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L'università

  1. #21
    BlackHole
    Ospite

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    Anche a studio aperto hanno fatto un servizio strumentalizzatore:
    Il fatto dei 24 docenti per 17 studenti non sussiste perchè non si è fatta un'indagine accurata sul numero effettivo di studenti: si dovrebbero contare neoiscritti, iscritti agli anni successivi, iscritti alla specialistica e i fuori corso...17 sono un po pochini no??
    Per me i paraocchi ce li ha chi crede a queste cretinate fatte ad hoc per fini strumentalizzatori, mentre con i tagli previsti e l'apertura verso le fondazioni logoreranno ancora di piu il sistema universitario.


  2. #22
    Sempre più FdT
    Uomo 56 anni da Firenze
    Iscrizione: 20/6/2008
    Messaggi: 2,500
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    se sono cretinate querelino il giornale alloratornando alla scuola, essa ha certamente molti problemi, soprattutto quello di non avvicinare gli studenti al lavoro che poi dovranno svolgere, o comunque al mondo del lavoro in generale. e poi c'è anche il problema degli aspiranti professori, che se uno non conosce nessuno, o non è figlio di qualcuno, non ha speranza di entrarci

  3. #23
    BlackHole
    Ospite

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    Quote Originariamente inviata da toscanissimo Visualizza il messaggio
    se sono cretinate querelino il giornale alloratornando alla scuola, essa ha certamente molti problemi, soprattutto quello di non avvicinare gli studenti al lavoro che poi dovranno svolgere, o comunque al mondo del lavoro in generale. e poi c'è anche il problema degli aspiranti professori, che se uno non conosce nessuno, o non è figlio di qualcuno, non ha speranza di entrarci
    Questi sono problemi che sono indubbiamente sotto gli occhi degli addetti ai lavori, quello che è intollerabile è il sensazionalismo che si sta facendo. Purtroppo le querele se le possono solo permettere politici, ricattatori e criminali in questo paese.

  4. #24
    Dio Il Lupo
    38 anni
    Iscrizione: 15/5/2006
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    Ecco, stamattina ho letto un bell'articolo.

    Fonte, Repubblica.

    Milano, la lezione di piazza Duomo
    dove l'Onda reinventa la protesta
    di CURZIO MALTESE




    MILANO - Nei capannelli di piazza del Duomo da sempre si dà appuntamento il luogo comune reazionario delle maggioranze silenziose milanesi. Nel mezzo degli anni Settanta, nella bufera delle lotte operaie e studentesche, qui lo slogan vincente era "ma andate a lavorare, barboni!". Figurarsi oggi, in fondo a un trentennio asfaltato da Craxi, Bossi e Berlusconi.

    Ieri mattina, mentre i capannelli di anziani discutevano se aveva più ragione il Feltri a scrivere che la polizia doveva "manganellare gli studenti nelle parti molli", oppure il Cossiga a volerli "mandare tutti all'ospedale, senza pietà", si sono presentati i ragazzi dell'Onda milanese con i banchetti per tenere le lezioni in piazza. La prima, bellissima, del professor Roberto Escobar, filosofo della politica e raffinato recensore della pagina culturale del Sole 24 Ore, sul tema attualissimo: "Paure e controllo sociale". I capannelli si sono ritratti schifati. "Occhio, sono quelli là, i balordi del Leoncavallo".

    Il Leoncavallo era un famoso centro sociale degli anni Settanta, rimasto da allora un mito più per la destra che per la sinistra. Nessuno ha trovato ancora il coraggio di comunicare ai pensionati di piazza del Duomo, ai consiglieri di An in giunta, a Berlusconi stesso e alle redazioni di Libero e Giornale che purtroppo il Leoncavallo, sentina di tutti i mali, covo di comunisti drogati, non esiste più da anni. L'hanno deportato a Greco ed è ridotto a un locale di reduci. I ventenni di oggi semmai si trovano al centro sociale Il Cantiere, in via Monterosa, o in quelli della Bicocca. Comunque Roberto Escobar non ha proprio l'aria dell'agitatore rosso, in più non parla in professorese e ha un bel senso dell'umorismo, quindi alla fine qualche benpensante si è staccato dal gruppo, con passo timido, verso l'adunata di sovversivi.



