La notizia è che centinaia di e-mail interne del Centro di ricerche sul clima (Cru) dell’Università dell’East Anglia in Inghilterra sono finite su Internet giovedì notte dopo un attacco di un pirata informatico. Il file è apparso su un sito Ftp (che serve a trasferire documenti informatici) russo e contiene scambi di corrispondenza privata tra scienziati, noti anche al grande pubblico, che da anni studiano il fenomeno dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale.
Un portavoce dell’Università, interpellato dal Foglio, ha confermato l’attacco: “Siamo a conoscenza del fatto che alcune informazioni contenute in un server usato per la ricerca in un’area della nostra università è stato reso disponibile su pubblici siti internet”. Resta da capire se le oltre 1.000 e-mail (le prime risalgono al 1996) e i 3.500 documenti di varia natura siano tutti veri: “Data la mole di queste informazioni – ha proseguito il portavoce – al momento non possiamo confermare che tutto il materiale sia genuino”. Fatto sta che “queste informazioni sono state ottenute e pubblicate senza il nostro permesso e noi abbiamo intrapreso un’azione immediata per rimuovere il server in questione”. Intanto, conclude, “stiamo portando avanti un’indagine interna e abbiamo coinvolto la polizia nell’inchiesta”. In effetti il server russo è stato rimosso dopo poche ore, quando però il materiale aveva già fatto il giro della rete ed era disponibile altrove, oltre che commentato su moltissimi blog. In Italia il primo a dare la notizia – con tutte le dovute cautele – è stato il blog “
Climate Monitor”, tra i più informati e attendibili sull’argomento clima.
Secondo quanto riportato da diversi siti (anche scientifici come
Climate Audit, il blog di Steve McIntyre) nelle e-mail ci sarebbero scambi di informazioni e pareri tra gli studiosi del global warming su come filtrare le informazioni per selezionare cosa far passare al pubblico e cosa no. Il Cru è considerato uno dei centri di ricerca più influenti nello studio del riscaldamento globale dovuto a cause umane, e ha giocato un ruolo chiave nell’ultimo documento dell’Ipcc, il panel intergovernativo delle Nazioni Unite che studia i cambiamenti climatici. Il dubbio che il materiale sia stato sistemato alla bisogna da chi contesta le teorie del global warming di origine antropica è fondato, anche se il falsario deve avere agito in uno spazio di tempo molto piccolo, da quando le e-mail sono diventate pubbliche a quando qualcuno le ha trovate sul Web. Chi se ne intende e ha già dato una lettura alle e-mail dice che in queste si parla anche di versioni di ricostruzione delle temperature del passato non pubblicate in quanto non sufficientemente a sostegno della teoria del global warming antropogenico.
Tra gli allegati ci sarebbe un codice (così riportano i siti internet che sostengono di essersi letti il materiale in questione) che sarebbe il programma usato per costruire il dataset delle temperature medie superficiali i cui dati provengono dalle osservazioni sparse per il mondo (sia terrestri sia superficiali) e, dopo essere stati trattati, ovvero normalizzati in una griglia, corretti in base a molti parametri (tra cui il coefficiente di correzione per le isole di calore, per esempio), vengono mediati su scala spaziale globale e su scala temporale mensile. Il dataset si chiama Hadcrut3 ed è una delle fonti più accreditate nello studio dell’andamento delle temperature: nonostante le tante richieste di molti scienziati, questo codice non era mai stato rilasciato per intero. Se confermata, la cosa potrebbe avere ripercussioni molto grosse: ecco perché i siti dei mezzi di informazione ieri non ne hanno parlato fino a tardo pomeriggio, quando cioè la
Bbc ha riportato la notizia dell’attacco pirata al server dell’Università intervistando un esperto di sicurezza informatica, e il
Guardian è sceso in particolari facendo i nomi di alcuni scienziati coinvolti. Al momento però ancora si cerca di capire se il materiale sia effettivamente tutto vero o non abbia subito interpolazioni.
Poco prima che sul server russo fossero caricati i file, un utente anonimo ha postato su diversi blog “scettici” per avvertirli della presenza dei documenti con queste poche righe (riportate dal
blog di Anthony Watts): “Pensiamo che la scienza che studia il clima sia, nell’attuale situazione, troppo importante per essere tenuta nascosta. Qui pubblichiamo una selezione a caso di corrispondenza, codice e documenti”. A questo punto brandelli di queste lettere sono apparsi su molti siti, e non pochi lettori “scettici” hanno cominciato a fregarsi le mani, mentre i commentatori invitavano alla calma. Fermo restando che chi ha violato il server del Cru ha commesso un reato grave, il mistero si allarga, anche perché l’indagine dell’Università fa presupporre che l’attacco pirata sia potuto avvenire anche grazie a una talpa interna.
Mistero su Internet, un pirata svela i trucchi del global warming - [ Il Foglio.it › La giornata ]