capisco che ci sia gente di merda in giro.. ma non si può rasentare la follia in questo modo..
la paranoia è una brutta bestia
ma che stronzata
ma un privato puo essere il ensore o il giudice di un altro privato? perchè prima di agire il gestore non ha chiesto pareri all'autorità deputata per la privacy che al limite dava delle linee giuda?
senza stare troppo a spiegare la storia, parecchi anni fa, io ero alle medie, la finanza ritirrò a mio padre tutti i cd e il computer, alla fine ci hanno ridato il computer e dovevano ridarci anche tutti i cd originali e personali che avevamo... tra questi cd c'era un cd fatto da mio padre con su tutte le mie foto di quando ero piccola stile dvd...quel cd non ci è MAI stato restituito...
aveva un valore personale e sentimentale..e dio solo sa a quale finanziere pedofilo sia andato in mano!
non so che centri sta cosa.. ma la ritenevo inerente all'argomento... per quanto mi riguarda trovo assurdo che un papà non possa fotografare i figli per paura che gli altri pensino sia un pedofilo.. mio padre ha la passione per la fotografia.. mi ha fatto miliardi di foto da appena nata sino ad ora.. c'è...
il troppo stroppia.
l'estate neo-proibizionista I diktat transpadani dimostrano impotenza: proibiamo tutto perché non riusciamo a impedire qualcosa
ROMA - Non filmare i figli in piscina! A Trento ti prendono per un pedofilo. Non darti appuntamento con gli amici in un giardino pubblico la sera! A Novara ti considerano un malintenzionato. Non berti una birra all'aperto! A Brescia passi per un ubriacone. Non fumare nei parchi-giochi! A Verona dicono che non sta bene. Non fare il bagno a Sorrento e non raccogliere cozze a Napoli! In Campania il mare di oggi è infido come le strade di ieri. Non avvicinarti alla caletta più bella dell'Asinara! Solo le vacche possono passeggiarci e lasciare enormi souvenir. Non denudarti nelle spiagge dei nudisti! A Ravenna, sul Garda e sull'Adda, come a Palazzo Chigi, ritengono che un capezzolo possa provocare turbamenti (evidentemente, non guardano la Tv). E' l'estate del divieto a go-go. Tutto ciò che si vorrebbe fare costa caro, e il resto è vietato. Non tutti i divieti, ovviamente, sono uguali. Ce ne sono d'inquietanti (Trento), d'impotenti (Novara) e di anacronistici (Ravenna). Alcuni sono segni di disperazione (Brescia); altri contengono una dose di buon senso (Verona). Non c'è dubbio comunque che l'autorità italiana — irrisa dall'inosservanza delle regole — abbia trovato, nella proibizione, una consolazione. Anzi, una ragion d'essere. Veto ergo sum. Cominciamo da Trento. In quella bella e civilissima città se inquadri con la videocamera o il telefonino una vasca piena di bambini diventi sospetto. La piscina — spiega Roberto De Carolis, direttore della società che gestisce 92 impianti sportivi — è infatti un «territorio fertile per un certo tipo di reato». Che dire? La preoccupazione è genuina, ma il rimedio è inquietante. Siamo ridotti come gli Usa, dove i bambini nudi — su una spiaggia o in una foto di famiglia — sono tabù da almeno vent'anni. Perdita dell'innocenza o paranoia collettiva? Siamo per la risposta numero due.
A Novara il sindaco Massimo Giordano impedisce di fermarsi in parchi e giardini dopo le 11 di sera, in più di due persone; a Brescia il collega Adriano Paroli vieta il consumo di alcolici sul suolo pubblico (finirà, di nuovo, come in America, la gente berrà direttamente dal sacchetto). I divieti transpadani equivalgono a una confessione d'impotenza: siccome non riusciamo a impedire qualcosa a qualcuno, proibiamo molto a tutti. Sia chiaro: i bivacchi molesti sono un marchio di questa povera estate italiana, e qualcosa va fatto. Ma per punire spacciatori, ubriaconi e piantagrane c'è — ci sarebbe — il codice penale. In Italia, evidentemente, è troppo difficile far rispettare le norme esistenti. Meglio inventarne di nuove, pur sapendo che finiranno come quelle vecchie. Altri divieti sono più tradizionali: sulla salute delle cozze, a Napoli, c'è più letteratura che su Eduardo De Filippo. Il divieto di fumo nei parchi-giochi a Verona, invece, appare ragionevole: non tanto perché i bimbi, all'aperto, siano vittime del fumo passivo; ma perché non è simpatico saltare e correre tra i mozziconi. Per lo stesso motivo, nella tollerante Sydney, hanno vietato il fumo a Bondi Beach. La spiaggia stava diventando un immenso posacenere. Il divieto logico è tuttavia in minoranza, nell'Italia neo-proibizionista (a parole). Il divieto più buffo è quello di mettersi nudi in luoghi appartati, al mare, al lago o lungo i fiumi. Oggi, siamo certi, neppure Oscar Luigi Scalfaro avrebbe nulla da dire se una dozzina di adulti consenzienti si ritrovassero per dondolare un po' di carne in pubblico. Ma sull'Adda, sul Garda e sull'Adriatico ritengono la cosa assai sconveniente: il senso del pudore cambia, certa gente mai. Un consiglio alle autorità in questione: se vi avanzano agenti in borghese, non sguinzagliateli dietro ai glutei di un vice-preside naturista. Mandateli a Novara o a Brescia dove, oggettivamente, da fare ce n'è.
Beppe Severgnini (corriere della sera )
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il divieto garantisce la sicurezza?
mi sembra esagerato come provvedimento