    C'è un'astuzia da guerriglieri mediatici degli studenti milanesi, pochi e accerchiati nella roccaforte del Cavaliere, che meriterebbe di essere studiata dall'opposizione, dalla sinistra. Se a Milano la sinistra non si fosse estinta da tempo. "Saremo imprevedibili", avevano promesso e hanno mantenuto. Il rapporto di studenti mobilitati, rispetto a Roma, è di uno a dieci. Per non parlare dei professori "fiancheggiatori", quatto gatti. Eppure riescono a far parlare di sé ogni giorno.

    Si dividono pezzi di città sulle cartine, come l'altro giorno per il blocco del traffico, e danno l'impressione così di essere moltissimi. Nell'aula della Statale che fu il tempio dei liderini sessantottini, da Capanna a Cafiero, specialisti nel discettare sulle prospettive planetarie del capitalismo, assisto a un collettivo sul tema della comunicazione. Discorsi ruvidi ma affascinanti. Del tipo: "Occupazioni, slogan, cortei, tutta roba che puzza di vecchio. Dobbiamo inventarci ogni giorno una cazzata buona per i notiziari, fare come lui. Il Berlusca quando deve distrarre l'attenzione dal taglio del tempo pieno che fa? Scatena il dibattito sul grembiulino". E quindi vai con le trovate. Un giorno la lezione in piazza sfidando i capannelli, un altro il sit-in coi libri sulle linee del tram, un altro ancora i messaggi in bottiglia da distribuire ai passanti, poi la festa aperta a tutti ("un momento ludico ci vuole"). "Qualcuno ha un'altra idea?". Sembra una riunione creativa di pubblicitari.

    Marco prende la parola: "Bisogna trovare il modo di non farsi criminalizzare. Di non farsi fottere come i lavoratori dell'Alitalia o i fannulloni dell'impiego pubblico o gli immigrati delinquenti. Se ci trovano un'etichetta, tipo che siamo comunisti o non vogliamo studiare, ce l'abbiamo nel c...". Per ora, in qualche modo, ce l'hanno fatta a sfuggire all'iscrizione nelle liste nere del nuovo maccartismo. A svicolare dalla caccia alle streghe che concentra ogni volta la rabbia di tanti contro una micro categoria in genere di poveri cristi.

    Hanno vent'anni, non sanno nulla del '68, poca roba del '77, non s'interessano di politica e neanche all'antipolitica. Non è un trucco per non passare "da comunisti". Soltanto negli ultimi dodici anni, dal '96 al 2008, l'astensionismo al voto dei ventenni è raddoppiato, dal 9 al 18 per cento. Ma sono nati e cresciuti in pieno berlusconismo, nel cuore dell'impero, e hanno sviluppato gli anticorpi giusti. Oltre a una vera ossessione per la comunicazione. "È anche esperienza di vita", chiarisce Luca, 21 anni, Scienze Politiche "Per arrangiarci in fondo che facciamo? Lavoriamo al call center, facciamo i baristi, le consegne, qualcuno lavoricchia in pubblicità. Insomma tutto il giorno a contatto con il pubblico, la gente normale".

    "E la prima regola per comunicare i contenuti di una lotta è non farsi etichettare dalla politica. Non saremo mai l'esercito di nessun partito", aggiunge una bella ragazza alta e mora, dal piglio lideristico. Età? 22 anni. Nome? Carlotta Cossutta. Parente? "Nipote". Una rivendicazione di autonomia politica dalla nipote dell'Armando Cossutta, il boss del Pci milanese, l'uomo di Mosca, il rifondatore del comunismo, fa un certo effetto. "Intendiamoci, ciascuno ha le sue idee. Ma qui si tratta di comunicare la sostanza. Oggi per esempio siamo qui a discutere del perché sui media ha avuto tanto spazio il piccolo scontro con la polizia dell'altro giorno e non gli argomenti contro la legge". Carlotta guida un gruppo di guerriglieri mediatici che ogni mattina fa monitoraggio su stampa, radio e tv, analizza, studia come "fare notizia".

