C'è una sorta di "spirale del silenzio" nei confronti della
Lega Nord. Non che della Lega non si parli, tutt'altro. Ma se ne parla solo bene. Nessuno si azzarda a criticarla a muso duro. La "spirale del silenzio", espressione coniata negli anni Sessanta dalla politologa tedesca Elisabeth Noelle-Neumann, indica quel timore reverenziale a esprimere critiche nei confronti di qualcuno o qualcosa che "va per la maggiore". È la paura di apparire minoritari e fuori gioco a far scattare un atteggiamento di compiacenza-adeguamento nei confronti di ciò che si ritiene il parere dei più. In questo modo le opinioni dissenzienti ammutoliscono per non essere ostracizzate dal benpensare della maggioranza.
Oggi la Lega gode di una situazione di questo tipo. Dopo i suoi ultimi successi elettorali si è scatenata una corsa ad esaltarne le doti, anche a sinistra: dal modello di partito forte e radicato alla nuova e capace classe dirigente, dalle grandi intuizioni politiche al legame con il territorio, e via di questo passo. Alla Lega si consente tutto perché a criticarla non solo si viene coperti di insulti (e di minacce) ma si viene anche irrisi come quelli che "non hanno capito come va il mondo". Più o meno è lo stesso atteggiamento di sufficienza e di scherno che i post-sessantottini riservavano a chi non credeva nella rivoluzione imminente e nel salvifico libretto rosso di Mao.
Di conseguenza ora un ministro della Repubblica come
Umberto Bossi può impunemente esibirsi in gesti volgari senza che venga chiamato dall'opinione pubblica informata o dalla classe dirigente di questo paese a renderne conto e, come minimo, ad esprimere pubbliche scuse. Ve lo immaginate il ministro di un altro paese europeo immortalato in quel gesto? E se anche accadesse, per quanti nanosecondi potrebbe rimanere in carica? Anche questo, oltre alle ormai consuete buffonate internazionali del nostro premier, ci separa e allontana dall'Occidente (in fondo i nostri migliori amici non sono Putin e Gheddafi?...).
L'assordante fanfara sulle magnifiche sorti e progressive della Lega nasconde però un crescendo di stonature. Già è stato steso un velo misericordioso sui lutti finanziari prodotti dalla Credinord, la banca della Lega fallita miseramente e rilevata da quell'ineffabile personaggio dei "furbetti del quartierino" che risponde al nome di
Gianpiero Fiorani (Popolare di Lodi e AntonVeneta). Eppure Bossi adesso vuole "entrare nelle banche", cioè tornare alla vecchia lottizzazione. E nessuno fiata.
Persino la sicurezza, tema centrale dell'
appeal leghista, mostra qualche crepa. La soluzione miracolista sostenuta a gran voce dal Carroccio era rappresentata dalle ronde. Dopo più di un anno sembra ne abbiano avvistata una a Varazze. Del resto, come era prevedibile, questo tema è scomparso dai telegiornali e dai quotidiani. Ovviamente non perché i reati siano crollati ma semplicemente perché sono occultati. Ilvo Diamanti ha più volte dimostrato il nesso strettissimo tra lo spazio dedicato dai mass media ai crimini e la percezione di insicurezza. Dopo essere stata al centro delle cronache per tutto il periodo del governo Prodi, ora di sicurezza non se ne parla più: Tg1 e Tg5 hanno più che dimezzato lo spazio a queste notizie. E l'opinione pubblica si mostra più tranquilla. Indipendentemente dal numero dei reati.
Altro mito leghista, è la qualità della sua classe dirigente: giovane, onesta, capace, motivata. Sono passati pochi mesi dall'ingresso trionfale in tante amministrazioni locali che già affiorano scandali, malversazioni e corruzione, oltre a pericolosi inquinamenti della malavita organizzata, come svelato dal blitz contro la 'ndrangheta nel luglio scorso. Quisquilie per i dirigenti leghisti, che badano al sodo e, soprattutto, si curano dei padani in erba. Non solo la scuola leghista di Bosina fondata dalla moglie di Bossi e presieduta dall'ex senatore leghista
Dario Galli ha ricevuto quest'anno 800 mila euro di finanziamenti (mentre si tagliano fondi a quelle statali). Ma addirittura le scuole comunali diventano luoghi di indottrinamento politico: ad Adrio è stata inaugurata una scuola pubblica - di tutti - che sembra un campo di rieducazione politica, con simboli del partito impressi ovunque.
Orbene, di fronte alle volgarità, ai fallimenti e all'aggressività illiberale leghista sarebbe tempo di rompere la spirale del silenzio.
Quel silenzio sulla Lega - L'espresso