In alcune zone del mondo (Bangladesh, Pakistan e India)le donne colpevoli di aver rifiutato le attenzioni di uomini che non desideravano, vengono sfregiate con il vetriolo ( acido solforico in alta concentrazione usato nelle batterie dei veicoli a motore), facendo perdere esse ogni tratto somatico umano e avendo così la certezza che nessun uomo potrà mai avere una vita con lei. Il Bangladesh è una nazione flagellata (oltre che dai cronici problemi di sopravvivenza) da un recente fenomeno di violenza: quello delle donne vittime dell’acido solforico. Questo tipo di violenza non è un’antica usanza – esecrabile quanto si vuole – ma che affonda le radici in un certo tipo di cultura (come per es. l’infibulazione). Questo è un fenomeno recentissimo e molto moderno. A donne che hanno cercato di superare i limiti imposti dalla tradizione è stata inflitta una punizione atroce. Per le donne che non osservano le regole, gli uomini possono usare contro di esse terribili strumenti di ritorsione come il vetriolo.Dal primo caso documentato, risalente al 1967, si è passati ai 47 casi del 1996, poi arrivati a 130 nel 1997 e a 200 nell’anno seguente. Nel 2002 ben 485 donne sono state sfigurate dal vetriolo. Il liquido è poco costoso e facilmente acquistabile in qualsiasi bazar. Serve per le batterie delle automobili, ma si vende anche nei villaggi dove non c’è nemmeno un’automobile. Gettato sulla pelle, ne divora istantaneamente il tessuto, procura ferite e abrasioni simili alle ustioni da fuoco. Le donne ne hanno il viso sfigurato per sempre, spesso perdono la vista a uno o a entrambi gli occhi. Il cuoio capelluto se colpito, rimane inerte per sempre. Il volto si riga di cicatrici ipertrofiche e nodose, le ferite causano pesanti danni funzionali, ad esempio a carico dei movimenti facciali e della masticazione. Se gettato sulle gambe, può penetrare fino alle ossa, ustionando le fibre dei muscoli e rendendo inabili le vittime. In alcuni casi, se le cure non sono tempestive ed efficaci, la vittima dell’attacco con l’acido può morire.Un caso per tutti serve a raccontare l’inferno in cui precipitano alcune giovani donne, quelle per le quali – a differenza di molte loro coetanee di altri paesi – è una sfortuna essere avvenenti e piacere a un uomo: Shelina, tredici anni, accecata e sfigurata dall’acido da un ragazzo di diciotto anni al quale lei continuava a dire di no. Una sera quando Shelina era alla fonte con le amiche a prendere l’acqua, lui le ha gettato addosso l’acido. Il ragazzo si è dato alla macchia, non pagherà mai per il suo misfatto e la gente dice che se una donna offende l’orgoglio di un uomo, una punizione se la deve aspettare. Shelina è oggi un fantasma vivente, inguardabile, negata alla vita, innocente.
Attenzione: immagini forti.