    Alcuni dimostrano un vero talento. La protesta a Scienze Politiche nasce per esempio da una rivista, Acido Politico, la migliore rivista universitaria di questi anni, creata, diretta e scritta quasi per intero fino all'anno scorso da uno studente, Leo. Per esteso il nome è Leonard Berberi, albanese, nato a Durazzo, arrivato in Italia a dieci anni, senza parlare una parola d'italiano. Nessuno l'ha messo in una classe differenziata, si è diplomato e laureato col massimo dei voti ed è arrivato primo al test di ammissione del master di giornalismo della Statale. Nel movimento milanese sono molti i figli di immigrati e moltissimi gli studenti del Sud. Alla ministra Gelmini, che lamenta l'eccesso d'insegnanti meridionali al Nord, bisognerà un giorno comunicare la percentuale di studenti meridionali nella più prestigiosa università milanese, la Bocconi: 45 per cento.

    Il marketing del movimento milanese in ogni caso funziona e l'Onda comincia a ingrossarsi. Dal mondo dei docenti arriva solidarietà. Il preside di Scienze Politiche, Daniele Checchi, per primo ha proclamato un giorno di blocco didattico in appoggio alla protesta. La preside di Psicologia alla Bicocca, Laura D'Odorico, ha aderito con entusiasmo: "Era ora che gli atenei si svegliassero dalla rassegnazione decennale a tagli brutali fatti passare come riforme".

    Lo stesso rettore della Statale, Enrico Decleva, finora assai tiepido, se n'è uscito a sorpresa con un'intervista a Radio Popolare in cui ha ammesso: "Con questi ultimi tagli la Statale non potrà chiudere il bilancio del 2010". Non è neppure vero che l'Onda milanese non faccia politica, almeno nelle alleanze. A cominciare dalla più classica, cioè sfruttare le divisioni nel campo nemico.

    A Milano, in Lombardia, nelle università il vero potere e il vero consenso non è neppure berlusconiano: si chiama Comunione e Liberazione. Ovvero Formigoni. Ovvero uno che da mesi è impegnato, da destra, nel fare opposizione a qualsiasi iniziativa del governo. Non sarà un caso se uno dei Formigoni boys, Francesco Cacchioli detto "Bencio", responsabile della lista ciellina a Scienze Politiche, che incontro per i corridoi della Statale, dice: "Questa roba qui non è una riforma, è una completa idiozia, una serie di colpi di mannaia senza dietro alcun disegno politico. Noi cattolici finora abbiamo contestato certi modi, i picchetti, i cortei, roba di sinistra. Ma diciamo la verità, nella sostanza non è che abbiano proprio torto".
    (25 ottobre 2008)

  5. #25
    Eurasia
    Ospite

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    Vivo la situazione citata dall'articolo postato da lupo, è tutto vero. Questo decreto è riuscito a unire per la prima volta tutte le file ideologiche della mia università, non è cosa da poco.
    Il Preside della mia università, Scienze Politiche di Milano, ha proclamato il blocco dell' attività didattica giorno 29 ottobre, ma non è stato scritto il motivo. In accordo con il consiglio di facoltà è stata organizzata la giornata dell' "Università aperta". In pratica verranno tenute in università delle lezioni dai professori in materia di riforma scolastica, federalismo e quantaltro dalle nove di mattina fino alle sette di sera, aperte a tutti e non solo agli studenti. E' un modo come un altro per dire che tutte le componenti universitarie ci sono, con la massima solidarietà reciproca e una voglia di trasmettere qualcosa ai propri studenti che vada oltre contestazioni al vento o manifestazioni irresponsabili alla stazione dei treni.

  6. #26
    Sedobren Gocce
    Ospite

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    grande Escobar... la morosa me ne parla sempre XD

    nonostante abbia studiato a Como, in parte m sento vicino alla Statale di Milano... anche perché in parte il mio cuore è in via Venezian

    concordo con le parole di Eurasia... queste cose hanno senso... fare lezione che abbiano grande impatto anche e soprattutto sui non addetti ai lavori... manifestare serio e giustificato... non cagnara fuori da Cadorna o cheneso...

    venerdì 24 ero a Milano per acquistare un libro e son rimasto 1po' ad ascoltare cultura giapponese XD ma soprattutto i discorsi fatti dai ragazzi in pzza Duomo... il clima era acceso certamente ma nessuno era lì per combinare danni anzi... era tutto ben fatto... corteo ordinato, compatto, non dispersivo...

    sarebbe bello s facesse qualcosa del genere anche a Como... oltre ad occupare il Giovio...

