Sui giornali di ieri c'erano vari tipi di commenti sul discorso di Ratzinger alla Conferenza Episcopale Europea.
il senso del suo discorso credo sia ben spiegato da questo pezzo di articolo:
"La radice di questa apostasia è la paura non solo del cristianesimo, ma di una legge morale condivisa che s'imponga a tutti, credenti e non credenti. Persa nel relativismo, l'Europa dubita che i valori che emergono dalla sua storia siano - come per Benedetto XVI invece sono - «valori universali». Così, non è in grado di difenderli quando sono aggrediti da chi è portatore di altri valori opposti e incompatibili, e reagisce proponendo un «bilanciamento di interessi» o una «ponderazione» che si risolve in continue mediazioni: un «compromesso», che finisce per non difendere il bene comune ma procurare al continente aggredito da altre culture il suo esatto contrario, che il Papa chiama «il male comune». «Il pragmatismo, presentato come equilibrato e realista, in fondo tale non è, proprio perché nega quella dimensione valoriale ed ideale, che è inerente alla natura umana»: parole su cui dovrebbero forse meditare anche i politici nostrani che teorizzano e praticano l'arte del compromesso perfino con i terroristi talebani."
Pur non essendo credente ed avendo criticato la Chiesa in svariate occasioni, trovo che questo discorso sia interpretabile anche in chiave non strettamente religiosa, ed è per questo motivo che mi trova d'accordo. Anch'io infatti, come sa chi mi conosce meglio, penso esista un ristretto insieme di valori assolutamente non negoziabili e non contestualizzabili, al di sopra di culture e religioni, da poter magari integrare in certe parti ma da difendere con forza da contaminazioni che dovessero minarne il contenuto più profondo.
Voi che parere avete in merito?