Un infermiere finisce in manette per presunti abusi sessuali su una paziente ricoverata in terapia intensiva. L’uomo è stato arrestato ieri dagli agenti del commissariato di polizia di Taurisano: si tratta di Andrea Vanella, infermiere professionale di 49 anni, originario della Sicilia ma da tempo residente a Tricase.
Stando all’accusa, nell’agosto scorso avrebbe approfittato dello stato di semicoscenza di una donna di 32 anni per praticare atti sessuali senza la sua volontà.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita su disposizione del giudice per le indagini preliminari Maurizio Saso.
A Vanella i poliziotti, coordinati dal sostituto commissario Rosanna Buffo, sono arrivati dopo due mesi di indagini, seguiti alla denuncia presentata dalla donna, che è assistita dall’avvocato Stefano Luna.
Ad agosto la donna, sposata e residente in una località del Capo di Leuca, venne ricoverata nell’ospedale «Cardinale Giovanni Panico» per un’automedicazione sbagliata. In pratica aveva assunto un farmaco anzicché un altro, e per lei si rese necessaria una lavanda gastrica.
Trasportata nel reparto di Rianimazione venne intubata e coadiuvata dai macchinari. La violenza si sarebbe verificata durante la prima notte di degenza. A compierla sarebbe stato l’infermiere di turno, il quale, approfittando dello stato della paziente, l’avrebbe spogliata, palpeggiata e avrebbe compiuto atti di erotismo.
Non solo. Il presunto molestatore, per non far scattare gli allarmi sonori che avrebbero richiamato l’attenzione dei colleghi e dei medici, avrebbe addirittura staccato le apparecchiature elettromedicali che tenevano costantemente monitorata la degente.
L’abuso, così, sarebbe passato inosservato e dunque impunito se non fosse maturata in Andrea Vanella l’idea di «coltivare» quella che solo per lui era una «storia».
Dopo essersi ristabilita, infatti, la 32enne - che di quell’abuso non aveva memoria - si sarebbe ritrovata ad avere a che fare con l’infermiere. L’uomo avrebbe preso a perseguitarla chiamandola al telefono cellulare. Presentatosi con false generalità, avrebbe raccontato particolari della violenza, ammettendo di averla baciata e palpeggiata. Per questo motivo alle accuse di violenza sessuale aggravata, per lui si è aggiunta una denuncia per stalking.
Ad un certo punto, l’infermiere si è fatto avanti, proponendole un incontro. Che dopo essersi consigliata con il proprio avvocato, la donna ha accettato, ma solo per potersi liberare di chi voleva intrufolarsi nella sua vita.
All’appuntamento si è presentata con un miniregistratore, col quale ha praticamente raccolto la confessione dell’infermiere, che è stata poi acclusa alla denuncia.
Dopo quell’incontro, e prim’ancora che l’indagine prendesse il via, il molestatore avrebbe continuato a tempestarla di telefonate, si sarebbe appostato sotto casa della vittima e l’avrebbe anche inseguita in auto, provocando nella donna uno stato d’ansia e di disagio psichico.
Dopo essersi consigliata con l’avvocato Luna, attraverso una lettera, la donna ha segnalato l’accaduto alla Direzione sanitaria dell’ospedale «Panico», che ha provveduto subito ad allontanare l’uomo dal suo posto di lavoro.
Ora Vanella si trova rinchiuso nel carcere leccese di borgo San Nicola, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Fra lunedì e martedì, avrà la possibilità di riferire la sua verità al giudice, che su richiesta della sostituto procuratrice Angela Rotondano, gli ha aperto le porte del carcere.
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