  7. #27
    obo
    .
    35 anni
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    Messaggi: 35,505
    Piaciuto: 122 volte

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    sapete cosa dice il caro Feltri su Libero delle lezioni all'aperto?

    che non sono lezioni di protesta, ma sono i veri alunni che non vogliono manifestare che, visto le aule chiuse, si ritrovano in questi posti.

    cioè vabbè che libero non è un giornale, ma chi lo legge riceve quest'informazione distortissima

  8. #28
    BlackHole
    Ospite

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    Quote Originariamente inviata da obo Visualizza il messaggio
    sapete cosa dice il caro Feltri su Libero delle lezioni all'aperto?

    che non sono lezioni di protesta, ma sono i veri alunni che non vogliono manifestare che, visto le aule chiuse, si ritrovano in questi posti.

    cioè vabbè che libero non è un giornale, ma chi lo legge riceve quest'informazione distortissima
    Il fatto è che questi giornali ci prendono per fessi che non sanno manco leggere...Non siamo in grado di intendere e di volere sulle loro leggi

  9. #29
    colibrì
    Utente cancellato

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    trovo giusto tenere aperti corsi se c'è uno studente solo magari cercando di risparmiare il più possibile le forse lavoro usando professori già presenti nell'ateneo.

    Credo sia giusto perchè, per esperienza personale, questi corsi con poche persone sono corsi altamente specializzanti e molto richiesti nel mondo.
    Io sono laureata in biotecnologie farmaceutiche, eravamo 4 nella mia specializzazione e già dopo la triennale ho avuto moltissime richieste di lavoro, anche dall'estero.

    Ho notato che in televisione si faceva l'elenco di questi corsi con pochi studenti...beh, erano tutte specializzzioni mediche di grande richiesta sia nel panorama italiana che internazionale. Non vorrei essere costretta a leggere per l'ennesima volta, tra un paio di mesi, che ancano figure specializzate nel campo medico e che siamo costretti a prenderle dall'estero.
    Se si tagliassero questi corsi e questi indirizzi di studio per me si perderebbe una grande risorsa di qualità, e rimarrebbero solo le solite facoltà di economia, giurisprudenza e simili che fanno praticamente tutti.... qua a Modena anche per moda o per non andare a lavorare.

  10. #30
    Mai più senza FdT lakeofire
    Uomo 39 anni
    Iscrizione: 11/9/2007
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    Piaciuto: 66 volte

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    Quote Originariamente inviata da obo Visualizza il messaggio
    sapete cosa dice il caro Feltri su Libero delle lezioni all'aperto?

    che non sono lezioni di protesta, ma sono i veri alunni che non vogliono manifestare che, visto le aule chiuse, si ritrovano in questi posti.

    cioè vabbè che libero non è un giornale, ma chi lo legge riceve quest'informazione distortissima
    Puoi postare l'articolo per cortesia?
    Libero è un signor giornale. Molte molte brucia per ciò che dice.

    Quote Originariamente inviata da BlackHole Visualizza il messaggio
    Il fatto è che questi giornali ci prendono per fessi che non sanno manco leggere...Non siamo in grado di intendere e di volere sulle loro leggi
    Saprai leggre tu -.- Libero è un signor giornale.




    Controprotesta su Facebook: "Voglio studiare"

    ROMA - Su Internet c'é chi protesta contro la protesta nelle università. Sulle pagine di Facebook sono apparsi commenti arrabbiati che denunciano l'impedimento ad esercitare il diritto allo studio. Una contro protesta che - secondo quanto si legge online - approderà questa settimana negli atenei in ordine sparso con volantinaggi e manifestazioni. In pochi giorni gruppi come "Io voglio studiare", "Occupate casa vostra", "Diciamo no al blocco delle lezioni", "Basta con le occupazioni" sono presi d'assalto su facebook da chi non vuole sospendere le lezioni, da chi è preoccupato a non riuscire a laurearsi in tempo e a dover pagare altre tasse. Ecco altri commenti: "E' un mio diritto continuare ad andare a scuola. Non condivido la protesta e non accetto che mi si imponga di non fare lezione"; "gli studenti italiani sono 9 milioni e sole poche migliaia protestano"; "credo sia un sopruso che pochi facinorosi impediscano agli studenti di seguire le lezioni". Ed ancora: "l'Università italiana fa schifo. Chi protesta vuole proteggere l'Università dei baroni". "La cosa più bella e vedere il nullafacente di 30 anni ultrafuoricorso......che protesta....ahahahahaha ma vai a studiare".
    Fonte Ansa.it

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