Originariamente inviata da
nali
Sono una Penelope dal ruolo ribaltato,
che i suoi sogni li tesse nella notte,
ad occhi aperti,
e nel giorno li osserva disfarsi al vento.
Si rincorrono,
si aggrovigliano,
m'imprigionano,
mi legano.
Una Penelope che il suo Ulisse non lo vede ancora.
Non l'ha mai visto.
Senza maschera.
Senza
maschera.
Mai.
Un Ulisse che vede la sua Itaca
come una Morgana.
Una Morgana del deserto.
Una fata.
Morgana.
Nel deserto.
Come nel deserto.
Quando l'aviatore al centro del nulla
e del tutto
vide volare al vento una sciarpa rossa
e dei capelli dorati.
Una sciarpa rossa.
Nel nulla, nel tutto.
Capelli dorati.
Al vento.
Il Piccolo Principe.
Un Piccolo Principe che distrusse i Baobab
per non perdere la sua integrità.
Che con malinconia vide quarantatrè tramonti.
I Tramonti.
Con Malinconia.
Per provare a fermare il tempo e sentirsi un po' più vivo.
Un Piccolo Principe che prima di partire
annaffiò la sua rosa egoista e vanitosa
e non la coprì con la campana di vetro.
- Forse.. voleva sentirsi viva anche lei.
Credeva nella sola forza delle sue poche e fragili spine. -
Spine.
Poche e fragili.
Viva.
Sono un Piccolo Principe.
Che vede il suo pianeta
nel veleno del serpente d'oro e cristallo.
Serpente.
D'oro e cristallo.
Sono una volpe.
Che percepisce un sorriso
tra il suono delle spighe di grano.
Sorriso.
Fra spighe di grano.
Sono un Piccolo Principe.
Sei una Volpe.
Sei un Piccolo Principe.
Sono una Volpe.
Ti cercherò nel vento.
Fra le dune di un deserto in cui mai ho affondato i miei piedi.
Nel telaio.
Fra quei fili che non mi legheranno più.
Ma si districheranno.
Formando una coperta che proteggerà il mio corpo.
E come un Pierrot
ti cercherò sullo scivolo della pancia della Luna.
E come un Pierrot
mi dipingerò una lacrima nera sul volto di cera pallida.
E come un Pierrot
saprò sorridere dei miei giorni.
Delle mie paure.
Delle mie fantasie.
E come un Pierrot
saprò ridere.
Senza fingere.
Senza maschera.
Solo cera.
Senza maschera.
Con le labbra.
Con gli occhi.
Col cuore.
Con le mani.
Saprò ridere...