pietro chi è stato? Repubblica, nonostante si sia allineata al coro, una mezza ammissione, un barlume sui retroscena dell’operazione, li fornisce. Leggiamo a pagina 7: “
Pochi istanti bastano a Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia, che come si sa vive la sua vita collegato al telpress giornalistico per domandare scandalizzato: silenzio mafioso del Quirinale? Da qui la pioggia di riprovazioni".
Che Capezzone fosse un abile confezionatore di “versioni probabili”, e un ottimo ufficio stampa, lo avevamo capito da tempo. Qui, però, ha battuto se stesso. Tecnica e tempismo. Capezzone sa che sono fondamentali. Era necessario, per come stava andando il movimento del flusso di informazioni mediatiche della giornata, distogliere l’attenzione.
Soprattutto quando stanno circolando in rete le prime agenzie relative alla manifestazione, le accuse di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso nel 1992,
e soprattutto per far scivolare “nelle pagine interne” (distogliere l’attenzione) la vera notizia della giornata, ovvero l’accordo fra Gianni Letta e Walter Veltroni sullo scambio legge elettorale per le europee con sbarramento al 4%
in cambio di “una corsia preferenziale” per i ddl del governo (riforma della giustizia, intercettazioni e cda Rai).
Tanto di cappello a Capezzone. Obiettivo raggiunto.
http://www.agoravox.it