Intercettazioni, De Lucia e Pontesilli: inaccettabile il privilegio concesso ai membri del clero
È una norma salva preti pedofili, salva Ior, salva Congregazione de Propaganda Fide. Ratzinger gira il mondo battendosi il petto, ma intanto accetta la marchetta della maggioranza sulle intercettazioni...
Roma, 20 maggio 2010
• Dichiarazione di Michele De Lucia, Tesoriere di Radicali Italiani e di Anticlericale.net, e Carlo Pontesilli, Segretario di Anticlericale.net
Mentre gira il mondo battendosi il petto e chiedendo scusa per i crimini commessi dai preti pedofili – lodevole iniziativa, presa tuttavia solo dopo l'esplosione dello scandalo a livello mondiale e dopo avere avuto per decenni un ruolo decisivo nel silenziare il tutto – Papa Benedetto XVI accetta la norma salva preti prevista nel ddl intercettazioni, per la quale, con un ulteriore, inaccettabile privilegio attribuito ai membri del clero, se un pubblico ministero vuole intercettare o indagare un ''uomo di Chiesa'', deve avvisare immediatamente il Vaticano (art. 1, comma 24).
Si tratta dell'ennesima marchetta al Vaticano: in gioco non ci sono solo le indagini sui preti pedofili, ma anche il presunto coinvolgimento dello IOR e della Congregazione de Propaganda Fide (ovvero della Congregazione che governa le Missioni in tutto il mondo, di cui nessuno vuole parlare) nel caso-Anemone. Soprattutto, questo vuol dire compromettere in partenza le indagini su ogni ulteriore vicenda nella quale il Vaticano potrà risultare coinvolto in futuro (come già avvenuto in tutte le pagine più buie della storia del nostro Paese).
Per la cronaca: i giornalisti che oggi (giustamente) gridano allo scandalo per il ddl, sono gli stessi che quando i radicali, con l’on. Maurizio Turco e Anticlericale.net, portarono in Italia per una conferenza stampa Daniel Shea, avvocato delle vittime dei preti pedofili negli Usa (anno 2005), censurarono completamente la notizia.
A futura memoria: i difensori della libertà, quando lo sono a corrente alternata e in modo selettivo, sono in realtà a loro volta difensori di privilegi, come l’Ordine dei giornalisti insegna.
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