Susanna Fiorini, 49 anni, cambiava i risultati degli esami e li spediva, sbagliati, ai clienti
Tra le ipotesi sul movente, la rappresaglia contro la Asl o per non dover richiamare i pazienti
LIVORNO - Manometteva i referti del Corat di Livorno, il centro di raccolta degli esami oncologici della Asl, e poi li spediva ai pazienti. E' l'accusa per la quale un'infermiera è stata arrestata, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. I referti manomessi sarebbero stati più di 400, 33 pap test e 368 al colon retto, e questo avrebbe provocato ritardi nella diagnosi di 18 casi di tumore al colon.
L'infermiera, Susanna Fiorini, 49 anni, è accusata di lesioni personali aggravate, falsità materiale commessa da dipendente pubblico incaricata di pubblico servizio e abuso d'ufficio. Gli inquirenti temono che i casi di tumore diagnosticato in ritardo possano essere superiori ai 18 già scoperti e per questo la procura ha dato incarico a un medico di svolgere una consulenza tecnica sui referti manomessi.
L'Asl, però, rassicura: "Nei mesi scorsi - ha spiegato il direttore sanitario, Danilo Zuccherelli - abbiamo già contattato tutti i pazienti vittime della manomissione di referti e verificato il loro stato di salute, riavviandoli dentro un corretto percorso assistenziale". L'infermiera, prima spostata di incarico, attualmente in ferie, sarà sospesa dal lavoro.
Le indagini, coordinate dai pm Paola Rizzo e Giuseppe Rizzo e condotte dalla squadra mobile guidata da Marco Staffa, sono scattate a luglio, dopo una denuncia della Asl, e hanno riguardato i test svolti dal 2006 al 5 luglio 2008, relativi al colon retto e alla cervice dell'utero. Secondo gli investigatori, l'infermiera avrebbe falsificato i referti attraverso un articolato lavoro di fotocopiatura, sostituendo e manomettendo gli originali. Poi avrebbe spedito a casa dei pazienti i referti alterati, inserendo nella banca dati del Corat i risultati falsificati.
Ancora poco chiaro, invece, il movente del sabotaggio. Gli inquirenti non escludono che la donna abbia agito per rappresaglia contro l'efficienza del Corat, o che l'abbia fatto per snellire il proprio lavoro e dunque evitare di richiamare quei pazienti sottoposti allo screening per i quali erano necessari ulteriori approfondimenti clinici. La procura ha chiesto e ottenuto l'arresto, temendo la reiterazione del reato (l'infermiera non aveva subito provvedimenti disciplinari; l' Asl ha avviato le procedure dopo il provvedimento dei magistrati) e l'inquinamento delle prove.
Nella perquisizione domiciliare, gli inquirenti, tra l'altro, hanno trovato un ricettario sottratto a un medico che lavora in un altro reparto dell'ospedale. Sono in corso accertamenti per stabilire se l'infermiera abbia redatto anche false ricette.